In una società in cui è sempre più difficile accettare la morte, come quella in cui viviamo oggi, la tecnologia può aiutarci a ricongiungerci con i nostri defunti. Le basi ci sono già tutte e i primi esperimenti sono stati già fatti, ma non tutti ritengono che sia la scelta giusta. Non stiamo parlando di medium, sedute spiritiche e altre cialtronerie di cui la storia dell'uomo è tristemente piena, ma di ingegneri del software, realtà virtuale (VR) e realtà aumentata (AR). E di un esperimento fatto in Corea del Sud, che è diventato un documentario dal titolo "I met you", "Ti ho incontrato" in italiano. Una madre, Jang, ha potuto rivedere e toccare nuovamente la figlia Nayeon morta quattro anni prima a causa di un incidente stradale, grazie ad un visore e dei guanti per la realtà virtuale. Tutto era ricreato al computer: l'ambientazione, la bambina, la sua voce e le sue movenze e la madre poteva interagire con il simulacro virtuale della figlia morta.
L'esperimento è stato criticato da molti, ma la signora ha dichiarato che per lei è stata una bella esperienza, perché gli è sembrato un sogno che avrebbe voluto fare da quando è morta la figlia, perché ogni volta che la figlia morta appariva nei suoi sogni reali non sorrideva mai. Al contrario, nei sogni della madre, la bambina la guardava sempre con uno sguardo di risentimento. Secondo gli psicologi, che hanno assistito la signora nel momento del dolore, quei sogni erano dovuti al fatto che la donna continuava a darsi delle colpe per la morte della bambina. In quest'ottica, quindi, il sogno virtuale ha permesso alla madre di metabolizzare il lutto. Ma è questo il futuro che ci aspetta? O è solo un esperimento che non avrà seguito?
Resuscitare i morti con la VR: si può già fare
Per realizzare un'esperienza in realtà virtuale come quella alla quale si è sottoposta la signora Jang non ci vuole molto. Servono immagini ad alta risoluzione del defunto, che si trovano ormai senza problemi sui social network, video con audio del defunto, anch'essi presenti sui social, o scambiati tramite servizi di messaggistica istantanea con altri parenti e scansioni tridimensionali del volto e del corpo del defunto, che possono essere fatti sia in vita che post mortem.
Già oggi, quindi, i dati da elaborare per resuscitare virtualmente una persona morta sono di solito disponibili, in abbondanza e di ottima qualità. Poi basta far analizzare il comportamento del defunto sui social ad uno psicologo per ricostruire un profilo del suo carattere e, con esso, creare una personalità virtuale da utilizzare per permettere al personaggio virtuale di interagire con i vivi in modo credibile, ricordando molto da vicino il defunto.
Continuare a vivere con i morti grazie all'AR
Se quello che si può fare oggi già è difficile da accettare per molti, la sua possibile evoluzione lo sarà ancor di più. Se oggi è possibile ricreare una scena in cui una persona viva interagisce in un ambiente virtuale con un defunto, allora è solo questione di potenza di calcolo: prima o poi sarà possibile vivere tutti i giorni dentro la realtà vera, insieme ad una ricostruzione virtuale di chi non c'è più. Lo si potrà fare grazie alla realtà aumentata (AR), che aggiunge all'ambiente reale una ricostruzione virtuale di una persona, che può interagire con noi. E, a questo punto, si possono vivere momenti nuovi insieme a chi non c'è più.
Vado in vacanza con Elvis
La realtà aumentata e la realtà virtuale, come tutte le tecnologie, sono medaglie con due facce. Se molti sono contrari a scenari tecnologici del genere è anche perché aprono le porte a nuovi business, precedentemente impensabili, dall'eticità persino difficile da valutare: vivere esperienze miste reali/digitali con chi nemmeno conosciamo, pagandole. Ad esempio un pacchetto turistico a Memphis, Mississippi, con Elvis Presley che ci fa da cicerone ed esce la sera a ballare con noi. Oppure andare a cena con il vicino di casa, che però è ancora vivo e non ha alcuna intenzione di uscire con noi nella vita reale.
Cosa succede se non si muore più
Infine, c'è da farsi una domanda: se un bambino muore oggi e rivive domani, seppur virtualmente, per volontà dei suoi genitori cosa succederà dopodomani, quando saranno morti anche i genitori? Nel mondo moderno, infatti, un simulacro digitale può sopravvivere per sempre e con bit digitali è possibile costruire intere realtà parallele in VR. Può sembrarci uno scenario lontano, possiamo credere che sia ancora presto per preoccuparcene, ma non è così per due motivi.
Il primo è che la tecnologia c'è già tutta e a breve sarà anche economica: grazie all'integrazione tra 5G e fibra ottica ad altissime prestazioni, che sta già avvenendo, tra pochissimi anni sarà normale vivere esperienze di realtà aumentate nei musei e all'interno dei luoghi di interesse culturale. Subito dopo toccherà ai parchi gioco. Il passaggio dal pubblico al privato sarà solo una questione economica: alcuni potranno permetterselo prima, altri dopo, prima o poi sarà alla portata di tutti. Il secondo è che, già oggi, abbiamo a che fare con la sopravvivenza digitale di chi muore: è il caso degli account commemorativi di Facebook, i profili "In memoria di" che possono restare attivi anche dopo la morte di un utente, se l'utente ha fatto determinate scelte in vita. Account commemorativi sui quali gli amici e i parenti possono continuare a scrivere messaggi, pubblicare video, foto e altri ricordi. Account che, si spera, nessun hacker avrà mai la voglia e il coraggio di violare.
18 maggio 2020