Di realtà virtuale e di visori VR se ne parla oramai da diversi anni. Ben prima dell'inizio del terzo millennio. Già dagli anni '90 del secolo scorso alcune aziende hanno iniziato a realizzare i primi dispositivi per accedere ai "mondi virtuali". Si trattava di device che somigliavano moltissimo ai visori VR "moderni": stessa forma, ma con funzionalità e tecnologie completamente diverse. In oltre venti anni la realtà virtuale non è mai riuscita a sfondare per i motivi più disparati: costi troppo elevati, problemi legati alla salute delle persone, contenuti assenti.
Negli ultimi anni molte aziende hanno ricominciato a realizzare visori VR. Con risultati non sempre eccezionali. Di per sé i visori per la realtà virtuale non sono né comodi da portare né belli da vedere. Ma in alcuni casi ci troviamo di fronte a dispositivi che non sono pensati per essere indossati per più di cinque minuti. E che sono anche brutti. In oltre venti anni di storia, di visori VR con un design abbastanza brutto ne sono stati prodotti molti, ma alcuni hanno lasciato il segno. Ecco quali sono.
Virtuality
Lanciato nel 1991, il Virtuality 1000CS è uno dei primi visori a offrire dei contenuti che potevano essere definiti "moderni". Si tratta di un visore VR che ha fatto fare un deciso passo in avanti all'intero settore. Era composto da due schermi LCD con risoluzione 276x372 pixel e gli utenti utilizzavano un joystick 3D per interagire con il mondo circostante. Il visore VR era pensato soprattutto per il gaming e utilizzava un Amiga 3000 per processare i calcoli. L'unico problema era il costo: oltre 60mila dollari.
Forte VFX 1
Il Forte VFX 1 è uno dei primi visore VR pensati appositamente per essere utilizzato all'interno della propria abitazione. Vedendolo dall'immagine sembra essere uscito direttamente da un film di fantascienza. Si collegava sia ai computer DOS sia ai PC con sistema operativo Windows 95. Funzionava con un numero limitato di videogiochi tra cui Doom. Il prezzo non era molto elevato (circa 700 dollari), ma non ebbe comunque una grande fortuna.
Sony HMZ
Chi pensa che il PlayStation VR sia stato il primo visore VR realizzato da Sony si sbaglia di grosso. L'azienda giapponese è attiva nel settore da diversi anni e già nel 2011 aveva lanciato il Sony HMZ. Era un dispositivo dedicato al mondo del cinema e che puntava a realizzare dei perfetti cinema virtuali. Il visore era equipaggiato con due schermi OLED da 0.7 pollici e con una risoluzione 1280x720 pixel. Dato lo scarso successo ottenuto dal dispositivo, Sony ha realizzato anche altri due modelli, migliorandone le caratteristiche tecniche. Nel 2015 l'azienda giapponese ha abbandonato il progetto, concentrando i propri sforzi su altri dispositivi.
Google Glass
Sebbene non sia un visore VR, i Google Glass non vengono ricordati per il loro successo. Anzi. Si tratta di uno dei peggiori dispositivi mai realizzati dall'azienda di Mountain View. Furono subissati dalle critiche, anche a causa dei problemi legati alla privacy. Google li ha ritirati dal mercato, ma ne ha realizzato una nuova versione dedicata al mondo del lavoro.
Avegant Gliph
L'idea di lanciare un dispositivo VR pensato esclusivamente per il mondo del cinema non è tramontata con l'insuccesso del Sony HMZ. Un'altra azienda ha tentato di rilanciarla nel 2016 realizzando Avegant Gliph. La forma è molto simile a quella di una cuffia, ma al cui interno sono presenti due schermi Oled per vedere contenuti video. Anche in questo caso non si è trattato di un grande successo, dato che l'azienda ha abbassato più e più volte il prezzo.
Royole Moon
Altro visore VR che non passerà alla storia è il Royole Moon. Si tratta di un dispositivo per il cinema virtuale, come il Sony HMZ e l'Avegant Gliph. A vederlo sembra essere una cuffia molto grande, ma nella parte interna presenta uno schermo per la visione dei film. L'audio è in 3D e c'è anche la cancellazione attiva del rumore. A causa di diversi problemi di progettazione, non ha avuto un buon successo.
24 dicembre 2017