Texas Instruments (TI) è una società statunitense con sede a Dallas tra i maggiori produttori mondiali di circuiti integrati e semiconduttori. A fine 2011 era la terza produttrice mondiale di semiconduttori (dopo Intel e Samsung), secondo fornitore di chip per dispositivi mobili (dopo Qualcomm) e primo produttore di processore di segnale digitale (DSP, digital sign processor) per un vasto range di prodotti (dai calcolatori elettronici ai processori multi-core).
L'azienda texana, comunque, è attiva anche in altri settori produttivi. A partire dalla fine degli anni '70 ha fatto il suo ingresso nel campo dell'informatica e dei sensori di precisione, producendo personal computer, calcolatori elettronici e dispositivi di rilevazione per scopi militari. Con il passare degli anni, però, TI ha preferito dismettere gran parte di queste attività e oggi è presente solamente nel settore dei dispositivi educativi.
La storia di Texas Instruments, come vedremo in dettaglio tra poco, è intimamente legata a quella dell'industria elettronica statunitense e mondiale. Fu una delle prime società a produrre transistor, mentre fu la prima in assoluto ad introdurre sul mercato transistor di silicio.
Nel 1958 un ingegnere TI (Jack Kilby) progettò e realizzò il primo circuito integrato, facendo segnare un incredibile balzo in avanti per tutto il settore. Una scoperta di assoluto valore, che permise all'ing. Kilby di conquistare il Premio Nobel per la Fisica nel 2000.
La preistoria di Texas Instruments
Il gigante statunitense nasce ufficialmente nel 1951, ma le sue radici sono piantate in 20 anni di attività svolte precedentemente sotto altro nome. E in tutt'altro campo. Nel 1931 Clarence Karcher ed Eugene McDermott fondano la Geophysical Service Incorporated, società attiva nel settore delle ricerche petrolifere. Nel 1939 arriva il primo cambio di nome a seguito di una ristrutturazione societaria: GSI diviene una sussidiaria di Coronado Corporation e inizia a differenziare il proprio business fornendo materiale elettronico all'esercito statunitense nel corso della Seconda Guerra Mondiale.
Nel frattempo la GSI era passata di mano, acquistata dallo stesso McDermott in società con Erik Jonsson, Cecil Green, and H.B. Peacock. Al termine della seconda guerra mondiale Patrick Haggerty, giovane sottufficiale della Marina statunitense, viene chiamato da Peacock ad entrare a far parte della società. Si trattò di un “acquisto” fondamentale: grazie alla sua collaborazione, la divisione Laboratory & Manufactoring (L&M) riuscì ad aggiudicarsi contratti per lo sviluppo di una rete di difesa RADAR su tutto il territorio degli Stati Uniti. Grazie anche a queste commesse, la divisione diretta sapientemente da Peacock e Haggerty crebbe molto più velocemente della divisione geofisica, tanto che ad inizio anni '50 fu necessaria una nuova ristrutturazione societaria. A metà 1951 nasce la Texas Instruments.
Il boom economico
Gli anni '50 rappresentarono per la neonata Texas Instruments un vero e proprio periodo d'oro. Sotto la guida illuminata di Peacock e Haggerty, la società iniziò a produrre in licenza i suoi primi transistor al germanio: in appena 2 anni (dal 1952 al 1954) la Texas Instruments divenne tra i primi produttori mondiali di transistor al germanio e introdusse sul mercato i primissimi transistor al silicio.
Questi ultimi, sviluppati all'interno dei laboratori di ricerca TI da Gordon Teal, garantivano diversi vantaggi rispetto ai transistor al germanio. Primo fra tutti la resistenza alle alte temperature e i costi di produzione piuttosto bassi.
Haggerty ebbe l'intuizione di adoperare questi transistor in piccoli dispositivi elettronici di fascia bassa. Nel 1954 la Texas Instruments rilasciò la prima radiolina portatile con transistor al germanio: nacque così la Regency Radio. Grazie anche ad un accorto lancio commerciale, la Regency fu il regalo più richiesto nel corso delle festività natalizie del 1954.
Nel 1957, dopo un lunghissimo corteggiamento, Haggerty riuscì a convincere IBM a utilizzare i transistor Texas Instruments nella produzione dei suoi computer. Tra il 1956 e il 1958 il fatturato di TI raddoppiò, passando da 46 milioni di dollari a 92 milioni di dollari.
Il circuito integrato
Il 1958, però, rappresentò la svolta per Texas Instruments non solo per motivi economici e finanziari. Durante quell'anno Jack Kilby, un ingegnere appena assunto, ebbe l'idea di realizzare un componente elettronico miniaturizzato all'interno del quale i circuiti elettrici erano stampati, senza la necessità di cavi vari e saldature. Il circuito integrato – detto anche microchip – era realizzato utilizzando un solo materiale semiconduttore e permetteva di miniaturizzare circuiti e componenti interni dei dispositivi elettronici.
Il primo prototipo venne presentato nel settembre del 1958, mentre i primi circuiti integrati sbarcarono sul mercato solamente nel 1960. Un'attesa piuttosto lunga per Texas Instruments, ma che venne ripagata da un successo senza pari.
