Nella prima metà del 2016 Google, in collaborazione con altri partner, ha reso pubblico il Project Bloks, un'iniziativa che vuole coinvolgere sviluppatori, designer ed educatori nella creazione di una piattaforma che metta a disposizione di bambini in età scolare esempi pratici di programmazione e sviluppo software. Di certo non una novità: le risorse online che puntano a insegnare ai più piccoli le basi e le fondamenta delle programmazione ormai non si contano più.
Lo scopo di Big G, condiviso con la stragrande maggioranza delle grandi aziende della Silicon Valley (da Facebook a Microsoft, passando per Apple) è quello di far avvicinare la generazione z (quella nata a cavallo tra il primo e il secondo decennio di questo secolo) al mondo dello sviluppo software. La figura del programmatore, infatti, è tra le più richieste e ricercate dalle aziende hi-tech e poter contare su una generazione di "programmatori in erba" fa sicuramente gola a Google, a Facebook e a ogni altra software house del pianeta. Ma in molti si chiedono se è realmente questo ciò di cui abbiamo bisogno.
Quale interesse?
Come fanno notare diversi analisti statunitensi, infatti, la programmazione e lo sviluppo software sono importanti, ma non sono di certo materie di interesse generale. Sono poche le scuole – sia negli Stati Uniti, sia nel resto del mondo – che offrono ai loro studenti un programma di studi completo sulla programmazione, mentre un curriculum strutturato e focalizzato sullo sviluppo software e integrato nel piano di studi nazionale non esiste, praticamente, in nessuna nazione del pianeta.
Al di fuori della Silicon Valley, infatti, sono ben pochi quelli pronti a investire su una didattica della programmazione, ritenendo la materia sin troppo "settaria" e di nicchia. Le necessità, sia degli alunni/studenti sia del sistema scolastico nazionale, sono altre e difficilmente la programmazione potrà diventare una priorità per legislatori ed educatori. La strada che Google e gli altri giganti della Silicon Valley dovrebbero percorrere, invece, è un'altra e, molto probabilmente, va in senso opposto a quella percorsa sinora.
Questione di metodo
Le aziende della Bay Area, sostengono ancora gli analisti del settore, dovrebbero invece investire su un tipo diverso di formazione e su diverse tipologie di strumenti. Project Bloks diventerà interessante nel momento in cui sarà utilizzato per fornire agli studenti, anche i più piccoli, un metodo (una forma mentis potremmo dire) che li possa facilitare in futuro nel caso vogliano intraprendere la carriera di programmatori e sviluppatori software. Quello che le istituzioni scolastiche dovrebbero fare, in collaborazione con aziende e software house interessante alla materia, è fornire ai più giovani un metodo che permetta loro di superare quelli che sono gli ostacoli più ardui nel campo della programmazione (come ad esempio apprendere una sintassi e un linguaggio dotati, in alcuni casi, di una logica controintuitiva).
Futuro da Word
Una mossa del genere permetterebbe al settore della programmazione di svilupparsi in maniera molto più veloce rispetto ai ritmi attuali, coinvolgendo studenti (e futuri professionisti) realmente interessati ad apprendere la materia. Quello che molti prevedono – e sperano – è che il settore dello sviluppo del software vada incontro allo stesso processo evolutivo che ha visto protagonista il campo della tipografia (ovvero la scrittura e formattazione di testi, in modo che siano leggibili e belli a vedersi).
L'introduzione di software come Word e altri editor di testo ha permesso a una grande mole di persone di avvicinarsi a questo mondo, rendendolo più semplice e accessibile. In futuro lo stesso potrebbe accadere alla programmazione: lo sviluppo di piattaforme cloud ad hoc potrebbe permettere di realizzare software senza bisogno di scrivere una singola riga di codice. Sfruttando la modularità garantita dai linguaggi di programmazione più moderni, sarà possibile realizzare programmi semplicemente progettandone le funzioni "assemblando" soltanto quei moduli di cui si ha bisogno.
Il "lavoro sporco", invece, sarà demandato ai computer stessi e agli algoritmi di intelligenza artificiale e machine learning di cui saranno dotati. Come sostiene Emmanuel Straschnov, co-fondatore di Bubble, software house che permette di sviluppare app senza scrivere codice, da qui a 50 anni la programmazione sarà completamente differente rispetto a come oggi la conosciamo: per realizzare dei programmi sarà sufficiente interfacciarsi con i computer (parlare con loro, magari) fornendogli tutte le indicazioni necessarie. Insegnare a programmare ai bambini, istruirli già da oggi sulle fondamenta di JavaScript e altri linguaggi di programmazione che in un futuro prossimo potrebbero non più esistere, insomma, potrebbe non essere la tattica più adeguata per favorire la nascita di una generazione di sviluppatori software.