C’è modo e modo di raccontare la storia. Ci sono modi e modi di creare un museo e renderlo accessibile. Il Google Cultural Institute, l’istituto culturale virtuale di Big G, si basa su questa filosofia: creare degli archivi storici digitali e renderli disponibili, gratuitamente, per tutti gli internauti. Uno strumento, come si legge nelle poche righe con cui i vertici di Mountain View hanno presentato l’istituto culturale, che rende semplice raccontare la storia del nostro patrimonio culturale e storico.
La versione italiana di questo immenso archivio storico ha aperto i battenti solo lo scorso ottobre, ma ha già raccolto molte critiche favorevoli. Gli eventi raccontati, al momento, vanno dal 1982 ai giorni nostri e trattano degli argomenti più disparati. Si narranano, ad esempio, le storie di personaggi storici del calibro di Nelson Mandela e Steve Biko, due dei maggiori artefici del processo di democratizzazione in Sudafrica, di Jan Karski, con tanto di video che testimonia l’impresa dell’uomo che tentò di informare il mondo dell’esistenza della Soluzione Finale. Ma tra i tanti archivi storici e mostre troviamo anche spazio per alcuni degli eventi che hanno irrimediabilmente segnato la storia dell’umanità. Grande spazio è dedicato, ad esempio, al D-Day. Lo sbarco delle truppe Alleate in Normandia è raccontato con foto storiche a colori, lettere dei soldati impegnati nell’impresa bellica e l’ordine dell’attacco dalla viva voce dell’Ammiraglio Ramsay.
Ma l’archivio storico di Google ospita anche temi più leggeri. In occasione del lancio italiano, infatti, è stato presentato anche il progetto sulla Dolce Vita, curato direttamente dall’Istituto Luce. Questa sezione, ricca di video e foto storiche, offre una bellissima panoramica degli anni della "Dolce Vita" in Italia con uno sguardo alla moda, al cinema, alle auto e in generale alla cultura e al panorama socio-politico italiano del tempo.
Il progetto vede Google lavorare a stretto contatto con alcuni dei musei e delle istituzioni storiche e culturali più importanti al mondo. Per raccontare la tragedia dei campi di concentramento ci si è avvalsi della collaborazione dell’Auschwitz-Birkenau State Museum, mentre lo Smithsonian ha messo a disposizione i suoi archivi storici per reperire documenti risalenti all’epoca.