È capitato a tutti (o quasi) di dover interrompere una telefonata perché la batteria del cellulare era scarica. E con gli smartphone la situazione è addirittura peggiorata: belli e utili, sono delle vere e proprie sanguisughe per le batterie. C’è chi ha provato a tamponare la situazione comprando una batteria di riserva oppure portando sempre con sé il caricatore nella speranza di trovare una presa della corrente nel momento del bisogno. Ma non sempre si è così fortunati e il rischio di rimanere “isolati” dal mondo è altissimo. Una soluzione potrebbe arrivare dai nostri piedi umani. In diverse parti del mondo, Italia compresa, si stanno studiando dei metodi basati sulle nanotecnologie per trasformare l’energia cinetica prodotta mentre camminiamo in energia elettrica, sfruttando le capacità dei cristalli piezoelettrici di accumulare energia statica e di trasformarla in “carburante” per i nostri dispositivi mobili.
Uno di questi progetti è stato sviluppato in Kenya da Anthony Mutua, giovane laureato presso il Mombasa Polytechnic University College. La soluzione proposta dal giovane keniota prevede l’installazione nella suola delle scarpe di cristalli piezoelettrici, che riescono a produrre e accumulare energia se compressi.
La pressione generata dai passi viene quindi trasformata in energia elettrica alla quale fare ricorso nel caso in cui il cellulare resti con poca carica. Basterà collegare il giusto adattatore alla scarpa e ricaricare, così, la nostra batteria.
Un altro possibile metodo è stato ideato da quattro ragazze dell’istituto “C. Salutati” di Montecatini Terme nell’ambito dell’InvFactor, un concorso riservato alle scuole superiori italiane volto a valorizzare nuovi talenti in ambito scientifico-tecnologico. Irene Chirico, Giulia Tuci, Alessia Nannini e Cecilia Pellegrini: sono questi i nomi delle quattro giovani “scienziate” che hanno avuto l’idea di trasformare l’energia meccanica generata mentre si fa jogging in energia elettrica utile per ricaricare il cellulare e lo smartphone. Il segreto sta in un piccolo magnete mobile, avvolto da un solenoide grande pochi centimetri e sistemato nel tacco della scarpa. Il movimento del piede provoca lo spostamento del magnete e di conseguenza genera una variazione del campo magnetico all’interno del solenoide. Si riesce in questo modo a produrre energia elettrica. Hermes, questo il nome dato dalle ragazze alla loro invenzione, è stata realizzata con il supporto della professoressa Maria Carmela Foti e di un calzaturificio del centro Italia, senza dimenticare la collaborazione del professor Palleschi dell’Istituto di chimica dei composti organometallici (Iccom) del Cnr di Pisa.
Ma l’energy harvesting (letteralmente raccolta di energia) ha parecchi estimatori anche negli Stati Uniti. Lo dimostra, ad esempio, il progetto nPower PEG, presentato al CES di San Francisco nel 2011. Si tratta di un cilindro in titanio dal peso di 300 grammi che potremmo tenere in borsa o nello zaino mentre camminiamo: grazie all’energia cinetica prodotta, infatti, saremo in grado di accumulare energia elettrica nella batteria al litio da 1000 mAh presente nel cilindro.
Avremo così a disposizione una riserva di carica utile per tutti i dispositivi mobili (non solo cellulari e smartphone, ma anche lettori mp3 e altre decine di oggetti). Lo nPower PEG costa circa 160 dollari e per ogni 25 minuti di camminata accumula energia sufficiente per effettuare una chiamata di un minuto con un iPhone.
17 marzo 2013