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Segnali di crisi? Da Groupon a LetsBonus , come cambia il fenomeno dei coupon online

Dopo gli entusiasmi iniziali, sembra che il mercato dei buoni sconto digitali sia in declino. La prima realtà a cedere è Groupon

Offerta sul sito di Groupon.com

 

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Faccia un passo avanti chi non ha mai acquistato un coupon online o non conosca qualcuno che l’abbia fatto. Nel giro di pochi anni, portali come Groupon, Groupalia, LetsBonus, Acquisti on Line, Planet Coupon, PoinX sono stati visitati e utilizzati da utenti di tutto il mondo, diventando punti di riferimento per consumatori virtuali attenti al risparmio. I motivi del successo? La crisi economica e un sistema di codici sconto geolocalizzati per l’acquisto di prodotti e servizi ‘da nababbo’ a prezzi stracciati. Ad aiutare l’ascesa dei coupon digitali è stata anche una strategia di promozione targettizzata, condotta presso social network (soprattutto Facebook e Twitter) e siti ad alta frequentazione (Google, Yahoo, ecc.).
 
L’e-commerce diventa social
Il primo soggetto ad affacciarsi sul mercato è Groupon.com. A fondarlo nel 2008 è Andrew Mason, un ventinovenne di Pittsburgh che intende creare gruppi d’acquisto online in grado di fare massa critica e abbattere i prezzi. Come? Invitando le aziende a scontare beni e servizi del 50% o più e considerando la promozione valida solo al raggiungimento di un numero minimo di acquirenti. Il vantaggio così è reciproco: le aziende si garantiscono la vendita dei prodotti in quantità elevata e i consumatori possono regalarsi un massaggio indiano, un weekend romantico o la cena di uno chef famoso. Il sistema sembra funzionare: il sito di Groupon cresce in tempi record, arrivando a valere un miliardo di dollari nei primi 16 mesi (solo YouTube ha raggiunto risultati simili, in 12 mesi). Nasce così quello che viene chiamato social shopping, che cambia il nostro modo di comperare. Se prima dovevamo toccare con mano prima di aprire il portafoglio, adesso una buona pubblicità online e prezzi imbattibili rendono tutto desiderabile e pronto all’acquisto. E più si è, meglio è per tutti. Il modello di business di Groupon viene presto clonato da altri siti di successo, come ad esempio le spagnole Groupalia e LetsBonus (quest’ultima leader nel sud Europa e in America Latina), e il 63% dei navigatori del Web partecipa ai gruppi d’acquisto in digitale. Il fenomeno delle promozioni via Internet conquista anche il nostro Paese. ComScore, società specializzata nell’analisi delle tendenze dell’e-commerce, nel febbraio del 2011 nomina l’Italia ‘regina dei coupon online’ e l’Europa il secondo mercato digitale del mondo, dopo l’Asia Pacifica. 
 
Il crollo di Groupon
Nonostante gli entusiasmi iniziali, oggi non tira una buona aria per i siti di social e-commerce. Nel secondo trimestre del 2012 Groupon registra una caduta del 7%. E a settembre le sue quotazioni vengono travolte dalla fuga di investitori. Pare che il colosso della vendita di sconti via Web abbia perso l’80% del suo valore in 9 mesi. Se a novembre del 2011 il titolo era scambiato a 20 dollari, con una quotazione considerata seconda per valore a quella di Google nel 2004, oggi è sceso a 4,80 dollari. In realtà, già nel 2010 Groupon aveva registrato perdite per 181 milioni e nel 2011 mostrava segni di rallentamento nella crescita dei suoi ricavi, oltre che conti poco soddisfacenti. A sentire il parere degli analisti, la questione sarebbe strutturale: il settore dei coupon virtuali avrebbe raggiunto il suo punto di maturità. 
 
Sul Web, il vantaggio del buono sconto diventa un problema 
Secondo il Ceo di LetsBonus, Miguel Vicente Verdoy, non si può parlare di un declino del settore, ma di nuove abitudini di acquisto, in cui “si comprano più viaggi a corto raggio e meno con destinazioni lontane, o si preferiscono i ristoranti con menù tutto compreso”. In realtà, i rischi dell’e-commerce sociale si fanno sentire e nella corsa al ribasso a rimetterci sono sia le aziende che i consumatori. I gestori si sono accorti che alla fine i conti non tornano, per mancati introiti causati dalla drastica riduzione dei prezzi e per le spese sostenute per aderire ai portali online. In parte perché costretti dalle difficoltà economiche, in parte perché affascinati dall’opportunità di un guadagno facile, le imprese hanno cominciato a diminuire in creatività e qualità del servizio. I consumatori, a loro volta, hanno cominciato a diffidare dei prodotti venduti tramite coupon digitale, delusi da servizi non all’altezza delle loro promozioni o scioccati dopo vere e proprie fregature. Molti utenti non sono più tornati nei locali conosciuti con i gruppi d’acquisto online e oggi non si fidano più – o molto meno – dei luoghi che li promuovono. 
Che sia per una saturazione del mercato o per un servizio non più soddisfacente per utenti ed esercenti, sembra che lo shopping dei coupon online abbia i giorni contati.
 
23 novembre 2012

A cura di Cultur-e
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