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Licenze software e proprietà intellettuale, come funzionano e quali sono gli scenari futuri

Il panorama è molto variegato e va dai sistemi operativi sino ad arrivare alle utility per modificare le foto

Computer e licenze software

Il caso Periscope lo dimostra ancora una volta:le norme sul diritto d'autore e proprietà intellettuale devono essere costantemente aggiornati per rimanere al passo con gli scenari di fronte ai quali le tecnologia ci mettono davanti.

 

Chiavi software

 

Ad oggi i contenuti multimediali digitali e i software sono rilasciati sotto la copertura di licenze d'uso. Nel caso di immagini, filmati, testi e tracce musicali, ad esempio, queste possono essere trovate online sia come opere protette dal diritto d'autore sia come opere liberamente utilizzabili e modificabili. Nel primo caso la proprietà intellettuale è pienamente protetta e garantita e l'utente è tenuto al pagamento di una somma per poter utilizzare la traccia audio (o il filmato o l'immagine) sia per scopi personali sia per scopi commerciali: in entrambi queste situazioni, però, la proprietà intellettuale resta ad appannaggio dell'autore dell'opera, mentre l'utente ne acquisisce solo il diritto d'utilizzo. Nel secondo caso, invece, l'opera può essere diffusa con varie licenze d'utilizzo, prima tra tutte la Creative Commons: questa tipologia di licenza permette di distribuire l'opera in maniera gratuita, dando modo agli utenti di modificarla o adattarla alle proprie esigenze mantenendo sempre la proprietà intellettuale nelle proprie mani.

 

CD

 

Totalmente differente, o quasi, il caso delle licenze software. L'universo dei programmi per computer è va dai sistemi operativi sino ad arrivare alle utility per modificare le foto: ad un panorama così ricco corrisponde una grande varietà di licenze software che regolano le modalità di utilizzo, scambio e condivisione dei programmi da parte degli utenti. Anche in questo caso le licenze si raccolgono in due macrocategoriequelle per software proprietario e quelle per software libero o Open Source. Nella prima rientrano le licenze EULA (End-User License Agreement o accordo di licenza con l'utente finale; permette all'utente di utilizzare il software in licenza, mentre lo sviluppatore ne mantiene la proprietà intellettuale); shareware (popolare nei primi anni '90, questa licenza permette all'utente di provare gratuitamente una versione del software per un periodo limitato di tempo e con funzionalità limitate); e freeware (programma distribuito gratuitamente e può essere distribuito liberamente da chiunque). Tra le licenze per software libero o Open Source troviamo la licenza GNU GPL (utilizzata, ad esempio, per il rilascio delle varie distribuzioni Linux) che non vincola (completamente) l'utente a licenze d'utilizzo e dà la possibilità non solo di redistribuire il software, ma anche di modificarlo e adattarlo alle proprie necessità (in questo caso si parla di software open source, dal momento che gli utenti devono avere libero accesso al codice sorgente del programma stesso per poterlo modificare). Tra le altre licenze libere troviamo la GNU LGPL, le licenze BSD e la licenza MIT.

L'arrivo di YODA

Nonostante l'ampio spettro di licenze software disponibili c'è un nodo che resta scoperto: nel momento in cui si vende un computer usato (ma anche uno smartphone, un tablet o uno smartwatch) che cosa ne è delle copie autorizzate dei programmi che sono installati sull'hard disk? La licenza EULA, nella gran parte dei casi, è personale e prevede l'utilizzo solamente da parte di chi ha effettivamente acquistato il software. Una grossa limitazione, soprattutto nel caso di programmi vitali e necessari per il funzionamento del computer o del dispositivo portatile come ad esempio il sistema operativo. Stando alle norme attuali, il software non potrebbe essere ceduto con la macchina: una forte limitazione, insomma, al mercato dell'usato e dei dispositivi di seconda mano.

 

Computer seconda mano

 

Negli Stati Uniti il Congresso sta tentando di mettere una pezza con la proposta di legge YODA (acronimo di Your own device act), avanzata nel settembre 2014. Con questo atto, i Deputati statunitensi vorrebbero introdurre una norma che prevede la possibilità di cedere non soltanto il dispositivo elettronico, ma anche le copie autorizzate dei software necessari al funzionamento del dispositivo stesso. Per intendersi, andando a rivendere un computer portatile, si cederebbe di fatto la licenza d'uso del sistema operativo.

20 aprile 2015

A cura di Cultur-e
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