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La storia dei linguaggi di programmazione

Dalle schede perforate sino agli attuali linguaggi per il web, l'evoluzione del mondo della programmazione

Programmando

Per linguaggi di programmazione si intendono quegli strumenti informatici utilizzati per impartire comandi, ordini ed istruzioni ad un dispositivo elettronico. Al pari dei linguaggi naturali, quelli di programmazione (che possono essere inseriti nella famiglia dei linguaggi matematici formali) sono dotati di un lessico, di una sintassi e una semantica ben definiti.

I linguaggi nell'era pre-informatica

Estendendo leggermente il concetto di linguaggio di programmazione, si potrebbe individuare il primo esemplare della specie nel linguaggio meccanico ideato dalla matematica inglese Ada Lovelace. Tra il 1842 e il 1843, traducendo gli appunti del collega italiano Luigi Menabrea sulla Macchina Analitica di Charles Babbage, Lovelace aggiunse note di proprio pugno: grazie a queste indicazioni, chiunque poteva utilizzare il dispositivo inventato da Babbage per calcolare il numero di Bernoulli. Era il 1843 e molti storici riconobbero in queste note il primo programma informatico della storia.

 

La Macchina analitica di Babbage

 

Qualche decennio più tardi lo statistico statunitense Herman Hollerith intuì che alcuni pezzi di cartoncino adeguatamente forati potevano essere utilizzati per conservare quantità minime di informazioni: nascevano così le schede perforate come supporto di registrazione dati. Con il passare degli anni Hollerith migliorò e brevettò questo metodo di archiviazione dati, tanto che nel 1890 venne utilizzato dal Governo degli Stati Uniti per elaborare e conservare i dati del censimento decennale.

Questi primi esempi di linguaggio – anche se sarebbe più corretto definirli dei semplici codici – erano accomunati da un fattore comune:ognuno di essi era designato per un'unica funzione e inutilizzabile su un dispositivo differente rispetto a quello per cui era stato progettato.

Gli anni '40 e gli albori dell'informatica

La Seconda Guerra mondiale fece un po' da spartiacque tra l'epoca dei calcolatori meccanici e quella dei calcolatori elettronici. Spinti dalle esigenze belliche, gli scienziati dei due schieramenti idearono macchine sempre più potenti e raffinate. Contemporaneamente vennero sviluppati linguaggi in grado di far funzionare questi dispositivi elettronici, rendendoli adattabili ad utilizzi differenti.

 

Programmando

 

Un esempio è il Plankalkul, ideato da Konrad Zuse nei primi anni '40 ma mai realmente utilizzato. In quegli stessi anni fece la sua comparsa l'ENIAC, primo computer elettronico general purpose (ovvero ad uso generico) della storia, dotato di un proprio set di istruzioni e comandi molto simili ad un linguaggio. Anche in questo caso, però, si trattava di uno strumento di programmazione specifico per ENIAC e non riutilizzabile su altri dispositivi.

Gli anni '50

Per poter parlare di linguaggio di programmazione in senso moderno bisognerà però attendere la seconda metà degli anni '50. Tra il 1955 e il 1957 IBM svilupperà il FORTRAN (acronimo di FORmula TRANslation system, “sistema di traduzione di formule” matematiche), creato per scopi scientifici e matematici. FORTRAN è un linguaggio di programmazione di alto livello (con elementi, quindi, riconducibili al linguaggio naturale) e dotato di una struttura molto semplice.

 

Programmando

 

Pur rappresentando un sostanziale passo in avanti rispetto ai suoi predecessori, FORTRAN aveva ben poche funzioni (IF, DO, GOTO e poche altre) ed era stato pensato esclusivamente per operazioni matematiche e logiche. Con la sempre maggiore diffusione dell'informatica economica e finanziaria, si rendeva necessario un linguaggio di programmazione che potesse dare risposte concrete alle nuove esigenze. Fu così ideato il COBOL (acronimo di Common Business Oriented Language, “linguaggio comune orientato al business”), linguaggio dotato di una sintassi molto simile a quella della lingua inglese (tanto che i programmi somigliavano a saggi brevi) e una struttura semplice e funzionale.

La rivoluzione del '68

Per oltre un decennio si assistette ad una sorta di strana quiete: FORTRAN e COBOL rispondevano adeguatamente alle esigenze di programmazione del tempo e non ci furono grandi passi in avanti. Sul finire degli anni '60, però, una spinta innovatrice portò allo sviluppo di una serie di linguaggi destinati a cambiare la storia dell'informatica.

