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L'adozione dello standard ODF in Italia e nel resto del mondo

Sono sempre più gli enti internazionali, nazionali e locali che adottano lo standard ODF all'interno dei loro uffici. Scopriamo insieme quali

Standard ODF

Nonostante Microsoft Office continui ad essere la suite di programmi di applicativi d'ufficio più utilizzata sia in ambito business sia in ambito casalingo, sono sempre di più le amministrazioni pubbliche che spingono affinché lo standard ODF venga adottato all'interno di tutti gli uffici pubblici e non solo. Un modo per abbattere uno dei tanti oligopoli presenti sul mercato informatico mondiale, permettendo a singoli cittadini, società ed enti pubblici di risparmiare cifre considerevoli in licenze software.

L'esempio britannico

L'ultimo Governo in ordine di tempo ad essersi adeguato a questo trend è quello britannico. Francis Maude, Minister for the cabinet office ha recentemente espresso la volontà del Governo di David Cameron di adottare i formati file “aperti” e interperabili, come per l'OpenDocument. Queste decisione si configura all'interno di un quadro strategico più ampio, fanno sapere da Londra, che dovrà rendere più efficacie ed efficiente la burocrazia di Sua Maestà.

L'adozione di formati open, ha spiegato il ministro britannico, garantisce maggiori opportunità di collaborazione tra i vari dipartimenti ministeriali e amministrativi, anche e soprattutto nell'ottica di una migrazione di tutti i servizi verso il cloud. Inoltre, fatto da non sottovalutare, l'adozione dello standard ODF permetterà di risparmiare cifre notevoli, non essendo più necessario l'acquisto di software e suite di programmi in grado di leggere formati proprietari.

La Gran Bretagna, come accennato, non è la sola nazione a pensarla in questo modo. Anzi, si tratta solamente dell'ultimo tassello di un puzzle molto, molto ampio.

Istituzioni sovranazionali

Da tempo la NATO (North Atlantic Treaty Organization, Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico) ha da tempo adottato i formati dello standard ODF, utilizzandoli per le comunicazioni e lo scambio di file e documenti tra i 28 stati membri.

 

In blu i Paesi NATO che hanno adottato lo standard ODF, in verde gli stati che lo hanno riconosciuto

 

Dal 2003, invece, l'Unione Europea ha avviato un processo investigativo per la scelta di un formato file compatibile con il linguaggio di markup XML per il salvataggio di documenti di testo, fogli di lavoro e quant'altro. Nel 2004 il comitato Telematics between Administrations Committee (TAC) ha chiamato Microsoft e OpenOffice a presentare i punti di forza dei rispettivi formati XML. Pur non avendo emanato alcuna raccomandazione ufficiale per questo o quel formato, l'Unione Europea ha sostanzialmente riconosciuto la bontà dello standard ODF, chiedendo a Microsoft di fornire un accesso non discriminatorio alle future evoluzioni dei suoi formati file e suggerendo a altri attori industriali di entrare a far parte del consorzio OASIS, per favorire lo sviluppo del formato e aumentare il consenso internazionale attorno al lavoro del consorzio stesso.

La situazione italiana

In Italia si ragiona ormai da molto tempo sull'adozione o meno di formati standard aperti all'interno della Pubblica Amministrazione. Le motivazioni, naturalmente, sono le medesime espresse nel caso britannico. Da un lato si vuole garantire e tutelare l'accessibilità dei dati da parte di clienti, utenti e cittadini anche a distanza di tempo, eliminando contemporaneamente i rischi derivanti dalla dipendenza da software proprietario. Dall'altro lato, l'adozione di formati aperti garantisce un vantaggio in termini economici, derivanti dalla mancata acquisizione di licenze software.

All'interno del quadro legislativo italiano, la cosiddetta Legge Stanca rappresenta un punto di riferimento per quanto riguarda l'adozione di software libero e dello standard ODF all'interno della Pubblica Amministrazione. Il Centro Nazionale per l'Informatica nella Pubblica Amministrazione (oggi DigitPA) gestisce da tempo un Osservatorio open Source destinato a promuovere l'utilizzo di software libero e open source all'interno degli enti pubblici italiani.

Nel 2012, all'interno del decreto “Salva Italia”, l'allora Governo Monti ha introdotto alcune norme che impongono alle amministrazioni pubbliche di preferire l'adozione di software libero, limitando l'acquisto di software proprietario esclusivamente nei casi in cui non sia disponibile un'alternativa open source. Molte Regioni italiane, inoltre, hanno deciso autonomamente di emanare leggi che favorissero l'adozione di software libero. Toscana, Umbria, Lazio, Puglia, Veneto e Piemonte già prevedono, nella loro legislazione locale, norme che favoriscono i formati aperti e software open source rispetto alle controparti proprietarie.

Lo standard ODF, infine, è stato riconosciuto tale anche dall'Uni, l'Ente Italiano di Unificazione, nel gennaio 2007.

Il resto del mondo

Ad oggi gli Stati che adottano, o vorrebbero adottare, lo standard ODF all'interno degli uffici pubblici sono nell'ordine delle poche decine. In Europa il Belgio, la Francia, il Portogallo, l'Olanda, la Croazia e pochissime altre nazioni hanno adottato lo standard ODF come il formato di riferimento per i loro file delle suite di applicativi d'ufficio. In Sud America il Brasile è stata la prima nazione a raccomandare ufficialmente l'adozione degli OpenDocument all'interno della pubblica amministrazione.

 

Editor di testi di LibreOffice

 

Pur non essendoci ancora una decisione a livello federale, negli Stati Uniti il dibattito sull'utilizzo o meno dello standard ODF all'interno degli enti pubblici è particolarmente infuocato. Lo stato del Massachusetts è paradigmatico a tal proposito: a partire dalla seconda metà del 2005, il governo locale ha deciso di utilizzare lo standard ODF all'interno degli uffici statali ed escludendo il formato Office Open XML dalla lista dei formati accettati dalla pubblica amministrazione. Ciò, com'è facile immaginare, ha scatenato un dibattito aspro, conclusosi nel 2007 con l'inclusione dei formati di Microsoft Office nell'elenco di quelli accettati.

In Asia, infine, si contrappongono due visioni opposte o quasi. L'India ha ufficialmente preso le parti dello standard ODF, creando un consorzio nazionale che ne favorisca lo sviluppo e la diffusione a livello globale. Il Giappone, invece, considera sia lo standard ODF, sia l'Office Open XML come formati aperti, decidendo di conseguenza di non parteggiare per nessuna delle due opzioni.

A cura di Cultur-e
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