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Cosa sono gli in-ear monitor

I monitor in-ear sono delle cuffie utilizzate solitamente dai professionisti della musica durante i concerti. Ecco a cosa servono

monitor in ear

L'attuale mercato dei dispositivi di riproduzione audio dei contenuti digitali si divide, grosso modo, tra speaker di vario tipo (wireless o cablati), cuffie a padiglione e cuffiette "in-ear" (anche queste ultime due cablate o wireless). Il 99% dei prodotti che l'utente medio può comprare online o in negozio di una grande catena di elettronica appartiene ormai a queste tre grandi categorie. In linea di massima gli audiofili preferiscono ancora oggi le cuffie a padiglione, perché isolano l'orecchio dai rumori esterni e hanno altoparlanti interni (i cosiddetti "driver") di dimensioni maggiori. O, in molti casi, hanno più driver incorporati nello stesso padiglione.

Le cuffiette in-ear, invece, sono apprezzate per il loro design pulito ed essenziale (soprattutto dalle Apple AirPods in poi). C'è però un altro tipo di prodotti, che al momento è conosciuto solo da una nicchia per professionisti della musica, che merita di essere preso in considerazione: gli in-ear monitor.

Cosa sono gli in-ear monitor

monitor in ear

Il nome "in-ear monitor" si spiega da solo per un musicista, ma non è così immediato da capire per chi la musica la ascolta ma non la produce: si tratta di monitor da inserire nelle orecchie, esattamente come le cuffiette in-ear. I monitor, per i musicisti, non sono degli schermi ma degli speaker, degli amplificatori che si usano in sala prove o durante i concerti dal vivo per sentire il proprio strumento senza che venga coperto dal volume (e soprattutto dalle frequenze) degli altri strumenti. Praticamente ad ogni concerto live è possibile vedere dei piccoli amplificatori posizionati a terra di fronte ogni musicista. Ed è certamente capitato a tutti, durante i concerti dal vivo, di vedere un musicista che fa segnali con la mano al tecnico del suono che sta dietro il mixer. Quei segnali, quasi sempre, vogliono dire "Alzami il monitor".

Questo perché, oltre al monitor di quel musicista, sullo stesso palco ci sono i monitor anche degli altri musicisti. Il risultato? Il musicista non riesce a sentire il suo strumento. La soluzione a questo problema, in ambito professionale, è arrivata diversi anni fa proprio con i monitor in-ear. Se ogni musicista ha il suo monitor in-ear, infatti, è possibile tenere bassi i volumi di ogni singolo monitor e, come conseguenza, anche il suono ascoltato dal pubblico è migliore. Specialmente se il gruppo si esibisce nei club o in altri spazi non molto grandi.

Perché gli in-ear monitor sono meglio delle cuffiette in-ear

cuffie in ear

Si potrebbe pensare, quindi, che i monitor in-ear e le cuffiette in-ear siano la stessa cosa. Ma non è proprio così. Trattandosi di attrezzatura professionale, infatti, i monitor in-ear sono stati sviluppati negli ultimi anni in una direzione diversa rispetto alle cuffiette in-ear commerciali. Queste ultime, infatti, vengono utilizzate per ascoltare la musica in streaming, per le telefonate e per altri impieghi "a bassa fedeltà". Proprio per questo quasi tutte ormai integrano algoritmi di soppressione del rumore esterno, di potenziamento dei bassi, di esaltazione di alcune frequenze in base al genere musicale impostato.

Tutto ciò non fa altro che "sporcare" l'audio originale, mentre offre l'impressione che il suono sia migliore. In realtà, però, la fedeltà del suono riprodotto dalle cuffiette in-ear non è paragonabile a quello dei monitor in-ear. Questi ultimi, infatti, a volte integrano al loro interno più driver (proprio come le cuffie a padiglione per audiofili) al fine di riprodurre al meglio (traduzione: più fedelmente) ogni singola frequenza della musica.

In-ear monitor: conviene comprarli?

Ci si potrebbe chiedere, quindi, se valga la pena di acquistare un paio di in-ear monitor al posto di un paio di cuffiette in-ear. La risposta è "Ni": dipende da cosa cerchiamo in un dispositivo di riproduzione. Se la nostra priorità è la pulizia del suono, infatti, gli in-ear monitor sono la scelta giusta perché garantiscono una fedeltà del suono originale molto maggiore. Scordiamoci, però, funzionalità tipicamente consumer, magari gestibili via app o tramite comandi vocali. Niente di tutto ciò lo troveremo in un monitor in-ear. La maggior parte di questi prodotti, poi, è cablata e per diventare wireless va collegata ad un trasmettitore wireless professionale, da comprare a parte.

A cura di Cultur-e
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