Settanta anni, una laurea in ingegneria civile, un passato nell'Esercito Popolare di Liberazione della Repubblica Popolare Cinese e un patrimonio personale di poco inferiore al miliardo di dollari. Questo l'identikit, molto stringato a dir la verità, di uno degli uomini più potenti e influenti della Cina e del mondo delle telecomunicazioni mobili. Il suo nome è Ren Zhengfei ed è il creatore – oltre che attuale presidente e CEO – di Huawei, leader mondiale nel settore delle infrastrutture per le telecomunicazioni e terzo produttore di smartphone al mondo.
La vita prima di Huawei
Figlio di un preside di una scuola primaria e nipote di un famoso cuoco cinese della seconda meta del XIX secolo, Ren Zhengfei è nato nel 1944 a Guizhou, nella Cina centromeridionale. Ren Moxun, padre del fondatore di Huawei, giunse nella provincia periferica cinese negli anni immediatamente precedenti la Seconda Guerra Mondiale, quando venne arruolato per lavorare nelle fabbriche di armi del Kuomintag, il Partito Nazionalista cinese che combatteva contro gli invasori giapponesi. Qui conobbe la sua futura moglie (la madre di Ren Zhengfei) da cui ebbe ben sette bambini.
Ren Zhengfei è il primo dei sette fratelli e, a differenza di molti coetanei cinesi, visse l'infanzia in una situazione di spensieratezza. Dopo la guerra civile cinese il padre divenne preside della scuola superiore di Duyun, mentre la madre era tra le insegnanti con maggior anzianità all'interno dello stesso istituto.
Dopo aver completato gli studi superiori, il fondatore di Huawei si iscrisse alla facoltà di ingegneria civile e architettura dell'Università di Chongqing. Conseguita la laurea a metà degli anni '60, si arruola nelle fila dell'Esercito Popolare di Liberazione, dove collabora con l'unità di ricerca e sviluppo dell'Information Technology. Nonostante il suo impegno e la sua abnegazione, Ren Zhengfei non riesce a diventare un graduato né ad iscriversi al Partito Comunista cinese a causa della sua estrazione sociale e dell'adesione dei genitori – il padre in particolare – al Kuomintag negli anni della guerra civile.
Questo ostracismo non impedisce a Ren Zhengfei di eccellere nel campo della ricerca scientifica e di distinguersi come uno degli scienziati più proficui dell'intera unità di ricerca e sviluppo dell'Esercito della Cina. Nel 1978 partecipa Conferenza Nazionale delle Scienze in qualità di delegato dell'Esercito Popolare di Liberazione, mentre qualche anno più tardi è costretto a congedarsi a causa di un forte taglio al personale militare.
La vita dopo Huawei
Nel 1987, dopo una brevissima esperienza lavorativa con lo Shenzhen South Sea Oil, decide di fondare una propria società, attiva nel settore delle infrastrutture e gli apparati per le telecomunicazioni. Nasce così Huawei, piccola realtà regionale divenuta con il tempo leader mondiale del settore. Oggi Ren Zhengfei controlla appena lo 1,42% della società ed ha un patrimonio personale stimato attorno al miliardo di dollari. Ancora oggi Ren Zhengfei mantiene il controllo della sua creatura, ricoprendo contemporaneamente il ruolo di Presidente e CEO.
I rapporti con il Partito
In seguito alla sua trasformazione in imprenditore, Ren Zhengfei è finalmente ammesso all'interno del Partito Comunista cinese. Ne diventa membro in seguito al congedo e, in veste di rappresentante degli imprenditori, prende parte al XII Congresso Nazionale del Partito Comunista Cinese. Tra le altre cose, Ren Zhengfei è responsabile per i programmi di sviluppo cooperativo delle zone interne della Cina.
Mentre sul fronte locale i rapporti con il Partito Comunista e con l'Esercito hanno in qualche modo avvantaggiato l'ascesa di Huawei, a livello internazionale ne stanno frenando fortemente le possibilità di crescita. Gli apparati telecomunicativi Huawei, ad esempio, non sono ammessi in India, mentre Paesi come Stati Uniti, Giappone e Gran Bretagna provano a limitarne le mire espansionistiche con misure di varia natura. Negli USA, ad esempio, Huawei non ha potuto portare a termine l'acquisizione di 3Com, mentre il Comitato di Intelligence e Sicurezza della Gran Bretagna ha sconsigliato l'utilizzo di apparati cinesi per il timore che possano essere utilizzati con finalità spionistiche.