Ha salutato tutti nel modo a lui più consono: con un lungo post su The dish, il blog che lui stesso ha fondato oltre 13 anni fa e che ora ha chiuso i battenti. Andrew Sullivan, commentatore politico statunitense di origine britannica, è tra i pionieri del web 2.0: tra i primi in assoluto ad aprire e mantenere in vita un blog, è stato capace di dar vita a un nuovo modo di analizzare e commentare la politica nazionale e internazionale. Penna sagace e poco incline ai compromessi, Sullivan ha spiegato a lungo le motivazioni che l'hanno portato a una scelta dura, ma ormai necessaria. “Voglio farvi sapere – afferma il blogger di origine britannica – che ho deciso di smettere di avere un blog. […] Sono un essere umano prima di uno scrittore e uno scrittore prima di un blogger: sebbene sia stata una gioia e un privilegio essere un pioniere di una nuova forma di scrittura, ho desiderio di altre, più vecchie forme”.
Come affermato dallo stesso Andrew Sullivan, essere autore di un blog come The dish è esaltante e allo stesso tempo estenuante: non lascia tempo spazio ad altre attività professionali, né tanto meno per costruirsi una vita privata. Per questo, spiega il commentatore politico statunitense, è arrivato il momento di aprire una nuova fase della sua vita, più lenta e a misura d'uomo. “Voglio ricominciare a leggere; avere un'idea e farla maturare senza essere costretto a scriverne in fretta e furia sul blog – continua ancora Sullivan su The dish. Voglio avere più tempo da trascorrere con i miei cari: i miei genitori e mio marito in testa”.
Una decisione improvvisa e che ha scosso non poco l'opinione pubblica internazionale, che riconosce ad Andrew Sullivan il merito di aver anticipato e precorso i tempi, dando vita a una nuova forma di giornalismo. Una scelta ancora più difficile da comprendere se si leggono i dati relativi agli ultimi due anni di vita dei The dish: una campagna di finanziamenti da oltre 1 milione di dollari e 30mila sottoscrittori; un milione di lettori unici mensili e profitti in crescita del 17%.
Chi è Andrew Sullivan
Nato il 10 agosto 1963 a South Godstone, nel Surrey (Inghilterra), Andrew Michael Sullivan (questo il suo nome completo) è uno scrittore, giornalista e blogger residente negli Stati Uniti. Tra i primi a comprendere le potenzialità del web 2.0 e dei blog, apre il suo diario digitale nei primi mesi del 2000 “commentando in diretta il riconteggio dei voti delle elezioni presidenziali e spiegando praticamente a tutti cosa fosse un blog”. Cresciuto in Inghilterra in una famiglia cattolica, si trasferisce negli Stati Uniti nel 1984 e risiede ora a Provincetown, nel Massachusetts. Dichiaratamente omosessuale, è politicamente schierato su posizioni conservatrici, ma con idee liberal sui temi sociali, matrimoni gay, liberalizzazione della marijuana e riforma sanitaria.
La biografia di Andrew Sullivan
Nato a South Godstone, Andrew Sullivan si trasferisce ancora giovanissimo a East Grinstead, nel West Sussex. Frequenta e si diploma presso la Reigate Grammar School, per poi iscriversi al Magdalen College di Oxford. Qui ottiene un Bachelor of Arts (equivalente alla nostra laurea triennale in materie umanistiche) in storia e lingue moderne. Concluso il primo ciclo di studi universita si trasferisce negli Stati Uniti, dove frequenta le università più rinomate con ottimi risultati. Nel 1986 ottiene un Master in Amministrazione pubblica dalla John F. Kennedy School of Government di Hardavard, mentre quattro anni dopo conclude il suo dottorato in Scienze politiche con un lavoro sulle tesi politiche di Michael Oakeshott.
La brillante carriera accademica gli permette di accedere, senza troppe difficoltà, al mondo del giornalismo politico statunitense. Dopo aver scritto e diretto per cinque anni la rivista conservatrice “The new Republic” ed aver pubblicato diversi libri si dedica all'editoria web. Come già detto, è tra i primi a comprendere le potenzialità del web 2.0: con il suo blog The dish commenta quotidianamente (o quasi) gli accadimenti politici statunitensi e non solo, attirando l'attenzione del pubblico e di altre testate online. Per diversi anni si appoggia alle piattaforme online di diverse testate – tra queste Time, The Atlantic e The Daily Beast – per poi diventare autonomo a partire dal 2013.