Camillo, Adriano, Roberto. Dietro questi nomi si nasconde una delle dinastie familiari più importanti nella storia industriale dell'Italia. È innegabile, infatti, che la famiglia Olivetti (a partire da Camillo, capostipite e fondatore dell'omonima società, sino ad arrivare a Roberto, ultimo Olivetti a ricoprire il ruolo di Presidente) abbia avuto un ruolo fondamentale nel delineare lo sviluppo economico, tecnologico e industriale del nostro Paese.
Nei suoi anni d'oro – che sono in parte coincisi con quelli del boom economico italiano – la Olivetti è stata una delle aziende leader nel settore dell'alta tecnologia, all'avanguardia nella progettazione e realizzazione di macchine da scrivere (sia meccaniche sia elettroniche), di calcolatori meccanici e di calcolatori elettronici (STMicroelectronics nasce come costola di Olivetti, mentre l'Elea 9003 fu tra i primi mainframe a essere commercializzati). Merito di personalità carismatiche come quella di Adriano Olivetti e Mario Tchou, per decenni alla guida commerciale e tecnologica della società italiana.
La fondazione
La Olivetti nasce nel 1908 su iniziativa di Camillo Olivetti, ingegnere di origine piemontese con il pallino della meccanica. È fondata a Ivrea, città della provincia torinese, con un capitale iniziale di 350mila lire, frutto di un investimento di 220.000 lire dello stesso Camillo (soldi provenienti dal valore di alcuni terreni di proprietà della famiglia Olivetti e da un fabbricato industriale nella periferia della città piemontese) e del contributo di alcuni parenti e amici. I soldi sono utilizzati per acquistare torni automatici e macchine fresatrici, utilizzati per realizzare le prime macchine da scrivere con il marchio Olivetti.
Il personale è ridotto all'osso (poco meno di una decina di operai, contro i cinquanta della FIAT, fondata dieci anni prima) ma le ambizioni molto grandi: a dirigere le operazioni troviamo Domenico Burzio, uomo di fiducia dello stesso Camillo Olivetti e grande lavoratore.
Gli anni d'oro
Nella seconda metà degli anni '20 entra Adriano Olivetti, figlio di Camillo, entra a far parte dei quadri dirigenziali della società e nel 1932 diventa direttore. Da allora, grazie al suo spirito d'iniziativa e al suo carisma, la Olivetti conosce un periodo di crescita senza precedenti che le permette di diventare uno degli attori principali del mercato tecnologico mondiale. Nel 1938 Adriano Olivetti assume la carica di presidente della società e inizia un percorso di completa revisione della linea di prodotti a marchio Olivetti.
Nel 1940 fa il suo esordio la prima addizionatrice Olivetti, seguita nel 1945 dalla Divisumma 14, prima calcolatrice scrivente al mondo capace di eseguire tutte le quattro operazioni. Nel frattempo la società di Ivrea inizia a investire nella ricerca applicata all'elettronica e alla produzioni di calcolatori a transistor, che sfocia nella produzione dell'Elea 9003, primo mainframe di produzione europea concepito da Mario Tchou.
La commercializzazione dell'Elea 9003 fa da preludio allo sbarco e all'espansione della Olivetti sui mercati mondiali. Nella prima metà degli anni '60 la società di Ivrea domina il mercato italiano, tanto a livello pubblico quanto a livello privato e comincia ad affacciarsi anche sul mercato mondiale (in particolare quello statunitense) grazie ai primi calcolatori elettromeccanici sviluppati nei laboratori di ricerca e sviluppo italiani.
La Programma 101, considerata da molti come il primo personal computer della storia, permette alla Olivetti di rubare la scena alle aziende elettroniche giapponesi e statunitensi, impressionando molti dei visitatori che si recano alla Fiera mondiale di New York del 1965. La Programma 101, progettata da Pier Giorgio Perotto e caratterizzata dalle dimensioni ridotte (entrava comodamente su una scrivania) e dal design moderno e innovativo, era in grado di compiere operazioni piuttosto complesse in un lasso di tempo tutto sommato ridotto (naturalmente, il tutto rapportato agli anni '60 dello scorso secolo). La prima acquirente è la rete televisiva statunitense NBC, che compra cinque esemplari in occasione delle elezioni presidenziali del 1968.
L'era post Adriano Olivetti
Il successo per la Programma 101 arriva, però, quando il suo principale sponsor, Adriano Olivetti, è già morto. Nel 1960 il figlio del fondatore della Olivette scompare per un'improvvisa emorragia cerebrale e lascia il comando al figlio Roberto. Da tempo all'interno dell'azienda, Roberto Olivetti prova a dare continuità all'azione del padre, riportando però solo brevi e momentanei successi.
Nel 1963 porta a conclusione l'acquisizione della Underwood, tra i maggiori produttori di macchine da scrivere degli Stati Uniti, ma l'operazione non ha gli effetti sperati. L'ammontare della somma sborsata per inglobare la società statunitense, unita ad altri fattori di crisi, portano Roberto Olivetti ad aprire il capitale societario ad altri soci: entrano nel consiglio di amministrazione della società di Ivrea la Fiat, la banca Imi, La Centrale, Mediobanca (allora statale come Imi) e Pirelli. I nuovi soci non concordano con la “deriva” elettronica presa dalla società nell'ultimo periodo e rallentano gli sviluppi di quello che, ben presto, diventerà uno dei mercati più importanti del panorama economico mondiale.
L'era De Benedetti
Sul finire degli anni '70 l'industriale Carlo De Benedetti acquista la maggioranza della Olivetti e ne diventa presidente nel 1978. L'anno successivo apre un laboratorio di ricerca e sviluppo a Cupertino, California (a poche centinaia di metri dalla sede di Apple), dove saranno sviluppati alcuni prodotti che daranno nuovo lustro al nome della società di Ivrea a metà degli anni '80. Dagli Stati Uniti e dai laboratori di Ivrea arrivano, infatti, alcuni dei modelli di personal computer di maggior successo della storia: l'Olivetti M10 e l'Olivetti M20, grazie anche alla loro dotazione di software proprietario, consentono alla società di affermarsi sul nascente mercato dei computer portatili e di chiudere diversi accordi con l'operatore telefonico statunitense AT&T. I rapporti sviluppati su questo fronte saranno utili a Olivetti e AT&T per intavolare trattative di tutt'altra natura: a cavallo tra la fine degli anni '80 e l'inizio degli anni '90, le due società si uniscono per creare operatori telefonici fissi e mobili, con l'obiettivo di entrare nel mercato europeo della telefonia (in fase di liberalizzazione).
Nonostante gli sforzi, Olivetti accusa pesantemente il passaggio di decennio, non riuscendo più a stare al passo con i ritmi e le tecnologie produttive delle aziende giapponesi e statunitensi attive nel mercato dell'elettronica. L'era De Benedetti, caratterizzata da una fase iniziale piuttosto positiva, si chiude nel 1996, quando l'ingegnere decide di lasciare il posto di guida della società a causa della gravissima crisi che l'ha colpita.
Oggi Olivetti è attiva nel campo dell'informatica e della telefonia mobile, con diversi modelli di computer desktop, notebook, stampanti (sia laser sia a getto d'inchiostro), smartphone e tablet .