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Internet of Things, quali linguaggi di programmazione imparare

Interessato a trovare lavoro nel settore dell'Internet delle cose? La programmazione potrebbe essere quello che stai cercando

Programmatore al lavoro

Non è di certo una novità: l'Internet of Things, con la sua pletora di applicativi e dispositivi, è destinato a diventare uno dei maggiori settori (sia in termini di fatturato, sia in termini di utenti) del mondo hi-tech. Basta guardarsi intorno per capire che non si tratta della "solita" bolla ad alta tecnologia: per qualunque oggetto o dispositivo utilizziamo nella nostra quotidianità esiste un alter ego dotato di connettività alla Rete e controllabile a distanza con smartphone o computer.

Si è partiti con Nest e i suoi termostati intelligenti regolabili con l'app fino ad arrivare alle auto connesse e alle centrali idroelettriche controllabili da un comodo pannello accessibile via web (c'è da notare, però, che questa scelta non è sempre la più sicura). Insomma, se si riuscisse a "prendere al volo" il treno dell'IoT con un dispositivo capace di attirare le attenzioni degli utenti si avrebbero buone possibilità di accumulare un piccolo tesoro (magari con la collaborazione di Kicksarter o un'altra piattaforma di crowdfunding).

 

Linguaggio di programmazione

 

Se, però, transistor e chip non sono esattamente la propria materia preferita si può ancora riuscire ad "approfittare" del trend IoT affinando le vostre capacità di programmatore. Affinché i dispositivi IoT possano funzionare, infatti, è necessario che siano "accompagnati" da software e applicativi in grado di sfruttarne al meglio le caratteristiche tecniche. Insomma, basterà apprendere un nuovo linguaggio di programmazione o migliorare le capacità in quelli che già si conoscono per riuscire a trovare un lavoro anche piuttosto remunerativo. Alla fin fine, per imparare a programmare basta solo un po' di buona volontà.

Quali linguaggi di programmazione imparare per l'IoT

Alcuni linguaggi di programmazione più di altri, però, sono utili per riuscire a ritagliarsi un proprio spazio nel mondo dell'Internet delle cose. Le loro caratteristiche e, soprattutto, le loro potenzialità, infatti, li rendono perfetti per consentire lo sviluppo di applicativi e software in grado di sfruttare al meglio i dispositivi IoT. Al momento, le scelte degli sviluppatori più esperti e più "dentro" il mondo dell'Internet of Things ricadono su Java, C e C++.

 

Javascript

 

Questi ultimi due linguaggi di programmazione, in particolare, sembrano essere l'ideale per chi decide di muovere i primi passi in questo mondo. Imparare a programmare in C e C++, infatti, permette di acquisire le nozioni base del settore e realizzare le prime app o applicativi da distribuire per le varie piattaforme IoT. Il linguaggio di programmazione C e la sua versione evoluta C++, infatti, permettono di creare script molto utili per funzionalità base come il rilevamento della temperatura, controllare a distanza elettrodomestici connessi e altre azioni di "basso livello". Java, altro linguaggio di programmazione "generalista", consente di sviluppare software in grado di compiere azioni più complesse, pur non aumentando il carico di difficoltà sul "lato programmatore". Pur essendo un linguaggio di alto livello, infatti, è piuttosto leggero e versatile, utile per creare interfacce grafiche attraenti e piacevoli a vedersi.

Python è un altro linguaggio di programmazione piuttosto apprezzato da una fetta di programmatori IoT. Versatile e potente al tempo stesso, trova molti fan tra gli sviluppatori web, ma potrebbe ben presto diventare una costante anche nel mondo dell'Internet delle cose. Discorso analogo per Javascript, anche se secondo molti le funzionalità di Python sono più indicate per lo scopo.

Altri linguaggi di programmazione specifici per l'IoT

 

Brillo

 

Ovviamente, non ci sono solamente linguaggi di programmazione mutuati da altri settori e "calati" dall'alto. Se ci si vuole impegnare seriamente, si può decidere di imparare a programmare partendo da linguaggi creati appositamente per i dispositivi IoT e per l'ecosistema degli oggetti connessi. Google e Nest, ad esempio, hanno ideato Weave, linguaggio legato a doppio filo con la piattaforma operativa Brillo. Apple, invece, punta con forza su Swift, linguaggio ideato per applicativi nativi per iOS e macOS ma che potrebbe trovare un ulteriore canale di sbocco anche in Home, la nuova piattaforma IoT delle casa di Cupertino.

A cura di Cultur-e
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