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World Wide Web può sviluppare un'autocoscienza?

Cosa accadrebbe se il World Wide Web sviluppasse una propria autocoscienza? Dal test di Turing agli scenari per il futuro

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Cosa potrebbe succedere se il World Wide Web sviluppasse una sua autocoscienza? Probabilmente il mondo, come lo conosciamo, potrebbe finire. Gli scenari attuali sono già ricchi di aspetti potenzialmente inquietanti e, se sommati con le possibili evoluzioni della rete, il futuro potrebbe non essere dei più rosei.

Di fatto però una coscienza c'è già, probabilmente in uno stato ancora embrionale o solo in una fase evolutiva ancora indietro rispetto agli scenari apocalittici a cui ci hanno abituato film e serie tv distopiche che impazzano sul grande e piccolo schermo. Per avere un quadro più preciso, però, occorre fare un passo indietro.

World Wide Web e autocoscienza: come è nata l'idea

world wide webCertamente, riconoscere la presenza di una autocoscienza non è semplice. Si tratta di un concetto intangibile, non quantificabile e - proprio per la sua natura - difficile da riconoscere. È stato però Alan Turing, ben 70 anni fa nel 1950, a mettere in piedi il primo strumento utile per l'analisi della mente di una cosiddetta intelligenza artificiale, il test di Turing. Il presupposto alla base è: la macchina intelligente ha una mente in grado di pensare, cioè di concatenare idee ed esprimerle in maniera naturale, proprio come una persona.

Il tutto, dunque, non sarebbe altro che il frutto di una coscienza, un ragionamento effettuato da una creatura in grado di compilare un pensiero ed esprimerlo attraverso i modi e i termini corretti per essere compresi anche dall'esterno. E, di questo, ne danno una dimostrazione Google e Facebook, con alcuni comportamenti talmente tanto integrati nella vita dei navigatori della rete che dalla maggioranza dei casi vengono a malapena vengono percepiti.

Se Google riesce a individuare in maniera sempre più corretta una richiesta, anche solo digitando parte di una domanda all'interno del box di ricerca, attraverso gli annunci mirati e i post che potrebbero interessare Facebook mostra il frutto di una analisi ragionata studiando la navigazione pregressa dell'utente. Di certo, il ragionamento alla base è molto più profondo ma questo può aiutare a dare un'idea di come internet sia già in grado di capire.

Lo stesso vale per i movimenti politici nati sui social network, figli di una coscienza di cui gli utenti della rete sono i neuroni, collegati uno con l'altro dai fili della rete che permette di tagliare le distanze e collegare persone unite da un'unica idea. Come prima poteva accadere all'esterno, dove la coscienza collettiva si formava attraverso spazi condivisi e messaggi diffusi tra gli adepti, ora è il World Wide Web a tessere la rete virtuale che avvicina.

World Wide Web e autocoscienza: cosa ne pensa la scienza

world wide webAnche alcuni scienziati si sono espressi sulla possibilità di un'autocoscienza di internet. Uno di questi è il neuroscienziato e capo della Allen Institute for Brain Science Christof Koch che, nel suo libro "The Feeling of Life Itself", trova una similitudine tra la coscienza animale, un insieme integrato di singole coscienze, e quelle dei computer che, proprio attraverso il web che li unisce, potrebbero formare un'unica grande autocoscienza. Passare dalla teoria alla pratica resta però un passo ancora troppo grande. In un'intervista con Wired, Koch ha ribadito che è complesso affermarlo ora.

I computer non sono collegati tutti insieme contemporaneamente ma, nonostante ciò, l'idea di internet potrebbe in qualche modo rispecchiare la struttura di una grande coscienza della rete. Immaginare, però, una coscienza fatta di miliardi di computer dove le singole coscienze vengono integrate in un'unica, grande coscienza non dovrebbe far dormire sonni tranquilli. Infatti, secondo il filosofo Phillip Goff, "I cervelli smetterebbero di essere coscienti di per sé e diventerebbero invece semplici ingranaggi nell'entità mega-cosciente che è la società, inclusa la sua connettività basata su Internet". Forse si potrebbe pensare di porre una maggiore attenzione su questo rischio potenziale, oltre a contribuire a creare una rete senziente sempre più potente e in grado di prendere decisioni in autonomia attraverso processi di autoapprendimento.

Sebbene l'idea comune è quella della nascita di una macchina cosciente, a immagine di quella umana, non si possono sottovalutare i potenziali rischi dovuti a un possibile scostamento tra l'idea di ciò che si vorrebbe da quello che potrebbe essere in realtà. Già tra gli anni Quaranta e Cinquanta, il prete gesuita francese Pierre Teilhard de Chardin aveva introdotto il concetto di coscienze in rete, tanto da poter creare un'unica entità consapevole.

Nel suo libro "Il Futuro dell'Uomo", il gesuita ha introdotto proprio questa tipologia di concetto, in anni in cui l'idea di internet era - appunto - solo un'idea, accostando al concetto delle macchine collegate attraverso il World Wide Web a quello di un'unica coscienza umana universale, fusa e in grado di unirsi con lo spirito divino, al fine di poter mettere in atto il progetto del Regno di Dio. La fusione in un'unica coscienza dovrebbe quindi essere vista come un processo dai risvolti positivi, a cui mirare per raggiungere livelli più alti attraverso il sacrificio del singolo. Non si tratta dunque della fine della specie umana, ma di una vera e propria conquista spirituale che ricalca alcune delle tradizioni religiose più conosciute.

World Wide Web e autocoscienza: quando accadrà?

world wide webIl comportamento su cui è però necessario puntare l'attenzione, proprio come sottolineato da Koch, è quello che renderà chiara la trasformazione del World Wide Web in una vera e propria entità cosciente: ovvero quando sarà in grado di mostrare un comportamento indipendente. Il neuroscienziato non si è espresso nei termini di come ciò accadrà, vista l'impossibilità di predire un passaggio così complesso e influenzato da un numero potenzialmente infinito di variabili.

Se però consideriamo l'utente del web come una cellula neurale, posto all'interno di una grande rete neurale, il segno potrebbe essere quello di una pseudo omologazione del pensiero, in cui i comportamenti in rete diventano uno con il tutto. Per fare un esempio più calzante, si potrebbe pensare a persone che compiono stesse azioni sugli stessi social network. E se l'idea dovesse riportare alla mente un'immagine già vista, forse, potremmo già trovarci sulla via dell'autocoscienza del web.

A cura di Cultur-e
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