Il riconoscimento facciale, la tecnologia biometrica che consente di verificare l'identità di una persona a partire da un'immagine del volto, è una realtà in continua evoluzione. Sono molti i paesi che stanno investendo ingenti somme in questa tecnologia innovativa, soprattutto a scopi di sicurezza. Su tutti la Cina, dove i cittadini sono costantemente monitorati dalle telecamere presenti ovunque, dalle strade agli edifici pubblici e privati.
Come se non bastasse, da qualche tempo a questa parte i poliziotti cinesi dispongono di speciali occhiali con i quali è possibile verificare, sfruttando un enorme database al loro servizio, abitudini, "crediti sociali" e persino quali persone abitualmente vengono frequentate.
Riconoscimento facciale: l'utilizzo nelle scuole cinesi e americane
Se il riconoscimento facciale in Cina è largamente utilizzato negli edifici privati e pubblici, negli Stati Uniti questa tecnologia è stata adottata da alcune scuole per prevenire eventuali attacchi armati da parte degli studenti. Una scelta per alcuni discutibile in quanto non solo i volti degli studenti vengono "catalogati" all'interno di database scolastici, ma potrebbe innescare processi discriminatori particolarmente rivolti alle donne e alle persone afro-americane.
In Cina, invece, alcune scuole stanno testando una serie di sistemi per monitorare in tempo reale le prestazioni degli studenti per verificare i livelli di attenzione in classe. È la cosiddetta "sorveglianza emotiva" già utilizzata nell'esercito cinese e da diverse società private. Attraverso l'inserimento nelle cuffie audio o nei cappelli di sensori wireless è possibile captare e leggere le onde cerebrali per capire quando il soggetto ha bisogno di una pausa oppure di essere assegnato ad un altro compito. Ovviamente, il tutto in nome della massima efficienza possibile.
Riconoscimento facciale: pericolo per la privacy?
Sono in molti, studiosi, politici e addetti ai lavori ad evidenziare i possibili pericoli derivanti da un utilizzo massivo del riconoscimento facciale. Molti temono per la privacy dei cittadni, mentre altri, in senso più allargato, evidenziano i possibili pericoli per la democrazia, evocando anche scenari orwelliani in stile "Grande Fratello".
Diverse municipalità in giro per il mondo stanno prendendo provvedimenti per rassicurare cittadini sempre più preoccupati. Lo scorso maggio, ad esempio, San Francisco ha deciso di limitare l'uso del riconoscimento facciale in ambito pubblico. Dobbiamo iniziare a preoccuparci? Molti esperti concordano però su un fatto assodato: la tecnologia di riconoscimento facciale piaccia o no è già una realtà e come tale va accettata, con consapevolezza. Siamo ormai in molti, e da molto tempo, a sbloccare il nostro smartphone semplicemente con il nostro viso e, che si voglia o no, il nostro volto è già presente in qualche database.
Riconoscimento facciale: l'impiego alla IE Business School di Madrid
La "sorveglianza emotiva" è attualmente utilizzata e sperimentata anche alla IE Business School di Madrid per seguire e analizzare il comportamento degli studenti. Nella cosiddetta "WoW Room", un'aula tecnologica e interattiva che contiene ben 45 metri quadri di schermi, l'insegnante è connesso in tempo reale con gli studenti che studiano e lavorano da casa o da un altro luogo e, attraverso uno speciale algoritmo, è in grado di capire chi presta più o meno attenzione, individuando così a colpo sicuro chi è annoiato o distratto.
Questi dati vengono però sfruttati dall'Università in maniera alternativa, differente. Le informazioni non vengono utilizzate per redarguire o punire lo studente svogliato, ma per migliorare il metodo di insegnamento. Infatti, secondo i professori spagnoli, se gli studenti si annoiano la colpa non è loro, ma della lezione, di come il contenuto viene posto agli studenti o del metodo di insegnamento utilizzato, aspetti che possono essere rivisti e modificati al fine di migliorare la maniera di insegnare e, di conseguenza, di imparare.
20 luglio 2019