A dare il via a questa sorta di rivoluzione copernicana dell'universo informatico fu il Pascal. Sviluppato dall’informatico svizzero Niklaus Wirth a cavallo tra il 1967 e il 1968, il Pascal univa alcuni dei punti di forza del FORTRAN e del COBOL, correggendone allo stesso tempo alcune problematiche. La combinazione di queste caratteristiche, unita ad una migliore gestione delle periferiche di input e output e a solide funzionalità matematiche, resero il Pascal uno dei linguaggi di programmazione più celebri e utilizzati del decennio.

 

Programmando

 

Nel 1972 fu il turno di Dennis Ritchie e del suo linguaggio di programmazione C sviluppato all'interno dei Bell Labs. Ritchie sviluppò il suo nuovo codice per il sistema operativo Unix, che si stava affacciando sul mondo informatico in quegli stessi anni. Alle fortune del sistema operativo, quindi, corrisposero le fortune del linguaggio di programmazione, capace di rimpiazzare nel giro di pochi anni il Pascal e affermarsi sia in ambiente Unix, Windows, OS X e Linux.

La rivoluzione del web

Per un lungo periodo il mondo della programmazione rimase sostanzialmente immutato: l'unica novità di rilievo a cavallo tra gli anni '70 e '80 fu l'emergere dei linguaggi orientati agli oggetti, tra i quali spiccava C++, estensione del “vecchio” C alle classi di programmazione ad oggetti.

Esula un po' da questa categoria Perl, linguaggio di programmazione di alto livello ideato nel 1987 da Larry Wall. Inizialmente Perl era stato pensato per lavorare con testi e file ma con il passare degli anni si è evoluto in uno dei linguaggi di programmazione più potenti e versatili in circolazione. Oggi Perl è utilizzato anche per l'elaborazione di immagini, l'interrogazione di banche dati di grandi dimensioni e i processi di comunicazione via Rete.

 

Programmando

 

La scintilla che fece “ardere” nuovamente l'universo della programmazione fu il web. La necessità di andare a riempire i vuoti creati dalla nascita di una nuova piattaforma – qual era, sostanzialmente, Internet a metà degli anni '90 – fornì lo spunto a molti informatici e ingegneri del software per lo sviluppo di nuovi linguaggi di programmazione. Nel 1991 Microsoft presentò Visual Basic, seguita poco dopo da Sun Microsystem con Java. Questi due furono i capostipiti di una nuova generazione di linguaggi di programmazione sempre più multidimensionali (nel senso che possono essere utilizzati per diversi scopi) e sempre più tesi verso la multimedialità.

In questo lungo percorso evolutivo, uno degli ultimissimi step è rappresentato dal PHP, un po' l'emblema del linguaggio di programmazione pensato per il web. Ideato nella prima metà degli anni '90 dal danese Rasmus Lerdorf, il PHP (Acronimo ricorsivo di PHP: Hypertext Preprocessor) doveva inizialmente servire per la realizzazione di pagine web dinamiche. Oggi, invece, viene utilizzato soprattutto nella realizzazione di applicazioni web lato server (ovvero relative alla macchina che svolge la funzione di server nell'architettura di rete client-server). Come accade spesso, PHP fa sue alcune delle caratteristiche della semantica e della sintassi di C, integrandole con altri elementi di Perl: il risultato è un linguaggio di alto livello a tipizzazione debole (le variabili non vanno specificate all'inizio), con un buon supporto al paradigma della programmazione ad oggetti.

Non ci si può esimere, infine, dal fare almeno un accenno allo HTML. Pur non essendo un linguaggio di programmazione vero e proprio (è un linguaggio di markup, utilizzato quasi esclusivamente per la formattazione delle pagine web), ha giocato un ruolo fondamentale nello sviluppo della Rete così come oggi la conosciamo e nel determinare gli standard dei vari linguaggi che gravitano attorno a questa galassia. Nella sua ultima formulazione (l’HTML 5) permette agli sviluppatori di integrare nel corpo della pagina un'infinita varietà di elementi multimediali, rendendo l'esperienza della navigazione più ricca e nel contempo più veloce e più fluida.

A cura di Cultur-e
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