L'ultimo esempio italiano risale, purtroppo, al terribile terremoto che ha colpito l'Italia centrale nella seconda metà di agosto 2016. Grazie ai social network sono arrivate le prime notizie e le prime immagini della devastazione, permettendo di capire immediatamente la gravità della situazione e fornire le prime indicazioni sia alla popolazione sia ai soccorritori della prima ora. Una macchina ormai rodata, capace di funzionare tanto in Italia quanto all'estero. In caso di emergenza (che si tratti di attacchi terroristici dell'ISIS come a Parigi o in Nigeria o di una catastrofe naturale) i social network ricoprono un ruolo sempre più importante.
Bisogna, però, fare attenzione. Anche se utili, i social network sono "animali" difficili da domare, anche e soprattutto in caso di emergenza. Può così accadere che comunicazioni contrastanti si sovrappongano l'una con l'altra e si ha difficoltà a discernere quale sia la verità e quale la bufala. Oppure che notizie inventate di sana pianta siano accolte come "oro colato" dagli internauti, scatenando panico tra gli utenti della Rete e non solo. Insomma, quando si comunica l'emergenza (anche e soprattutto al tempo dei social) è necessario non perdere mai di vista il faro della verità e delle notizie verificate e verificabili.
L'allerta corre sul filo dell'hashtag
Nella comunicazione dell'emergenza, Twitter ricopre da sempre un ruolo fondamentale. Grazie all'immediatezza del mezzo di comunicazione, alla massiccia presenza di account verificati (e quindi attendibili) e all'utilizzo degli hashtag, la piattaforma di microblogging è una delle fonti primarie sia per i soccorritori sia per gli organi di informazione. Sono gli hashtag, in particolare, a permettere una comunicazione d'emergenza efficace ed efficiente: le parole evidenziate permettono di individuare immediatamente i temi pregnanti e raggrupparli tematicamente e temporalmente.
L'esempio #SocialProCiv
Il ruolo che i social potrebbero (e dovrebbero) ricoprire in caso di emergenza è dato dall'iniziativa #SocialProCiv, una rete di fonti affidabili e vicine alla Protezione Civile e riconoscibili attraverso l'omonimo hashtag. Con questo progetto, la Protezione Civile vuole dare il via alla nascita di un protocollo che consenta di riconoscere con maggior facilità le notizie vere da quelle inventate di sana pianta. Chi vi aderisce, si pone l'obiettivo di aiutare a rendere più riconoscibile, chiara, utile e omogenea la comunicazione sui social media in ambito di protezione civile agli utenti.
Reperibilità
Le reti sociali, però, sono utili anche nel riconoscimento dei sopravvissuti o nell'individuazione dei dispersi. Come accaduto spesso in caso di attentati terroristici o tragedie naturali, Facebook attiva la modalità SAfety Check per tutte le persone localizzate nell'area dell'incidente. Effettuando il check in attraverso l'app per smarthpone, gli utenti potranno comunicare ai loro amici, conoscenti e contatti che stanno bene e, in quel momento, non corrono alcun pericolo.
I social, però, sono utili anche in un altro senso: consentono di diffondere rapidamente foto e filmati, così da rendere facilmente riconoscibili persone scomparse o irrintracciabili. Facebook e Twitter, ad esempio, sono utilissimi per ritrovare persone che hanno fatto perdere le loro tracce o non vogliono farsi trovare: basta una foto condivisa sulla propria bacheca e la richiesta di massima diffusione. Nel giro di qualche giorno l'immagine avrà raggiunto migliaia e migliaia di persone, facilitando così il compito degli inquirenti.
Il manifesto SMEM
Come detto, però, la comunicazione d'emergenza deve essere fatta con criterio, seguendo regole, strategie e codici comunicativi ben precisi. Per questo motivo nasce lo SMEM Manifesto, un protocollo per gestire al meglio la comunicazione nei casi di emergenza. Rivolto ai cittadini, SMEM vuole in qualche modo "codificare" gli scambi di messaggi tra cittadini e istituzioni, in modo da creare una catena comunicativa che sia allo stesso tempo efficiente e affidabile.
Nel Manifesto SMEM ogni cittadino ricopre il ruolo di sensore, sempre pronto a inviare segnali d'allerta (messaggi e aggiornamenti social) in caso di emergenza di qualunque tipo. Ciò non vuol dire, però, che chiunque possa dire ciò che vuole: ogni cittadino che accetta di entrare a far parte della "rete di sensori" deve accettare l'etica SMEM e far sì che ogni messaggio, ogni segnalazione sia verificabile in ogni istante. Solo in questo modo si potrà fornire un servizio utile non solo alle autorità, ma anche a tutte le persone vittime dell'emergenza.