Il destino della PlayStation Vita, console portatile di Sony mai troppo amata dai videogamer di tutto il mondo, è affidata alla creatività italiana. La ciambella di salvataggio cui il gigante giapponese ha fatto ricorso a Murasaki Baby, idea nata e sviluppata dalla piccola software house italiana Ovosonico. I dieci dipendenti – tra sviluppatori, grafici e disegnatori – hanno realizzato il progetto in tempi da record, presentando la prima demo nel corso dell'ultima edizione della Gamescom di Colonia. E il pubblico tedesco ha apprezzato non poco, riservando al titolo italiano il riconoscimento come miglior gioco indie dell'anno. Ma cosa è esattamente Murasaki Baby?
Il gioco
Il gameplay di Murasaki Baby può sembrare, a una prima occhiata, piuttosto elementare. Una bimba, un palloncino e un mondo surreale che le scorre alle spalle. L'obiettivo della bimba è di ritrovare sua madre e non perdere mai di vista il palloncino. Il ruolo del giocatore, invece, è quello di accompagnare la protagonista del videogame quasi per mano e aiutarla a superare tutti gli ostacoli che le si pareranno di fronte.
Baby dovrà essere letteralmente presa per mano dal videogamer, che diventerà il vero protagonista del gioco. Starà al giocatore cambiare strategie di gioco in corsa, evitare gli aculei per non far esplodere il palloncino, mutare lo scenario alle spalle di Baby per far sì che cominci a piovere e possa continuare nella sua fuga-ricerca. Attenzione, inoltre, a non far spaventare Baby: il palloncino volerà via nel caso la piccola cominci a piangere e starà al giocatore tentare di recuperarlo e riconsegnarlo alla protagonista del videogame.
L'interazione tra Baby e il giocatore sarà filtrata solo ed esclusivamente dal touchscreen della console Sony: tutti i movimenti della piccola verranno controllati con sapienti tocchi delle dita sullo schermo della PS Vita. Nonostante ciò, il gioco non ne perde. Anzi. Segno che gli sviluppatori di Ovosonico hanno fatto davvero un ottimo lavoro e realizzato un piccolo gioiello artigianale.
Come nasce Murasaki Baby
Massimo Guarini, CEO di Ovosonico e ideatore del gioco, è piuttosto sincero quando parla della nascita di Murasaki Baby. Tutto parte quasi per caso, durante un viaggio in treno. È mentre guarda distrattamente un bimba tenere in mano un palloncino che nasce in lui l'idea di realizzare un gioco del genere. “Ho pensato – si legge in una delle tante interviste rilasciate dallo sviluppatore italiano nel corso del Gamecom – che sarebbe stato davvero bello ed emotivamente potente poter davvero afferrare la sua mano sul touchscreen e accompagnarla in un mondo immaginario. Ed è qui che è venuta l'idea e mi è venuto in mente l'idea di cambiare gli sfondi e che PS Vita sarebbe stata la scelta migliore".
L'immaginazione al potere
A guardare il trailer e le prime immagine di Murasaki Baby – il gioco uscirà solo nelle prossime settimane – si ha uno strano senso di incompiutezza. In tutte le immagini non compare una scritta, non esistono spiegazioni sul da farsi, così come sono completamente assenti i dialoghi tra i vari personaggi del gioco. In molti potrebbero giudicarla una mancanza e una “disattenzione” molto grave, ma Massimo Guarini ammette che si tratta di una scelta ben precisa. Come accadeva nei primi titoli della storia videoludica, dove l'intero gioco si risolveva in qualche pixel e poco più, era il giocatore a dover “costruire” la storia attorno al gioco, facendo lavorare la propria fantasia. Murasaki Baby impone, magari un po' forzatamente, questa scelta al videogamer: sarà suo compito scoprire i testi “nascosti” nel gioco, intendere le parole non dette e interpretarle affinché riesca a ricongiungere Baby con la mamma.
In bianco e nero
Altro aspetto che balza immediatamente agli occhi è la netta separazione tra ciò che accade in primo piano e lo sfondo. Lo sfondo di Murasaki Baby è fatto di colori allo stesso tempo tetri e saturi, che spiccano rispetto ai protagonisti del gioco in bianco e nero.
Un dualismo, se possibile, accentuato dal fatto che l'intero gioco è stato disegnato a mano. Ne risultano lineamenti e contorni imprecisi e grevi, ma che bene si abbinano allo stile onirico, grottesco e surreale del gioco.