Il mondo del gaming è molto più che una semplice forma di intrattenimento e per alcune persone, con tanto tempo e tanto impegno, può diventare un vero e proprio lavoro e, addirittura, una disciplina sportiva.
Per questo motivo, tutti coloro che non lo intendono come un semplice passatempo, sono sempre piuttosto disturbati dai “profani” che utilizzano in malo modo dei termini che, effettivamente, hanno un corretto utilizzo ma che ormai per forza di cose vengono utilizzati in modo sbagliato.
Gli esempi sono molti e nei paragrafi successivi vedremo quelli più comuni che, almeno in Italia, fanno ancora scaldare gli animi di molti giocatori professionisti.
Quando si parla di Simulatori
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Quando si parla di un “videogioco di simulazione”, questa dicitura può fare riferimento a situazioni estremamente diverse tra loro che, spesso, vengono usate in modo errato.
L’esempio calzante è il termine quasi dispregiativo di "walking simulator" coniato per qui titoli interattivi che raccontano delle storie lineari che gli utenti seguono per scoprire come andranno a finire.
Il vero problema, però, sorge quando questo termine viene utilizzato impropriamente, magari su titoli open world dove il camminare su questo terreno di gioco così sconfinato è parte integrante dell’esperienza videoludica.
Quindi, utilizzare walking simulator, su titoli come Death Stranding, ad esempio, non è corretto perché nonostante il gioco per buona parte sia costruito sul bisogno di spostarsi da un punto A verso un punto B, non è uno di quei titoli interattivi (chiamati anche punta e clicca, in certi casi) ma è un vero e proprio open world dove l’utente è libero di girare (più o meno) liberamente.
Restando sempre in tema di “simulazione”, esistono decine di giochi che simulano esperienze reali, tipo Microsoft Flight Simulator che altro non è che un simulatore di volo che riproduce fedelmente l’esperienza del pilotare un aereo.
Tuttavia, in molti hanno definito come “simulatore di vita reale” un titolo come The Sims e seppur improntato verso l’idea di replicare in modo fantasioso la vita umana, di certo non la riproduce con la stessa accuratezza di un simulatore di volo.
Cosa si intende con gioco di ruolo
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I giochi di ruolo (noti anche come RPG) sono un genere molto popolare che viene utilizzato sia per i videogiochi che per i giochi da tavolo.
Il più famoso di sempre è certamente Dungeons & Dragons che, nel tempo, ha conquistato intere generazioni di giocatori pronti a immergersi in questi mondi di fantasia per vivere le avventure frutto della loro fantasia.
Nel mondo dei videogiochi il termine è un po’ improprio, e soprattutto quando la cosa si limita a un classico titolo action dove vengono aggiunti solo a “oggetti speciali” e punti esperienza.
Dietro i GDR c’è molto altro e per buona parte dipende dai giocatori stessi che incarnano in tutto e per tutto un personaggio, creato a loro immagine e somiglianza per vivere un’avventura partorita dalla loro fantasia.
Ora, nel mondo dei videogiochi il termine gioco di ruolo è diventato di uso comune e, soprattutto per i titoli più datati, come i vecchi Final Fantasy ad esempio, può essere ancora giustificabile.
Tuttavia nei moderni giochi action, dove l’unico elemento GDR è un sistema di aumento di livello del proprio personaggio, questa denominazione è un po’ impropria e potrebbe infastidire non poco i gamer della prima ora.
Quando si parla di Ray Tracing
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Ray Tracing è un termine ormai diventato di uso comune, ma sono davvero poche le persone che lo utilizzano correttamente.
Si tratta di una tecnica di rendering grafico che riesce a simulare il modo in cui la luce (nel mondo reale) interagisce con gli oggetti.
Nonostante ormai il realismo dei moderni videogiochi sia arrivato a livelli pazzeschi, non sempre si comprende pienamente questo concetto di Ray Tracing.
Senza scendere troppo nel dettaglio, quando si parla di titoli datati o che girano su smartphone, generalmente parlare di Ray Tracing non è proprio corretto, anche perché magari questo “sistema di illuminazione” viene utilizzato solo per alcune parti del gioco, magari le luci globali oppure quelle di singoli elementi.
Per le moderne console, ad esempio, molti giochi hanno ombre con Ray Tracing, ma non riflessi così da non gravare troppo sulle risorse del sistema.
Il Ray Tracing “puro” di solito si vede sui PC di fascia altissima, tipo quelli per i gamer professionisti che garantiscono una resa visiva (anche sulle luci) quanto più simile alla realtà.
Cosa sono i giochi indie
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L’ultimo termine utilizzato impropriamente è “indie” un errore che, ad onor del vero, si applica anche al mondo della musica, rendendo ancora più complicato la definizione di questo concetto.
Tradizionalmente, un gioco indie è un gioco indipendente e quindi, lo studio che l’ha sviluppato non è di proprietà di un editore o di una grande società.
Da questo deriva l’assenza di qualsiasi controllo creativo o interferenza esterna allo sviluppatore, dettata magari dai finanziatori o dagli azionisti. E lo stesso vale per il mondo della musica.
In generale, chi sviluppa realmente un titolo indie non ha molti soldi e si tratta di studi molto piccoli, composti anche da due o tre persone.
Perciò, utilizzare il termine "indie" come un marchio estetico non è propriamente corretto e una scelta di stile (come ad esempio realizzare un gioco con grafica a 8 bit) che non è dettata dai pochi fondi a disposizione, non vuol dire per forza che un gioco è indipendente.
Questo essere così “di nicchia” oltretutto, porta i giochi davvero indie a una diffusione molto più limitata rispetto a un titolo AAA e, nonostante ormai su Internet si trovi praticamente di tutto, provare un titolo del genere potrebbe essere cosa piuttosto complicata.