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Jack Ma, la biografia del papà di Alibaba

Tra i primi cittadini cinesi a scoprire computer e web, ha costruito un impero sull'e-commerce

Jack Ma

Ha un patrimonio personale di poco superiore ai 13 miliardi di dollari, è stato tra i primi cinesi (il primo cinese "continentale") ad apparire sulla copertina della rivista statunitense "Time", è considerato l'alter ego asiatico di Jeff Bezos e Pierre Omidyar e si appresta a sbarcare a Wall Street con una società valutata ben 140 miliardi. Lui è Jack Ma (occidentalizzazione del nome cinese Ma Yun ed è il fondatore del portale di e-commerce Alibaba e attuale CEO del gruppo di portali di e-commerce attivi in oltre 240 Paesi e territori e con un bacino di diverse decine di milioni di utenti.

La vita in breve

 

Jack Ma

 

Nato il 15 ottobre 1964 ad Hangzhou, provincia di Zhejiang (poche centinaia di chilometri da Shanghai), Jack Ma impara l'inglese sin dai primi anni dell'adolescenza e ne approfitta per improvvisarsi guida – non autorizzata – con i primi turisti cinesi che arrivano a Hangzhou sul finire degli anni '70. La conoscenza dell'inglese gli permette dapprima di entrare nel mondo scolastico cinese in veste di insegnante e, successivamente, di intraprendere la carriera di primo imprenditore web del grande Paese asiatico. Nel 1995 fonda il portale delle Pagine Gialle cinesi, primo sito web commerciale del Paese, mentre negli anni successivi collabora con il Ministero per il Commercio Estero e la Cooperazione Internazionale nel tentativo di allargare gli orizzonti economici e finanziari cinesi.

Nel 1999 è l'anno della grande avventura. Jack Ma abbandona il ruolo ricoperto all'interno del Ministero e fonda Alibaba, portale di e-commerce business-to-business che mette in contatto i produttori cinesi con acquirenti e rivenditori occidentali. L'imprenditore cinese fa centro: nel 2003 fonda Taobao, portale simile per alcuni versi a eBay e per altri ad Amazon. Nel 2005 sottoscrive un accordo di cooperazione con la filiale cinese di Yahoo!, trasformando il suo network di portali di commercio elettronico nella più grande impresa web della Cina.

Proverbiale

Jack Ma deve gran parte del suo successo imprenditoriale al mix fatto di innegabile fiuto per gli affari, conoscenza dell'inglese e saggezza popolare cinese. Lo stesso imprenditore asiatico racconta spesso di come la sua profonda conoscenza della cultura del suo Paese – e degli antichi proverbi cinesi – abbia influito sulle sue fortune imprenditoriali. "Anche se eBay può essere uno squalo nell'oceano – affermò nel corso di un'intervista con Forbes a proposito del successo di Taobao – io sono un coccodrillo nel fiume Yangtze. E nelle acque del fiume, il coccodrillo vince sempre".

 

Jack Ma in abiti tradizionali cinesi

 

Internet, questo sconosciuto

Jack Ma fa il suo primo incontro con il web nel 1995. Si trova a Seattle in qualità di accompagnatore e traduttore per un gruppo di industriali cinesi. Soggiornando a casa di un suo amico d'infanzia da tempo emigrato negli Stati Uniti, Jack Ma entra per la prima volta in contatto con un personal computer – troppo costosi e praticamente inesistenti in Cina – e con la realtà del World Wide Web. Di quel periodo dice di essere stato rifiutato 10 volte da Harvard, di aver presentato una domanda per un lavoro con altre 24 persone e che ne sono state assunte 23  ("Io ero quello rimasto fuori"). Lo stesso che è accaduto quando ha cercato di entrare in polizia "ne hanno presi quattro e rifiutato uno. Ero io".

Per testare le potenzialità del web, il papà di Alibabà chiede al suo amico di creare una pagina web per il suo servizio di traduzione dal cinese all'inglese e viceversa: nel giro di pochi giorni la casella di posta elettronica appena creata è subissata di richieste e Jack Ma può tornare in patria con una certezza: il futuro passa dal web.

In quello stesso anno Ma Yun diventa uno dei primi cittadini cinesi ad avere accesso alla Rete. Il giorno del primo collegamento invita a casa familiari, amici e giornalisti televisivi: la prima pagina impiega oltre 3 ore a caricarsi, ma permette a Jack di dimostrare a tutti l'esistenza del web. "Abbiamo bevuto, guardato la TV e giocato a carte, ma ero molto orgoglioso. Ho provato che Internet era una realtà". Il futuro imprenditore decide quindi di muovere i primi passi in questa nuova realtà creando China Page, portale web delle pagine gialle cinesi. L'esperimento va avanti per qualche mese ma, nonostante tutti gli sforzi, fallisce miseramente.

Il Ministero e l'e-commerce

Jack Ma riesce ugualmente a trarre qualche vantaggio dal fallimento China Page. Essendo il creatore del primo portale commerciale cinese, si afferma come uno dei maggiori esperti web del Paese e, nel 1998, ottiene un contratto di collaborazione con il Ministero del Commercio Estero e la Cooperazione Internazionale. Il rapporto lavorativo va avanti per circa due anni, quando Jack Ma decide di vestire nuovamente i panni dell'imprenditore.

 

Jack Ma

 

Questa volta, però, ci prova con l'e-commerce. Jack Ma mette su un portale di commercio elettronico b2b (business-to-business, commercio interaziendale) dedicato alle aziende cinesi vogliose di esportare oltreoceano. Grazie ad un finanziamento da 60.000 dollari (raccolti tra amici, parenti e conoscenti), l'imprenditore cinese lancia alibaba.com, attirando immediatamente le attenzioni dei grandi protagonisti della finanza mondiale. Circa 12 mesi dopo, in un secondo round di finanziamenti, Jack Ma racimola 25 milioni di dollari, riuscendo così a rafforzare l'infrastruttura tecnologica e l'offerta di servizi. Nel 2002 Alibaba fa segnare il primo risultato economico positivo e, l'anno successivo, Ma decide di espandere il proprio raggio d'azione lanciando Taobao, piattaforma di aste simile ad eBay.

Nel 2005 arriva l'accordo con la consociata cinese di Yahoo!: Jack Ma cede il 40% della sua creatura al portale web statunitense per 1 miliardo di dollari e il controllo sulle attività di Yahoo! China. In poco tempo, Yahoo! China diventa tra i più importanti portali web e motori di ricerca cinesi, combattendo alla parti con Google, Baidou, Sogou e gli altri.

A cura di Cultur-e
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