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Il prossimo social sarà tutto basato su messaggi audio

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Per anni i social network sono stati incentrati sul culto dell'immagine, poi sono arrivati i video e la prossima frontiera è l'audio

audio social podcast

Un social network basato su messaggi audio, immediati e condivisibili con le proprie cerchie, in grado di stimolare la conversazione e invitare a rispondere con nuove brevi registrazioni vocali: è questo ciò che dobbiamo aspettarci? Secondo gli esperti del settore potrebbe esserci proprio questo nel futuro prossimo del web.

Sono diverse le piattaforme che stanno puntando sul formato audio o l’hanno già fatto: dal colosso di Facebook con Soundbites, strumento che permette la creazione di clip vocali di breve durata, a Twitter, con le sue Room

A questi, poi, si aggiungono molte startup che sono sulla stessa lunghezza d’onda, tra cui Beams, Racket o Quest: tutti vogliono fare del sonoro la nuova frontiera dei social.

Social network audio, dove tutto ha avuto inizio

clubhouse social audio

Può sembrare un controsenso ma, a dare la spinta verso la novità, è stata una piattaforma in grado di portare in auge un altro formato, ovvero quello dei video: TikTok.

Quando ancora nessuno immaginava l’impatto che avrebbero potuto rappresentare dei brevi filmati di pochi secondi, la neonata azienda cinese ha spinto sulla particolare modalità spalancando le porte a un mondo dalle potenzialità incommensurabili, con fenomeni virali capaci di smuovere capitali in ogni angolo del mondo.

Dopo il video, è tempo di audio? Perché no. È un tipo di media che può replicare l’hype del suo predecessore, ricreando un ecosistema similmente ricco sotto tutti i punti di vista.

Basta pensare all’esordio di Clubhouse: complice la potente campagna di marketing e la presenza di volti estremamente noti provenienti da diversi settori che l’hanno scelta per conversare con il pubblico, ha rapidamente preso piede facendo spuntare un florilegio di concorrenti a vista d’occhio.

Il potere dei messaggi audio

 

A rendere virali i messaggi audio e, con essi, i social network che ne fanno la principale fonte di comunicazione, ci sono alcuni fattori chiave che già negli anni passati hanno contribuito a successi indimenticabili. In particolare, non si deve dimenticare il ruolo centrale dell’utente: dalla semplicità di interazione con lo strumento a quella con i propri contatti, nulla deve mancare nel social che sarà.

Tra le caratteristiche già individuate da chi studia questi sistemi, la principale è quella della durata. Per invogliare a partecipare alle conversazioni, è fondamentale che vi sia un limite nella lunghezza delle comunicazioni; simili a un messaggio vocale più che a monologhi di maggior durata, devono essere rapidi da ascoltare per permettere e incoraggiare risposte di stampo similare.

Un botta e risposta che ricalca una conversazione di persona, senza rischiare pericolose divagazioni che condurrebbero fuori tema. Anche l’assenza di editing rappresenta un aspetto cruciale: tutto ciò che arriva all’orecchio è pulito nella sua totalità.

A questo, poi, si aggiunge un’altra qualità imprescindibile: la decisione di evitare orpelli accessori consente anche ai meno esperti di approcciarsi al mezzo a cuor leggero, senza troppe pretese almeno durante la fase iniziale.

Saranno poi coloro capaci di crearsi una nicchia di ascoltatori, similmente agli influencer presenti sulle altre piattaforme, ad approfondire la conoscenza dei tool utili per migliorare la propria reputazione in rete. Bisogna cambiare il modo di pensare ai podcast, per poter finalmente assistere all’esplosione del formato.

Audio social, cosa bolle in pentola?

racket social audio

È uno dei primi esempi di social basati esclusivamente sull’audio. In 540 secondi, ovvero 9 minuti, su Racket si possono pubblicare dei messaggi sulle più disparate tematiche e collezionare un pubblico di follower con cui interagire attraverso il medesimo strumento: clip sonore.

È sufficiente connettere un microfono al computer, oppure sfruttare quello interno già presente nella totalità dei laptop di ultima generazione così come negli smartphone, e si ha già tutto ciò che serve. Non manca neanche la trascrizione del testo, in modo da fugare ogni dubbio; ogni parola diventa chiara, sia per chi ha problemi della sfera uditiva che per coloro che hanno difficoltà di distribuzione. A metà 2021 sono 17 mila gli iscritti, con oltre 70 mila ascoltatori degli oltre 18 mila minuti di registrazioni dal lancio.

E poi c’è Beams: è un progetto nato con un investimento di “appena” 3 milioni di dollari che ha inaugurato il filone dei micro podcast: clip particolarmente brevi che si susseguono su tematiche che vanno dall’amore alla cucina, passando dall’informazione all’autoaffermazione.

È sufficiente cercare bene per trovare qualcosa di proprio interesse, sebbene per ora il pubblico sia prevalentemente di lingua inglese (e, con esso, la maggior parte dei beam, come vengono chiamate le conversazioni). Ultima ma non meno importante è Quest.

Qui si passa dall eterogeneità alla specificità, con la condivisione di storie ed esperienze incentrate esclusivamente sul mondo del lavoro. Con consigli sulla carriera e il proprio sviluppo professionale, questa piattaforma può ospitare speaker con ogni tipo di background ma spinge l’acceleratore soprattutto su chi vuole conquistare nuove vette nella propria area d’impiego.

Social audio, cosa dobbiamo aspettarci?

social basati sull'audio 

Di certo, quando Facebook avrà le carte in regola per scendere in campo con la sua versione, i competitor dovranno iniziare a tremare. La competizione diventerà decisamente dura, soprattutto per le start up che stanno muovendo ora i primi passi, facendosi conoscere nei circoli della rete che hanno già iniziato a sperimentare con tale forma di socializzazione.

Dall’altra parte, però, restano le titubanze del pubblico: quanti sono disposti ad abbandonare la scrittura per passare alla voce, con tutto quello che ne concerne?

Siamo disposti ad ascoltare davvero le parole di uno sconosciuto pronto a darci dritte su ogni aspetto della nostra quotidianità? Staremo a vedere.

A cura di Cultur-e
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