Quale sarebbe stata la storia di Apple e Dell se, nel 1997, l’accordo in corso fra le due aziende fosse andato in porto? È difficile dirlo con certezza ma, sicuramente, avremmo assistito a un corso degli eventi legati al mondo dell’informatica - ma non solo - sostanzialmente diverso da quello che abbiamo vissuto negli ultimi vent’anni. Proprio quell’anno Steve Jobs aveva recuperato la sua posizione di CEO di Apple, ben lontana dalla situazione rosea in cui versa oggi, ed era intento nella ricerca di investimenti per uscire dalla situazione che avrebbe portato a breve alla bancarotta.
In suo soccorso arrivò Bill Gates, papà di Microsoft, che sborsò 150 milioni di dollari per salvare la situazione. Ben diversa, invece, fu la reazione di Michael Dell, fondatore dell’omonima azienda che, al contrario di Gates, disse di no alla partnership con la società di Cupertino. Ma quali furono le ragioni che allontanarono i due imprenditori da una possibile unione delle forze? Il motivo è da ricercare nel sistema operativo.
Jobs e Dell, il primo incontro
Sebbene la stampa abbia spesso contrapposto Jobs e Dell, facendoli apparire come acerrimi nemici, in realtà tra i due vi erano rapporti di amicizia. Tra Dell e Apple fu colpo di fulmine, già in giovane età: infatti, il primo computer dell’allora quattordicenne Michael fu proprio un Apple II, modello che portò alla fama la Mela morsicata nel mondo. Era il 1979. Il prezzo, allora, raggiungeva i 1298 dollari: un costo elevato ma alla portata della famiglia Dell che vedeva nel figlio una promessa di un settore in completa evoluzione. Bastarono pochi istanti al giovane per decidere di lanciarsi a capofitto sul nuovo terminale: quello che fece, però, non fu limitarsi al suo canonico utilizzo ma, armato degli strumenti del mestiere, decise di smontarlo completamente, componente dopo componente.
L’anno dopo, nel 1980, avvenne invece il primo incontro in carne e ossa: 15 anni Dell e 25 Jobs. Due giovani menti con tante idee per il futuro.
L’occasione fu l’incontro a Houston di un gruppo di appassionati di computer di cui faceva parte anche il ragazzo, al quale il CEO di Apple ebbe l’occasione di presentare le caratteristiche e i progetti in corso. Fu un incontro fugace, un preludio a ciò che sarebbe accaduto a distanza di pochi anni: entrambi imprenditori con un’azienda da dirigere tra le mani. Seguirono ulteriori occasioni nei quali Jobs, uscito da Cupertino e a capo della sua azienda “Next”, tentò di convincere Dell a installare il suo nuovo sistema operativo sulle macchine aziendali, sostenendone la superiorità rispetto alla proposta di Microsoft. Ma la discussione non portò ad alcun ”accordo Jobs - Dell”: la prospettiva non risultava abbastanza allettante e l’interesse degli acquirenti era praticamente nullo.
Jobs e Dell, l’incontro del “no”
Ed eccoci finalmente di nuovo al 1997. Dopo alcune collaborazioni, come quella che vide l’uso dei WebObject di Next per la realizzazione del primo negozio virtuale Dell, Jobs si rivolse al suo collega per ricevere supporto economico. Apple aveva appena acquisito Next per 429 milioni di dollari e reintrodotto nei ranghi il suo CEO, sperando di risollevare le sorti di un’azienda in evidente difficoltà.
Il visionario imprenditore e il suo team di sviluppo erano già al lavoro per poter portare il sistema operativo di Apple, basato proprio su quello di Next, sui computer di Dell dotati di processore Intel x86. La proposta per gli acquirenti sarebbe stata piuttosto chiara: una scelta a due tra l’Os di Cupertino e quello di Microsoft Windows. A questo punto, in gioco ci sarebbe stata esclusivamente una questione di licenze. L’utente avrebbe potuto acquistare il software di Gates o di Jobs, sfruttando di base il medesimo hardware prodotto in casa dall’azienda di Dell.
A prima vista sembrava una scelta, almeno sulla carta, potenzialmente vantaggiosa per entrambe le parti. Presto, però, emersero i primi aspetti negativi per entrambi.
Infatti, rendere disponibile l’Os su computer meno costosi di quelli prodotti da Apple avrebbe rappresentato una minaccia per la produzione della Mela morsicata, un rischio che Steve non aveva intenzione di affrontare in una situazione delicata come quella in atto. Dall’altra parte, la società di Michael avrebbe dovuto sborsare denaro per entrambe le licenze disponibili, acquistando di fatto anche quelle inutilizzate. Su questo, poi, pesava anche la questione del supporto, situazione scottante visto che gli utilizzatori del sistema di Apple avrebbero potuto ritrovarsi un pc con un sistema operativo inutilizzabile nell’arco di tre-quattro anni, troppo pochi per ingolosire il grande pubblico e spingerlo a provare la novità.
Da ogni punto di vista lo si guardasse, l’accordo non riusciva a convincere le parti. E, infatti, dopo un corposo tira e molla i due decisero di andare per la propria strada. Dell proseguì con la produzione dei suoi computer a prezzo contenuto, mentre Jobs continuò a lavorare sull’Os. Nell’arco di un anno, furono lanciati i coloratissimi iMac, primo gradino del successo più recente proseguito con altri due iconici dispositivi: iPod, device per l’ascolto di musica in mobilità, e lo smartphone iPhone; quest’ultimo portò con sé anche il nuovo nome della società che diventò a tutti gli effetti Apple Inc. La storia cambiò così il suo corso definitivamente.
Jobs e Dell, l’ultimo scontro
Nonostante tutto, i due rimasero amici, anche se l’ultima stoccata di Dell lasciò l’amaro in bocca a Jobs. Durante una conferenza nell’ottobre 1997, l’imprenditore si lanciò in un poco edificante commento nei confronti dell’azienda del collega. Incalzato dalle domande su un’ipotetica reazione alla situazione economica di Apple nei panni di Ceo, l’uomo si lasciò sfuggire una risposta al fulmicotone. “Cosa farei? Chiuderei l’azienda e darei indietro i soldi agli investitori”. Una sentenza che non passò inosservata agli occhi di Jobs.
Dell si rese rapidamente conto del passo falso compiuto ma, nonostante il successivo chiarimento tra i due, il CEO di Apple non potè fare a meno di rispondere per le rime. La frase venne infatti usata durante un evento aziendale, con lo scopo di motivare i dipendenti di Apple ai danni di quello che la stampa vide per anni come il nemico numero uno della Mela. Il successo di entrambi, nel corso del tempo, riuscì però a far raffreddare gli animi e a ricucire i rapporti tra i due, solo momentaneamente inaspriti. Il resto, poi, è storia.