Più piccolo, più leggero, più veloce e più potente rispetto ai vecchi transistor, i microchip divennero ben presto fondamentali per lo sviluppo dell'informatica moderna. Inizialmente i chip con circuito integrato furono largamente utilizzati nell'industria militare: questi componenti vennero impiegati nei sistemi di controllo della rotta sia di aeromobili sia di missili teleguidati.
Dopo qualche reticenza iniziale, nel 1969 IBM rinnovò completamente la sua linea di calcolatori elettronici e di computer con modelli realizzati esclusivamente con microchip.
L'ingresso nel mondo dell'elettronica di consumo
Prima dell'IBM, però, arrivarono gli ingegneri della stessa Texas Instruments. Nel 1967, spinti da Haggerty, i laboratori TI sfornarono i primi calcolatori portatili della storia dell'elettronica moderna. I primi prototipi erano pesanti poco più di 1 kilogrammo e, grazie al massiccio utilizzo di microchip, erano stati miniaturizzati a tal punto da poter essere tenuti in una sola mano.
Fu solo il primo passo di una lunghissima “camminata” nel mercato dell'elettronica di consumo. Nel 1970 Texas Instruments realizzò il primo microprocessore (e microcomputer) della storia, brevettando il primo sistema informatico single-chip.
Entrambi questi prodotti – le calcolatrici portatili e i microcomputer – vennero commercializzati da Texas Instruments a partire dal 1971. Nei quattro anni successivi, TI riuscì nell'impresa di vendere oltre 80 milioni di calcolatori scientifici e non, con un picco di 45 milioni nel 1975. Nel 1976 la società guidata da Haggerty (nel 1967 era divenuto CEO) sorprese nuovamente il mondo con il lancio di un orologio digitale dal prezzo relativamente basso – 19,95 dollari – e dalle funzioni molto avanzate.
Dotato di un display a cristalli liquidi, l'orologio della TI conquistò rapidamente un'ampia fetta del mercato degli orologi digitali e la società con sede a San Diego dominò il settore per circa un quinquennio.
Nonostante la concorrenza divenisse ogni anno più pressante, Texas Instruments fece registrare risultati economici strabilianti. Nel 1973 le vendite superarono un miliardo di dollari; quattro anni dopo venne sfondata la barriera dei 2 miliardi di dollari, mentre i 3 miliardi vennero toccati nel 1979.
A metà 1979 Texas Instruments lanciò sul mercato il suo primo personal computer, ma le vendite non furono quelle prospettate inizialmente.
La crisi degli '80 e il piano TI2000
Complice una crisi economica inattesa e una politica commerciale e tecnologica sin troppo aggressiva, gli anni '80 iniziarono sotto i peggiori auspici. Tra il 1980 e il 1982 l'azienda si vide costretta a licenziare circa 10.000 persone e l'anno fiscale 1983 fece registrare una perdita – la prima di una storia ultra trentennale - di 145 milioni di dollari.
La situazione peggiorò a causa delle scelte poco coraggiose e lungimiranti dei dirigenti che si succedettero alla guida di Texas Instruments. La situazione migliorò a partire dal 1985, quando alla guida della società arrivò Jerry Junkins, con alle spalle un'intera vita all'interno dei quadri direttivi di TI.
Visti i risultati economici poco soddisfacenti – Texans Instruments prevedeva di raggiungere i 15 miliardi di fatturato entro il 1990, ma fallì ampiamente l'obiettivo – il nuovo CEO diede vita ad un programma di profondo rinnovamento denominato TI2000. L'obiettivo principale era di rendere la società più snella e, soprattutto, più aperta all'innovazione e al cambiamento.
Tra il 1989 e il 1993 Texas Instruments avviò delle joint venture con la giapponese Sony, la statunitense General Motors e la svedese Ericsson. Nel 1991, invece, trovò un accordo da 1.2 miliardi di dollari con il Governo italiano per la costruzione di un impianto produttivo nel centro-sud Italia. Altri accordi vennero siglati con HP, Canon, Acer, Samsung e Hitachi. Nonostante gli sforzi ed i risultati soddisfacenti garantiti da queste collaborazioni, la situazione economica e finanziaria di TI non migliorò poi di molto.
L'improvvisa morte di Junkins convinse i vertici aziendali ad accelerare il processo di trasformazione della società, dando inizio ad una serie di dismissioni in settori considerati non strategici. Nel 1997 molte divisioni societarie furono vendute o chiuse. Tra queste il settore Defense Systems & Electronics che sin dagli anni '50 aveva rappresentato uno dei fiori all'occhietto di TI.
Texas Instruments preferì concentrarsi su tre settori produttivi: microchip e semiconduttori, sensori di rilevamento ad alta precisione e processori di segnali digitali. Mai scelta fu più azzeccata. Oggi, con un fatturato che sfiora i 15 miliardi di dollari, Texas Instruments è tra i primi tre produttori mondiali di microchip, sensori di rilevamento e DSP.
19 ottobre 2013