Si avvicina la fine dell'anno e torna, puntuale come al solito, l'appuntamento con IBM 5 in 5. Ogni anno Big Blue individua 5 innovazioni che cambieranno il modo (e il mondo) in cui si vive nei prossimi 5 anni e tenta di spiegarne effetti e conseguenze. Se lo scorso anno il gigante statunitense aveva concentrato le proprie attenzioni sull'evoluzione cognitiva dei computer, quest'anno punta l'obiettivo sull'impatto che alcune tecnologie e tecniche informatiche – come il cloud, la realtà aumentata, i big data e il crowdsourcing – avranno sul nostro stile di vita.
Il ritorno del locale
Negli ultimi anni si è assistito alla crescita esponenziale del commercio elettronico e digitale a discapito del commercio tradizionale. Secondo alcune statistiche provenienti dagli Stati Uniti, nel 2012 il commercio elettronico ha superato la soglia del triliardo di dollari (mille miliardi di dollari) di fatturato ed i dati relativi all'anno in corso non dovrebbero essere molto differenti.
Nel prossimo quinquennio, però, le cose dovrebbero cambiare. Secondo IBM, grazie all'utilizzo di tecnologie informatiche come la realtà aumentata, le realtà commerciali tradizionali medio-piccole saranno in grado di recuperare il terreno perso nei confronti dell'e-commerce ed effettuare il contro-sorpasso. “I rivenditori più astuti – si legge nella nota IBM – sfrutteranno l'immediatezza del negozio e la vicinanza al cliente per creare esperienze di acquisto che non possono essere replicate on-line. Esalteranno l'esperienza digitale 'portandola' dove l'acquirente può fisicamente toccare il prodotto”. Grazie alla recente svolta cloud di Watson, ad esempio, i clienti potranno essere informati in tempo reale sulla merce presente nel punto vendita. Il cloud computing, invece, trasformerà i negozi in una sorta di social network fisico, permettendo ai clienti di condividere tra di loro gusti, emozioni e stati d'animo direttamente all'interno del punto vendita. Il risultato sarà che i negozi si trasformeranno in esperienze ad immersione totale su misura per ogni persona
DNA mon amour
Potranno i big data sconfiggere il cancro e altre malattie ad alta mortalità? Secondo IBM sì. Nel prossimo lustro, lo sviluppo delle tecniche di big data analysis e dei sistemi di cognitivi basati sul cloud permetteranno di creare dei piani terapeutici personalizzati per ogni paziente. “La cura del cancro, personalizzata fino a livello genomico, è all'orizzonte fin da quando i ricercatori hanno sequenziato il genoma umano, ma pochi medici hanno gli strumenti e il tempo per poter valutare i suggerimenti disponibili. Nell'arco di cinque anni, i sistemi cognitivi basati sul cloud potranno rendere disponibile questa medicina personalizzata su ampia scala e a velocità che, in precedenza, erano impossibili”.
Legando cloud, big data e la conoscenza sempre più approfondita del DNA umano, si creeranno sistemi informatici intelligenti, in grado di individuare con precisione tipologia di tumore e stato di avanzamento della malattia, così da poter curare in maniera migliore e meno invasiva i malati.
Aula digitale
Il cloud rivoluzionerà il modo in cui si insegna – e, di conseguenza, il modo in cui si apprende – nel giro di appena cinque anni. Aule sempre più informatizzate e connesse saranno in grado di acquisire informazioni sugli studenti in tempo reale e potranno coadiuvare gli insegnanti nella stesura di piani di studio personalizzati. “La sofisticata analisi erogata attraverso il cloud sarà in grado di fornire supporto decisionale agli insegnanti in modo che possano prevedere quali studenti sono più a rischio, le loro difficoltà e consigliare misure per aiutarli a raggiungere i loro obiettivi in base al loro stile di apprendimento personale”.
Negli Stati Uniti IBM ha già avviato progetti sperimentali in questo settore. Gli studenti del 14esimo distretto scolastico statunitense (140.000 alunni) verranno seguiti nel loro percorso scolastico da entità digitali e informatiche, che raccoglieranno dai sulle loro performance scolastiche. Questi dati verranno poi messi a disposizione degli insegnanti che, sempre collaborando con l'infrastruttura informatica IBM, saranno in grado di correggere eventuali errori di valutazione e migliorare le loro tecniche educative.
Segugio virtuale
La frammentarietà dell'identità digitale mette in grave pericolo la sicurezza dei dati personali presenti in Rete. Le metodologie classiche di sicurezza informatica (password, antivirus e firewall, ad esempio) sono messe sempre più a dura prova dall'evoluzione di malware e tecniche di hacking. I furti di identità sono all'ordine del giorno e crescono sia sotto il punto di vista quantitativo (volume dei dati trafugati) sia qualitativo (tipologie di sistemi informatici attaccati).
Nell'arco di cinque anni, però, ogni internauta potrebbe avere a disposizione un “segugio virtuale personale” in grado di offrire un nuovo livello di sicurezza e protezione dei dati informatici. “Conoscendo l’utente, un custode digitale può arrivare a conclusioni su quella che è la sua normale o ragionevole attività e su quanto invece è anomalo, agendo come consigliere quando l’utente lo richiede”.
Città intelligenti
Cloud, big data e realtà aumentata cambieranno il volto e il funzionamento delle città. Nell'arco di un quinquennio la sempre maggiore diffusione di queste tecnologie trasformeranno le città in cui viviamo in vere e proprie smartcity, in grado di capire in tempo reale come e perché si verificano miliardi di eventi all'interno del loro territorio. “Presto le città e i loro leader potranno capire e assimilare nuove informazioni fornite liberamente dai cittadini, sapendo quali risorse sono necessarie, dove e quando, in modo tale che la città possa progredire con dinamicità in base alle esigenze dei cittadini”.
In questa ottica sarà necessaria la stretta collaborazione tra le autorità e i cittadini. Grazie ad alcuni strumenti di crowdsourcing, i cervelloni elettronici riceveranno informazioni e dati in tempo reale dagli stessi cittadini e saranno in grado di prevedere l'evolversi della situazione. Potranno, ad esempio, regolare i tempi dei semafori in modo da evitare la formazione di ingorghi o superare problemi di accessibilità e barriere architettoniche.
19 dicembre 2013