La storia diOpenAI inizia nel 2015, quando un gruppo di esperti di intelligenza artificiale, tra cui Sam Altman, Peter Thiel ed Elon Musk, decidono di fondare a San Francisco una organizzazione non profit di ricerca sull’intelligenza artificiale per scoprirne il potenziale e i benefici per la società (Friendly AI).
L'obiettivo iniziale, in parte condizionato dai rischi esistenziali derivanti dall’IA, è di “collaborare liberamente” con altre istituzioni e ricercatori rendendo i suoi brevetti e ricerche aperti al pubblico.
Quel gruppo di ricerca, ampiamente finanziato da profili di primo piano della Silicon Valley, oggi è una società a tutti gli effetti con azioni, consiglio di amministrazione e investitori di peso tra cui Microsoft che prima l’ha finanziata con un miliardo di dollari e poi per la stessa cifra ne ha comprato il 40%.
OpenAI è diventata famosa per il fenomeno ChatGPT, la super intelligenza artificiale che va oltre la serie GPT-3, viene alimentata dall’infrastruttura Azure e che a detta di molti ha tutte le carte in regola per rivoluzionare il modo di approcciare le ricerche sul web, la creazione di contenuti, e le mansioni lavorative.
L'evoluzione dell'intelligenza artificiale: tra limiti e potenzialità
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Oggi le macchine intelligenti non si limitano più a sconfiggere un campione di scacchi. Hanno compiuto un incredibile balzo evolutivo, superando l’originaria potenza di calcolo. Ma nel 2015, l'umanità è sull'orlo di una rivoluzione che richiede di prepararsi per la sfida dell'intelligenza artificiale, per farla evolvere nel modo migliore.
OpenAI nasce con i progressi più recenti dell'IA. I fondatori hanno una preoccupazione costante: le grandi possibilità offerte dall'IA potrebbero nascondere un lato oscuro. E poiché lo sviluppo dell'IA non può essere fermato, l'unica soluzione per garantire il bene comune è renderla pubblica e accessibile a tutti.
OpenAI viene strutturata come non profit cosicché i fondatori possano concentrarsi nello sviluppare l’IA in un modo sicuro e vantaggioso per l'umanità
Nel testo sottoscritto sette anni fa emergono chiari riferimenti a questa consapevolezza. I fondatori, infatti, riconoscono le straordinarie capacità e al contempo le falle dei sistemi di intelligenza artificiale. Al contempo, sono convinti che questi limiti sono destinati a ridursi e presto raggiungeranno le prestazioni umane in quasi tutti i compiti intellettuali. Il timore quindi è legato ai danni che potrebbe causare se costruita o usata in modo sbagliato.
OpenAI vs. DeepMind: due giganti del settore a confronto
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OpenAI diventa ben presto il fulcro di osservazione per tutte le novità sul fronte dell'IA, insieme all’altro peso massimo del settore: DeepMind di Alphabet, acquisita nel 2014 da Google per 500 milioni di dollari. Pur con lo stesso focus di ricerca, le due aziende adottano approcci opposti e a tratti in competizione.
La controllata di Alphabet non comunica molto sui progressi della sua IA e non fa molta pubblicità. Condivide le scoperte che fa e tutti sanno che si concentra sugli strumenti per i matematici e sulle tecniche per la decifrazione di testi antichi. Tuttavia, le sue attività vengono percepite fredde e distanti.
Fin dall'inizio, OpenAI ha scelto una strada diversa rispetto alla concorrenza
Mentre DeepMind di Alphabet mantiene un certo alone di mistero e segretezza, OpenAI diffonde pubblicamente ogni sviluppo. Dalla piattaforma di apprendimento delle macchine per rinforzo del 2016, al software di addestramento di un'intelligenza artificiale tramite giochi nel 2017, fino ai robot che imparano le tecniche del sumo.
Ma è l'avvento di ChatGPT a segnare un punto di svolta, poiché permette a chiunque di comprendere appieno le potenzialità dell'IA. Ma svela anche la vera natura dell'azienda, che è costretta ad abbandonare la maschera di no-profit e rivelarsi per quello che è.
L'evoluzione di OpenAI: da organizzazione benefica a società for profit
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Le cose cambiano nel 2018 quando Musk si dimette dal consiglio di amministrazione citando il potenziale conflitto di interessi con il ramo aziendale di Tesla che si occupa di IA, ma ne rimane donatore. Il salto di qualità arriva nel 2019: OpenAI diventa una società for-profit, abbandonando il suo scopo benefico e dipendendo da investimenti finanziari per il suo sviluppo. Si sveste del camice di laboratorio di intelligenza artificiale e assume lo scettro di un’azienda che la produce.
Man mano che le ricerche diventano più complesse, servono sempre più ricercatori talentuosi con stipendi concorrenziali rispetto ad altre grandi aziende come Google, Amazon e Meta. Microsoft è fondamentale per mantenere l'azienda a galla e, come recita una nota dell'azienda dopo l'investimento di un miliardo di dollari della società fondata da Bill Gates, "rimanere rilevanti".
Il cambio di rotta su GPT-2
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Nel 2019, OpenAI annuncia una nuova versione di GPT, chiamata GPT-2, che ha una capacità di analisi, comprensione e generazione del testo ancora maggiore, ma che potrebbe essere utilizzata per scopi malevolicome disinformazione e fake news. Per questo motivo, l'azienda decide di non rilasciare la versione completa di GPT-2 al pubblico, ma solo una limitata.
Tramite complessi algoritmi di machine learning è possibile dare in pasto milioni di pagine di testo a GPT-2, che le analizza, le comprende e le può rielaborare
A qualche mese di distanza, OpenAI torna sui suoi passi e non solo crea un sito per testare le potenzialità di GPT-2, ma diffonde anche la documentazione tecnica necessaria per analizzare e studiare gli algoritmi che la alimentano. Una mossa che le permette di individuare eventuali bug o falle di sicurezza nel codice, magari sfuggite ai programmatori.
OpenAI e il potenziale economico dell'IA
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OpenAI sviluppa poi nuovi modelli di intelligenza artificiale, tra cui DALL-E, in grado di creare immagini a partire da descrizioni testuali, e GPT-3, capace di svolgere una vasta gamma di compiti. Oltre a ciò, collabora con diverse aziende, organizzazioni e governi per soluzioni AI-based a problemi reali, tra cui sicurezza informatica, salute ed energia pulita.
L’IA sembra aver assunto lo scettro del “the next big thing”, la prossima grande innovazione su cui puntare sia a livello di sviluppo che di investimenti
Nonostante le preoccupazioni sul loro potenziale utilizzo improprio, è evidente che queste IA rappresentano una svolta significativa nella comprensione del linguaggio umano da parte delle macchine.
Dopo l’uscita di Musk, la società è guidata da Sam Altman e continua ad essere un'azienda di riferimento in questo campo. Reuters suggerisce, sulla base delle informazioni pervenute dalla presentazione degli investitori di OpenAI, che potrebbe vedere le proprie entrate superare i 200 milioni di dollari nel 2023.