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La censura su Internet ai tempi di Scientology

Il rapporto tra la Rete e la fede religiosa fondata da Ron Hubbard non è mai stato dei migliori. Tanto che la censura è stata un'arma utilizzata spesso e volentieri

Scientology è stata spesso fatta oggetto di critiche sul web

Cosa accomuna tra loro Wikipedia, Wikileaks, il movimento degli Anonymous e le leggi per la protezione del diritto d'autore? Poco o nulla, si potrà pensare. E invece qualcosa che lega, e anche molto strettamente, c'è. E risponde al nome di Scientology. La chiesa, setta per alcuni, fondata dallo scrittore di fantascienza Ron Hubbard a Los Angeles a metà anni '50 guarda alla Rete un po' in cagnesco, timorosa che in qualche modo possa lederne l'immagine e la reputazione.

 

Ron Hubbard nel 1950

 

E dire che, agli albori di Internet, gli stessi vertici di Scientology pensavano che un corretto utilizzo del web poteva avere effetti positivo sulla diffusione del movimento religioso.

A tutti gli scientologist sul web

Nel maggio 1994 tutti i fedeli dotati di connessione alla Rete ricevettero una mail, a firma di Elaine Siegel, che incitava a utilizzare Internet per fare opera di proselitismo. “Vorrei che ognuno di voi si impegnasse – si leggeva nella missiva elettronica – a postare almeno una volta a settimana (o più volte, se volete) qualcosa di positivo a proposito di Scientology. Se 40 o 50 di voi riuscissero a pubblicare qualcosa su Internet più volte a settimana, riusciremmo a mettere a tacere gli ex membri in poco tempo. È piuttosto semplice, insomma”.

La realtà della Rete, però, era un fenomeno molto più ampio e complesso di quanto immaginato. E gli scientologist non si fecero scrupoli a ricorrere all'arma della censura pur di eliminare materiale scottante dal web.

Cambio di prospettiva

La luna di miele tra il web e Scientology non è durata poi molto. “È una storia vecchia – si è affrettata a dire una portavoce del movimento religioso riferendsi alla mail della Siegel. Quel messaggio non riflette minimamente l'approccio odierno che la Chiesa (gli adepti sono soliti riferirsi a Scientology con l'appellativo di Church, Chiesa in italiano) mantiene con i professionisti dell'IT né il modo in cui Internet viene utilizzato per diffondere informazioni sul nostro conto”.

 

Sede messicana di Scientology

 

In effetti, a sentire alcuni esperti del web, Scientology ha cambiato radicalmente la propria opinione a proposito di Internet: da risorsa da utilizzare a proprio favore è diventato una specie di nemico da cui difendersi. “Sono una sorta di innovatori nel trovare nuovi modi di censurare i contenuti presenti in Rete” ammette David Poulter, professore dell'Università di Bristol e membro della divisione britannica di Wikimedia, la fondazione che gestisce ed edita Wikipedia.

“Sono stata la prima organizzazione ad essere bandita dalla nostra piattaforma. Ci siamo accorti – continua Poulter – della presenza di molti account che si occupavano di editare diverse voci dell'enciclopedia per mettere in risalto gli aspetti positivi di questo credo religioso e cancellare le critiche negative”. Da qui la decisione, risalente al 2009, di impedire che account riconducibili a Scientology potessero ancora mettere mano alla voce sull'enciclopedia digitale.

La censura, in questo caso, ha seguito un percorso inverso.

Pressioni

Wikipedia non è l'unico sito ad essere finito sotto la lente d'ingrandimento del movimento religioso nato dalle righe di Dianetics. Molti altri siti, infatti, sono stati oggetto di contenziosi legali per aver ospitato contenuti anti-Scientology. Nella gran parte dei casi, la Chiesa si rivolgeva direttamente agli ISP (Internet Service Provider, le organizzazioni che forniscono servizi legati ad Internet come spazio per ospitare siti web) per ottenere la chiusura del sito incriminato. La censura 2.0 era servita su un piatto d'argento.

 

Un'immagine delle proteste davanti alla sede di New York

 

La tattica adottata dal team legale di Scientology segue più o meno questa falsariga. Forte del Digital Millennium Copyright Act (DMCA), Scientology chiede la chiusura di quei siti che ospitano materiali di loro proprietà come documenti relativi alla vita degli scientologist e presunte “scritture segrete”. In molti casi gli ISP, onde non incorrere in grane legali, chiudono il sito senza porsi troppe domande.

Solo in un caso Scientology non è riuscita nel proprio intento. Si tratta del sito web xenu.net, realizzato da uno dei fuorisciti da Scientology e ospitato in Norvegia (per questo al di fuori della giurisdizione del DMCA).

Scontro con titani

Negli ultimi anni Scientology ha avuto a che fare con due veri e propri titani dell'universo Internet. Da un lato si è confrontata con Google, dall'altro ha provato a bloccare una fuga di documenti promossa dall'allora neonata Wikileaks di Julian Assange. In entrambi i casi, i risultati sono stati tutt'altro che positivi.

Grazie ad un pressante lavoro di lobbying, Scientology ha provato ad ottenere un trattamento di favore dal motore di ricerca di Mountain View, chiedendo la cancellazione di alcuni siti troppo critici nei loro confronti dai risultati delle ricerche. Si vocifera addirittura di un incontro con Sergey Brin, finito però con un buco nell'acqua. Entrambe le parti, però, hanno smentito che questo incontro si sia mai tenuto.

L'affaire Wikileaks, invece, ha riscontri molto più reali. Nel 2008 la creatura di Julian Assange ospitò moltissimi documenti riservati di Scientology e molti altri che gettavano ombre sul comportamento dei vertici della Chiesa e su presunte brutalità – psicologiche e fisiche – commesse ai danni di alcuni adepti. Scientology provò a bloccare la pubblicazione dei documenti con un'azione legale – la prima per la giovane Wikileaks – che ovviamente non ottenne alcun risultato.

Tutto tranne Internet

Come sottolinea il dottor Poulter, l'influenza di Hubbard e della sua dianetics all'interno di Scientology è ancora molto forte. “Hubbard ha detto ai suoi seguaci come fare ogni cosa. Ma non come relazionarsi ad Internet”. E forse proprio per questo motivo, il web viene vissuto un po' come un elemento esterno alla vita degli scientologist e alla loro fede.

 

Alcuni manifestanti di Anonymous di fronte una sede di Scientology

 

E non è un caso, probabilmente, che la prima manifestazione di massa contro Scientology e le sue pratiche sia nata proprio sul web ad opera degli hacktivist di Anonymous. Tra il 2008 e il 2010 vari gruppi di attivisti web protestarono di fronte le sedi statunitensi ed europee della Chiesa. Decine e centinaia di persone, indossando la maschera tipica degli Anonymous, stazionarono per giorni davanti i portoni d'ingresso delle varie chiese, urlando slogan, mostrando cartelli e ottenendo un discreto seguito mediatico.

 

11 ottobre 2013

A cura di Cultur-e
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