L'industria giapponese si fonda sulle grandi aziende. Nel settore automobilistico e motociclistico ci sono Kawasaki, Honda, Hyundai, Toyota e Nissan (solo per citarne alcune), mentre in quello dell'elettronica e delle telecomunicazioni spiccano i nomi di Hitachi, Mitsubishi (che realizza anche automobili), Toshiba e soprattutto Fujitsu. Queste ultime in Giappone vengono definite sogo denki, ovvero aziende che lavorano nel comparto dell'energia. La prima azienda a investire in questo settore è stata Fujitsu, fondata nel lontano 1935 a Kawasaki e che ha accompagnato il Paese del Sol Levante in ogni fase della sua crescita: dalla ricostruzione dopo la Seconda Guerra Mondiale fino agli anni ruggenti dell'esplosione dell'hi-tech.
Fujitsu è stata la prima azienda giapponese a realizzare un telefono e ha sviluppato per conto del Governo le prime reti di telecomunicazioni (che furono distrutte durante i bombardamenti statunitensi durante la Seconda Guerra Mondiale). Fujitsu è stata anche una delle prime società a realizzare dei dispositivi che somigliavano a dei computer (nel 1954). Negli anni '80-'90 la crescita della società è stata inesorabile, fino a diventare una delle aziende leader nel settore dell'IT, insieme ad aziende del calibro di Accenture, HP e IBM. Una storia, quella di Fujitsu, costellata di acquisizioni, fusioni e cessioni, e che ha portato l'azienda ad avere quasi 200.000 dipendenti in tutto il Mondo.
Fujitsu, i primi passi e lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale
Fujitsu è stata creata il 20 giugno del 1935 a Kawasaki come sussidiaria di Fuji Electric Limited. Il compito della società era di realizzare i componenti per i primi rudimentali telefoni e per realizzare la rete delle telecomunicazioni che avrebbe collegato tutto il Giappone. Dal 1937 il ruolo di Fujitsu nell'economia nipponica diventa sempre più importante: con le voci di una guerra mondiale imminente, il Governo decise di investire pesantemente nello sviluppo di una rete per le comunicazioni radio, dando il compito a Fujitsu di realizzare l'opera. Gli sforzi dell'azienda giapponese sono stati resi vani dai bombardamenti statunitensi subiti dal Paese nipponico durante la Seconda Guerra Mondiale, che hanno distrutto quasi il 50% della rete telecomunicativa del Giappone.
Nel 1952, nei primi anni del dopoguerra, Fujitsu comincia a lavorare fianco a fianco con Nippon Telephone and Telegraph (NTT), l'azienda creata dal Governo giapponese per ricostruire la rete nazionale. Per Fujitsu sono anni d'oro che permettono di investire tantissimo anche nella ricerca e sviluppo di nuovi prodotti. Nel 1954, Fujitsu riesce a presentare il primo calcolatore realizzato da un'azienda giapponese: il FACOM 100.
La guerra dei computer
Il Governo giapponese intuisce subito le potenzialità dei computer e decide di istituire dei dazi affinché i prodotti importanti dagli Stati Uniti abbiano un costo superiore rispetto a quelli giapponesi. Infatti, nello stesso periodo (primi anni '60), dall'altra parte dell'Oceano, IBM sta realizzando i primi calcolatori, utilizzando dei brevetti depositati presso l'ufficio statunitense. Brevetti molto simili erano stati depositati anche da aziende giapponesi, motivo per il quale iniziano a nascere delle frizioni tra le due Nazioni. Il tutto si conclude con un accordo che permette a Fujitsu e altre aziende giapponesi di continuare a produrre i primi computer.
Mentre le società del Sol Levante si alleano con quelle degli Stati Uniti per dimezzare le spese, Fujitsu è l'unica azienda giapponese a realizzare computer facendo forza solo sulle proprie capacità. Grazie agli aiuti di Stato, nel 1965 Fujitsu presenta FACOM 230, il computer domestico più potente dell'epoca. L'azienda giapponese continua a crescere, fino a raggiungere una quota del mercato dei computer di circa il 25%. Nel frattempo cresce anche la collaborazione con Nippon Telephone and Telegraph (NTT) per lo sviluppo del sistema telecomunicativo giapponese.
