La storia dell'informatica è fatta di grandi ascese, di aziende nate in un garage che arrivano sulla vetta del mondo e, anche, di storiche battaglie dell'Antitrust statunitense nei confronti di queste aziende, accusate di violazione di posizione dominante. Con l'affermarsi del mercato unico europeo, poi, molte aziende tech americane hanno iniziato ad avere problemi anche con l'Antitrust della UE. Il caso più eclatante è quello è quello di Microsoft che, nella sua storia, a partire dagli Anni '90 si è dovuta difendere sia dalle accuse proventi dalle autorità statunitensi che da quelle europee.
A volte Microsoft è scesa a patti, altre si è opposta fino alla fine. A volte ha vinto, a volte ha perso. Ma quel che conta, alla fine, è ciò che le altre grandi aziende tecnologiche possono imparare dalla lunghissima storia di dispute tra Microsoft e le autorità garanti del mercato. Ecco 5 lezioni che Google, Apple, Amazon e gli altri big di Internet dovrebbero imparare dai casi Antitrust che hanno riguardato Microsoft. In particolare, dallo storico caso Microsoft-Netscape.
La normativa è vecchia, ma ancora valida
Quando Microsoft ha iniziato ad avere problemi con l'Antitrust statunitense, inizialmente ha portato avanti la tesi che la normativa sulla concorrenza dell'epoca fosse troppo vecchia per essere applicata al mercato della tecnologia. Applicare quelle leggi a un fenomeno completamente nuovo, quindi, avrebbe danneggiato lo sviluppo di nuove tecnologie. Questa visione era supportata da un precedente caso: quello dell'Antitrust contro IBM, datato 1969, che alla fine si chiuse con un nulla di fatto nel 1982: l'Antitrust lasciò cadere le accuse. Ma contro Microsoft l'Antitrust, sin dall'inizio, riuscì a dimostrare che l'azienda di Bill Gates si comportava come un monopolista.
Si può turbare il mercato anche senza guadagnarci direttamente
Molto spesso i monopolisti sono accusati di turbare il mercato imponendo prezzi ingiustificatamente alti. Nel caso di Microsoft, però, l'accusa non è stata sempre questa: quando si trovò a fronteggiare l'ascesa di Netscape e del suo browser Navigator, infatti, Microsoft scelse un'altra via per bloccare il concorrente: regalare a tutti Microsoft Internet Explorer, inserendolo gratuitamente all'interno di Windows. Netscape, non poteva fare lo stesso e, di conseguenza, fu spazzata dal mercato nel giro di pochi anni.
Ma l'Antitrust costrinse Microsoft a raggiungere un accordo con il quale concedeva l'accesso alle proprie API alle aziende terze, per cinque anni. La stessa strategia la stanno mettendo in atto, oggi, Google e Facebook. I loro servizi e prodotti sono assolutamente gratuiti, ma come dimostra la disputa all'Antitrust di Microsoft per la concorrenza sleale a Netscape Navigator, gratis non vuol dire che un prodotto o servizio non possa finire sotto la lente delle autorità.
Per vincere serve flessibilità
Quando iniziò la disputa relativa al Netscape Navigator, Microsoft era in una enorme posizione di forza: i giudici non conoscevano nulla di come funzionasse un browser e non potevano sapere se, come affermava Microsoft, collegare il browser al sistema operativo fosse o meno un grande vantaggio per gli utenti. Ma nel corso del procedimento l'Antitrust ha raccolto dati, informazioni e testimonianze e la posizione di Microsoft si è fatta sempre più debole. Alla fine, il gigante di Redmond ha dovuto scendere a patti, ma ha comunque ottenuto il suo scopo: nessuno ha più usato Netscape Navigator.
L'opinione pubblica e la politica contano molto
I casi all'Antitrust sono sempre dei casi legali. Conta la legge e conta il diritto precedente. Ma anche l'opinione pubblica e il clima politico hanno il loro peso: all'inizio del caso Microsoft-Netscape nessuno tifava per Netscape: Microsoft era una stella del firmamento tech e Bill Gates un guru a cui guardare per conoscere il futuro. A poco a poco, però, è emersa un'altra faccia di Microsoft e l'opinione pubblica è cambiata. E, con essa, anche l'orientamento politico. Anche per questo Microsoft ha scelto una posizione più flessibile. E questa è una lezione importante oggi soprattutto per Google e Facebook.
Dopo il caso Microsoft tutto è cambiato
Il caso Microsoft-Netscape, e quelli che lo hanno succeduto, hanno costruito una giurisprudenza che prima non esisteva. Oggi esistono dei precedenti anche per i casi di abuso di posizione dominante nel settore tech e nessuna azienda può ignorarlo. E, soprattutto, non può ignorare il fatto che non basta essere affamati, folli e visionari e incarnare il sogno tech: se si lede la concorrenza, prima o poi arriva l'Antitrust.