Il futuro passa da ciò che indossiamo. Questo l’assioma alla base della filosofia del wearable computing, ovvero dell’informatica indossabile. Nel giro di pochi anni, i progressi della tecnologia permetteranno di miniaturizzare ulteriormente i nostri gadget tecnologici tanto da poter essere indossati come una maglietta o un jeans. Un esempio lampante di ciò di cui stiamo parlando sono i Google Glass, gli occhiali a realtà aumentata di BigG che dovrebbero cambiare radicalmente il nostro modo di… guardare le cose.
Il wearable computing è però molto più che un “semplice” paio di occhiali, per quanto smart possano essere. Interesserà (e interessa) un po’ tutti i capi d’abbigliamento e gli accessori. Tutti oggetti, comunque, che la mattina prendiamo dall’armadio o dai cassetti del nostro comodino e ci mettiamo addosso.
I Google Glass, come detto, sono solo un esempio. Tra non molto, infatti, il mercato dovrebbe essere invaso da un’ondata di smart watch (orologi intelligenti) che hanno l’aspirazione di sostituire (o fare da complemento) allo smartphone. Sony ha anticipato i tempi (e soprattutto i concorrenti) presentando tempo fa il suo SmartWatch, seguita poco tempo dopo dal progetto The Pebble, orologio intelligente finanziato dalla comunità di crowdfunding di Kickstarter e disponibile sul mercato per 150 dollari.
Ben presto, però, questi due orologi troveranno tanti “fratellini”. Da tempo si vocifera dell’uscita imminente di un iWatch prodotto da Apple; dello smart watch di Google si hanno già alcuni rendering tridimensionali e qualche video; Samsung per non essere da meno ha annunciato la propria intenzione di voler produrre un Galaxy Watch. Insomma, il settore sta diventando piuttosto affollato.
Così come è piuttosto affollato il settore delle smart shoe. Le scarpe intelligenti vennero introdotte sul mercato da Nike per permettere ai runner di avere sottocchio (grazie all’integrazione con smartphone e lettori mp3) la propria velocità e altri dati relativi alla corsa.
Cosa ci riserva il futuro? Sicuramente un’ulteriore espansione del mercato e delle possibili applicazioni del wearable computing che da mercato di nicchia si sta trasformando sempre più in un mercato di massa. Per i prodotti futuribili basta dare un’occhiata al cinema. Google, infatti, ha ammesso di aver preso spunto da Star Wars per mettere a punto il suo concetto di ubiquitous computing, dove gadget tecnologici sono perfettamente integrati (e utilizzati) con le nostre azioni quotidiane. Il Project Glass ne è un esempio. Così come lo sono gli smart gloves (guanti intelligenti) per i quali il gigante di Mountain View ha ottenuto il brevetto la scorsa settimana e che sembrano estrapolati direttamente dal film Minority Report.
I prossimi sviluppi potrebbero riguardare le lenti a contatto computerizzate viste in Mission Impossible 4, o computer “montabili” da portare in testa visti in The Avengers, con funzioni molto più avanzate rispetto ai Google Glass. Motorola (sussidiaria Google, tra le altre cose) e Sony hanno progetti già in fase avanzata. Chissà se per Natale 2015 troveremo tutti sotto l’albero un bel caschetto computerizzato da indossare…
31 marzo 2013