Secondo diversi esperti del settore, in un futuro nemmeno troppo lontano l'interazione con computer e altri dispositivi informatici non avverrà più per mezzo di schermi touch o periferiche come tastiera, mouse e touchpad, ma tramite immagini tridimensionali "flottanti" a mezz'aria di fronte ai nostri occhi. Al momento, però, non esiste un punto di vista univoco sulla tecnologia che renderà possibile una tale interfaccia: alcuni credo che saranno necessari dei supporti hi-tech (come, ad esempio, gli HoloLens di Microsoft); altri, invece, insistono sulla possibilità di realizzare degli ologrammi 3D che non richiedono il supporto di visore di alcun genere.
Gli ologrammi 3D non sono l'unico mezzo attraverso il quale si provano a realizzare delle interfacce tridimensionali e visibili a occhio nudo. Da tempo, infatti, diversi istituti di ricerca provano a migliorare e perfezionare la resa (visiva e non solo) dei fog screen, gli "schermi di nebbia" che spesso e volentieri fanno capolino in alcuni film e serie TV fantascientifici.
Cosa sono i fog screen
In ambito tecnico, quando si parla di fog screen ci si riferisce a delle interfacce grafiche tridimensionali realizzate tramite l'utilizzo di proiettori laser olografici e uno speciale "schermo" di fumo – o nebbia, per l'appunto – che agisce a mo' di "telo" per la proiezione. Sfruttando il fenomeno della rifrazione di luce, i fog screen sono in grado di creare immagini 3D di ogni tipo e visibili (in ambienti "controllati") a occhio nudo, senza che ci sia bisogno di indossare visori o smart glass di alcun genere.
Limiti dei fog screen
Allo stato attuale, però, le varie tecnologie impiegate per realizzare proiezioni 3D con i fog scren soffrono di problematiche connesse alla qualità delle immagini. A causa della natura "eterea" degli schermi di nebbia, chi proietta ha un controllo limitato su ciò che sarà riprodotto e visualizzato. Potrebbe accadere, infatti, che due o più pixel contigui finiscano con il sovrapporsi l'uno con l'altro, andando così a incidere negativamente sulla qualità degli ologrammi 3D che si vogliono riprodurre.
MistForm e il futuro degli schermi di nebbia
Una possibile soluzione in questo senso è quella pensata da un team di ricercatori dell'Università del Sussex, in Inghilterra. Gli scienziati britannici hanno messo a punto MistForm, un fog screen ad alta tecnologia che basa il proprio funzionamento non solo su proiettori laser tridimensionali, ma anche su Microsoft Kinect e su algoritmi di machine learning realizzati appositamente per la riproduzione delle immagini.
MistForm sfrutta la barra sensoriale della casa di Redmond per tracciare il movimento della testa e degli arti superiori delle persone che interagiscono con gli ologrammi 3D, mentre gli algoritmi sfruttano questi dati e queste informazioni per "modellare" lo schermo di nebbia e far sì che le immagini risultino sempre chiare e ben definite. Il risultato, sostiene il gruppo di ricerca dell'università britannica, è uno schermo capace di riprodurre immagini nitide e a fuoco da qualunque posizione l'utente le guardi.
L'utilizzo del Kinect, inoltre, consente di rendere interattive le immagini, trasformandole così in un'interfaccia utente utilizzabile per qualunque evenienza.