Nel passaggio dalla musica analogica (dischi in vinile, musicassette e altri supporti del genere) alla musica digitale (CD audio, file audio mp3, ecc.) vissuto qualche decennio fa, gli algoritmi di compressione hanno svolto un ruolo a dir poco fondamentale. Onde evitare di occupare troppo spazio sui supporti di archiviazione dati (quando la transizione entrò nel vivo, ogni singolo byte di spazio disponibile valeva quanto oro) fu necessario sviluppare degli algoritmi che aiutassero a comprimere la dimensione dei file senza che la qualità audio ne risentisse troppo.
Fu nel corso di questi anni che nomi come file audio mp3, file WMA, file WaV e file OGG iniziarono a circolare con una certa frequenza negli ambienti musicali (e non) di tutto il mondo.
Lossless vs. lossy
Con il passare degli anni il panorama dei formati audio si ampliò a dismisura e si assistette alla curiosa formazione di due blocchi contrapposti. Da un lato, infatti, si andavano ad 'ammassare' i cosiddetti file lossless (letteralmente senza perdita), mentre dall'altra parte della 'cortina di ferro' musicale si trovavano i file lossy (letteralmente con perdita). Come lasciano intuire i nomi, il discrimine tra un formato e l'altro è dato dall'eventuale perdita di informazione musicale.
I file lossless garantivano (e garantiscono) la medesima profondità sonora e la medesima qualità di un CD audio, mentre i file lossy (come i file audio mp3) permettono di ridurre le dimensioni di una traccia musicale nell'ordine delle 10 volte a parziale discapito della qualità audio. Se, ad esempio, un file lossless occupa uno spazio di 40 megabyte, un file audio mp3 della stessa canzone occuperà poco più di 4 megabyte.
Questione di btirate
A fare la differenza tra i due formati file audio è il bitrate utilizzato nel processo di conversione dall'analogico al digitale. Quando si parla di bitrate (a volte scritto anche bit rate) si intende il numero di bit che si è in grado di processare nell'unità di tempo. In ambito musicale il bitrate misura la quantità di dati contenuti in ogni singolo secondo di traccia audio: maggiore il valore del bitrate, migliore la qualità della musica.
In un file audio mp3 questo valore può variare tra i 32 kbps (kilobit per secondo) e i 320 kbps. In un file lossless, invece, non esiste alcuna compressione e, con un bitrate che si attesta attorno ai 1.411 kbps, la qualità audio è comparabile a quella di un CD audio. Stando ai numeri, quindi, i file lossless sono migliori rispetto ai file audio mp3, garantendo un suono più profondo e fedele all'originale. Come ci insegna l'esperienza, però, i numeri non sono sempre tutto.
Differenze assottigliate
La realtà dei fatti sembra essere ben altra. L'orecchio umano, infatti, non sarebbe così sensibile da riuscire a notare differenze tra un file audio mp3 di ottima qualità (con bitrate di 320 kbps) da un file lossless.
Per capirlo, basta condurre uno o più test ABX. Un test di questo genere consiste nella comparazione incrociata di due file conosciuti (chiamati A e B) e due file sconosciuti (X e Y, che sono gli stessi di A e B ma con bitrate differente). Al termine del test si dovranno formare due coppie di file, accoppiando gli originali con i relativi file modificati. Nel caso in cui si utilizzi un file audio mp3 con bitrate elevato (320 kbps o di poco inferiore), nemmeno l'orecchio musicalmente più allenato riuscirà a distinguere le differenze.
Nonostante ciò, un archivio musicale composto da file lossless garantisce ancora un sostanziale vantaggio rispetto ad un archivio composto da file audio mp3. Il primo, infatti, potrà essere convertito in altri formati audio senza che ciò comporti la perdita di qualità; eventuali conversioni di un file lossy, invece, provocherà un'ulteriore perdita di informazione musicale e un deterioramento della qualità audio.
29 novembre 2013