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La biografia di Kim Dotcom

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Eccessivo, dirompente, sfrontato. Questi tre aggettivi aiutano a definire abbastanza correttamente la figura di Kim Dotcom, informatico tedesco dalla biografia... mega

Kim Dotcom

Se non dovesse passare alla storia per le sue imprese informatiche, verrà sicuramente ricordato per il suo stile di vita al di sopra delle righe. Eccessivo, sfrontato, senza peli sulla lingua, con un fisico che difficilmente passa inosservato (biondo, alto 2 metri per 140 chilogrammi di peso) Kim Dotcom ha monopolizzato per parecchi tempo l'attenzione della stampa internazionale per le sue imprese da hacker e imprenditore tecnologico. Già a metà anni '90 (poco più che ventenne) vantava in Germania diverse condanne sospese per reati informatici. Un “vizietto” che non sembra aver perso, come ci insegna la storia di Megaupload. Sia come sia, la sua resta una biografia... mega. Anzi, una mega biografia.

Gli anni tedeschi

Nato a Kiel (Germania Ovest) il 21 gennaio 1974, il giovane Kim Schmitz (questo il suo vero nome) mostra sin dalla più giovane età una certa affinità con il mondo dell'informatica e di Internet. Dopo aver abbandonato gli studi al termine delle scuole superiori, Kim dedica parecchio tempo all'informatica, alla programmazione e alle tecniche di hacking. Agli inizi degli anni '90 il suo nome inizia a girare negli ambienti hacker della Germania appena unita grazie ad alcune imprese informatiche di “tutto rispetto”. Protetto dal nickname Kimble, Kim Schmitz riesce a bucare uno dopo l'altro i sistemi di sicurezza della NASA, del Pentagono e del gruppo bancario Citibank. Nel 1994 venne quindi arrestato - e rilasciato dopo un mese - con diversi capi di imputazione legati a reati informatici e telematici. Il giudice lo condannò a 2 anni di reclusione, ma la pena venne sospesa perché l'imputato era troppo giovane.

 

Un giovanissimo Kim Dotcom,
  al secolo Kim Schmitz

 

Schmitz decide quindi di buttarsi nel mondo dell'imprenditoria informatica e, nel giro di pochi anni, riesce a costruire una vera e propria fortuna. Nel 2001 la Kimvest raggiunge la valutazione record di 200 milioni di dollari e Schmitz decide di entrare nel magico mondo di Internet investendo 375mila euro nel sito web letsbuyit.com, ormai sull'orlo del fallimento. L'informatico annuncia alla stampa la sua intenzione di investire ben 50 milioni di dollari sul rilancio della società e le reazioni del mercato non tardano ad arrivare. La quotazione di Let's Buy It balza alle stelle e nel giro di poche ore Schmitz realizza un guadagno di 1,5 milioni di euro rivendendo la sua quota. Peccato che, nella giurisdizione internazionale, questo comportamento sia ritenuto illegale: Kim Dotcom (anche se il suo nome non era ancora questo) viene accusato di insider tranding (sfruttare informazioni riservate per alterare l'andamento dei mercati dei titoli) e sfugge in Indonesia per evitare l'arresto. La fuga dura fin quando le autorità indonesiane decidono di intervenire, riconsegnandolo alla Germania. Nel corso del processo, Dotcom viene condannato a 20 mesi di reclusione, ma anche in questo caso la pena è sospesa.

Il suo secondo soggiorno nelle patrie galere, comunque, ottiene un effetto concreto: l'informatico decide di dire addio alla sua Madre Patria e si trasferisce ad Hong Kong, dove cambia nome in Kim Dotcom.

Gli anni dell'esilio

Nella sua nuova patria asiatica, Kim Dotcom continua a muoversi con parecchia disinvoltura nel mondo dell'imprenditoria informatica. Nel 2005 fonda Megaupload, servizio di file sharing e file hosting che consente agli utenti di tutto il mondo di condividere file di ogni tipo: dai documenti di testo alle immagini, dai programmi informatici a film e cd musicali. In questo immenso calderone finiscono file “innocui”, ma anche moltissimo materiale protetto da copyright.