Gli anni '70 e la liberalizzazione del commercio
Negli anni '70, sotto la pressione internazionale, il Giappone fu costretto a liberalizzare il mercato dei computer e ad aprire le porte anche ai dispositivi realizzati da IBM, che nel frattempo aveva sviluppato la serie 370, molto più potente rispetto ai PC giapponesi. Il Governo giapponese decise di creare dei gruppi di lavoro invitando le aziende più importanti a collaborare per produrre dei computer sempre più potenti. Fujitsu comincia a lavorare con gli arci-nemici di Hitachi e i primi risultati arrivano immediatamente con la commercializzazione dei computer serie M. Per migliorare ulteriormente i propri computer, Fujitsu stringe un accordo con la società statunitense Amdahl Corporation, creata da uno degli ingegneri che aveva curato la realizzazione dell'IBM 360. I dispositivi dell'azienda giapponese iniziano a diventare veramente competitivi, non solo nella "terra natia" ma anche all'estero. Fujitsu diventa un competitor importante per IBM.
Gli anni '80
Dopo aver conosciuto un periodo di crescita durante gli anni '70, Fujitsu decide di sfruttare il vantaggio competitivo per stabilizzare la propria posizione. Negli anni '80 il business dell'azienda si concentra principalmente intorno a tre grandi settori: computer, telecomunicazione e dispositivi elettronici. I computer valgono tra il 60% e il 70% dei ricavi dell'azienda. Il problema principale è la difficoltà nel conquistare i mercati esteri, soprattutto quello statunitense. Il mercato giapponese assorbe l'80% della produzione di computer di Fujitsu. Verso la fine degli anni '80, l'azienda giapponese si afferma anche come una delle leader mondiali nella produzione di supercomputer.
Il secondo settore più importane resta quello delle telecomunicazioni, grazie alla collaborazione con NTT, l'azienda statale che gestisce la linea telefonica. Infine, Fujitsu è molto attiva anche nella produzione di dispositivi elettronici: fotocamere, walkman ed elettrodomestici per la casa.
Gli anni della crisi
Tra la fine degli anni '80 e l'inizio dei '90, Fujitsu vive un momento di grandi cambiamenti. Il posto di comando viene preso da Tadashi Sekizawa, un ingegnere che decide di cambiare rotta all'azienda e andare alla conquista dell'Europa. E per farlo comincia ad acquisire aziende per aumentare il peso di Fujitsu. Il progetto di Tadashi Sekizawa, però, deve scontrarsi con la crisi economica che colpisce il Giappone e obbliga Fujitsu a rivedere i propri piani di espansione. L'azienda chiude alcuni bilanci in rosso ed è costretta a mettere da parte "la conquista dell'Europa".
La svolta per Fujitsu arriva dopo la metà degli anni '90. Grazie alla produzione di computer low-cost riesce ad aumentare le vendite e a riportarle a livelli accettabili. Nel 1997 Fujitsu deve intervenire per salvare Amdahl Corporation dalla bancarotta e lo fa iniettando quasi un miliardo di dollari nelle casse dell'azienda. Fujitsu ne diventa la proprietaria dell'azienda e mette a capo un uomo di sua fiducia che rilancia le ambizioni della società statunitense.
L'arrivo di Internet
I primi anni 2000 sono quelli dell'esplosione di Internet e Fujitsu non si fa trovare impreparata. Con un istituto di credito giapponese dà vita alla prima banca online e contemporaneamente aumenta gli investimenti per diventare leader di mercato nel nuovo settore. L'azienda vive un altro periodo difficile che la obbliga a rivedere la struttura societaria e a licenziare oltre 16.000 dipendenti. Dopo aver superato il secondo momento di crisi, Fujitsu torna ad affermarsi come una delle aziende leader mondali nel settore IT.
Nel 2009, prima decide di vendere la sezione che realizza hard disk a Toshiba e poi di acquistare le quote di Siemens nell'azienda Fujitsu Siemens Computers per una cifra di circa 450 milioni di euro.