 

Kim Dotcom in vacanza

 

Nel giro di pochi mesi Megaupload diviene un successo di livello mondiale, arrivando ad attirare le attenzioni - tutt'altro che positive - delle major musicali e delle case cinematografiche statunitensi. Parte così una lunga ed estenuante battaglia legale, fatta di denunce e ricorsi, di minacce e vendette. La storia si conclude in Nuova Zelanda, dove Kim Dotcom si era trasferito a partire dal 2008.

 

 

Nella notte tra il 20 e 21 gennaio 2012, 76 uomini dei reparti scelti della polizia neozelandese - con il supporto determinante di alcuni uomini dell'FBI - arrestarono Kim Dotcom nel corso di un blitz notturno all'interno della sua abitazione. L'informatico tedesco venne portato nella prigione di Mt. Eden, dove restò fino al 22 febbraio quando venne rilasciato su cauzione. In concomitanza con il blitz notturno, a Kim Dotcom vennero sequestrati beni per diversi milioni di dollari e congelati conti bancari e asset societari per un valore di poco inferiore ai 200 milioni di dollari.

Il ritorno

Il periodo di riposo forzato, però, finisce ben presto. Appena uscito dal carcere, Kim Dotcom inizia a lavorare su un progetto che gli balenava in mente dai tempi di Megaupload: realizzare un servizio di cloud storage assolutamente sicuro. Sono mesi di lavoro febbrile e ininterrotto che portano alla creazione del servizio cloud Mega.co.nz (inizialmente doveva essere me.ga, ma le autorità del Gabon bloccarono sul nascere l'iniziativa di Kim Dotcom). Mega offre gratuitamente ai suoi iscritti fino a 50 Gigabyte di spazio di archiviazione, sistema di criptazione a 2.048 bit e molti altri servizi.

Nelle ultime settimane kim Dotcom è tornato a far parlare di sé, lanciando il servizio di streaming musicale Baboom.

La vita privata

Kim Dotcom ha condotto e conduce uno stile di vita piuttosto lussuoso. Amante delle belle auto, delle mega-ville e di immensi yacht, l'informatico di origine tedesca non ha mai lesinato negli acquisti e nei party. Nel 2000, in occasione del Gran Premio di Formula 1, spese ben 1 milione di dollari in feste e ricevimenti nel porto del Principato di Monaco a bordo di un panfilo da 60 metri circa.

 

Kim Dotcom a Roma con una Mercedes targata MAFIA

 

Nel 2012, quando la polizia fece irruzione nel complesso residenziale dove risiede tuttora, nel garage vennero trovate almeno 18 auto di lusso per un valore totale di circa 5 milioni di dollari.

Un discorso a parte merita la magione che ospita lui e la sua numerosa famiglia (Dotcom è sposato con la neozelandese Mona ed hanno cinque bambini). Il complesso residenziale, sito 30 chilometri a nord di Auckland, occupa una superficie di oltre 2.300 metri quadri ed ha un valore di 30 milioni di dollari neozelandesi (al cambio equivalgono a 18 milioni di euro).

Una vita da film

Nonostante non abbia ancora compiuto 40 anni, Dotcom ha avuto una vita piuttosto impegnativa e interessante. Così interessante che alcuni produttori e registi indipendenti sarebbero pronti a realizzarci un documentario.

Alcune fonti hollywoodiane danno i produttori (nonché conoscenti di Dotcom) Donovan Leitch e Alex Mardikian da tempo in contatto con il regista Marc Levin. I tre vorrebbero realizzare un documentario - dal titolo provvisorio Mega Conspiracy, la mega cospirazione - che parli di Kim Schmitz, ma non solo.

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Kim Dotcom qualche mese fa

 

Il documentario dovrebbe raccontare la lotta che si sta svolgendo sottotraccia per il controllo della Rete; lotta nella quale Kim Dotcom avrebbe giocato un ruolo fondamentale nel tentativo di tenerla libera e indipendente. Per ora il materiale a loro disposizione è composto da alcune interviste di Dotcom per diverse decine di ore di girato.

Per ora questo è quanto trapelato dagli ambienti vicini all'informatico di origine tedesca. Le sorti del film-documentario restano comunque incerte: ancora non si è trovato qualcuno disposto a distribuirlo nelle sale e pare che lo stesso Dotcom non sia tanto convinto di ricoprire questo ruolo.

 

1 ottobre 2013

A cura di Cultur-e
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