Il rapporto tra adolescenti e videogiochi ha acquisito un'attenzione crescente negli ultimi anni. Sono soprattutto i genitori a preoccuparsi degli eventuali effetti negativi causati da questi prodotti, che ormai sono diventati ultrasofisticati, ricchi di effetti e altri dettagli che li rendono irresistibili. Pensiamo, per esempio, a Fortnite, il videogioco del momento che tiene incollati al monitor milioni di appassionati in tutto il mondo. La maggior parte di questi sono ragazzi e ragazze che, durante il gioco, possono anche interagire tra loro o formare vere e proprie squadre in modo da ottenere le ambite "vittorie reali".
Questo è solo uno dei tanti esempi, esistono in realtà così tanti videogiochi che ognuno può trovare quello perfetto per i propri gusti. Purtroppo, mentre si gioca le ore scorrono veloci e così gli utenti, tra cui molti adolescenti, rischiano di trascorrere intere serate (o addirittura giornate) con il controller in mano e gli occhi attaccati al monitor. Senza la presenza dei genitori, che mettono un freno, il rischio è quello di rubare tempo ad altre attività più salutari e produttive. Ma siamo sicuri che gli adulti abbiano una percezione esatta di tali comportamenti e conoscano le strategie più efficaci per staccare i figli dalla console senza troppi traumi? Esistono diverse ricerche che analizzano il rapporto tra genitori e figli videogiocatori, e molte di queste cercano di offrire soluzioni per gestire al meglio la situazione, evitando che degeneri in vera e propria dipendenza dal gioco.
Figli videogiocatori: il punto di vista dei genitori
Nonostante i propri figli utilizzino i videogiochi per tante ore, molti genitori hanno una scarsa conoscenza di tale passione: storie, titoli, tipo di gioco, se sia appropriato o meno? questi particolari rimangono un mistero per molti adulti.
Una ricerca condotta negli Stati Uniti dall'Università del Michigan ha analizzato il ruolo dei genitori nella vita dei figli adolescenti che amano i videogames. Il sondaggio si basa sulle risposte date da un campione di 963 intervistati con figli dai 13 ai 18 anni.
Dal report è emerso che l'86% dei genitori pensa che il proprio figlio trascorra troppo tempo davanti ai videogiochi. In generale, gli adulti sono portati a credere che i ragazzi li usino più delle ragazze, arrivando a spendere una media di tre o quattro ore al giorno.
Nel complesso, i genitori affermano che questa passione ruberebbe tempo ad altre attività: le interazioni e i momenti in famiglia (46%), il sonno (44%), i compiti a casa (34%), tempo libero con gli amici (33%) e attività di altro tipo (31%). Inoltre, il 71% pensa che i videogiochi possano avere effetti positivi sui propri ragazzi, ma solo se vengono usati correttamente e non invadano la loro giornata. Tuttavia, solo il 44% cerca di controllare attivamente i tempi di utilizzo. Insomma, gli adulti sono portati a credere che i figli usino molto i videogiochi, ma posti davanti al fatto compiuto non sanno bene come e quanto giocano o cosa utilizzano.
Videogiochi: perché monitorare il tempo passato a giocare
Secondo Gary Freed, pediatra presso il Mott Children's Hospital National Poll, sta agli adulti impostare un limite di tempo, in modo che i videogiochi non influiscano sulle ore di sonno o influenzino negativamente lo stile di vita dei ragazzi.
Tuttavia, i genitori non hanno la giusta percezione del tempo passato a giocare né delle abitudini dei ragazzi. Il 54% ammette che il figlio gioca troppe ore e il 13% di questi pensa che i propri figli giochino più tempo degli altri ragazzi. Il 78% degli intervistati ha affermato che il tempo trascorso ai videogiochi dai propri figli è minore rispetto ai coetanei.
Inoltre, i genitori dei ragazzi tra i 13 e i 15 anni, se comparati con quelli di ragazzi più grandi, sono più attenti al tempo impiegato e ai tipi di gioco utilizzato. Per esempio, controllano se il videogame è appropriato secondo i parametri PEGI.
Le tecniche usate dai genitori per limitare il tempo passato a giocare sono diverse: il 75% incoraggia i figli a svolgere attività alternative come sport, uscite con gli amici e altri hobby. Il 54% imposta un preciso limite orario aiutandosi con un timer, mentre il 23% offre degli incentivi per limitare il gioco. Infine, il 14% ammette di nascondere strumenti, come console o controller, quando si accorge che il figlio gioca per troppe ore. Insomma, una sorta di detox da videogames imposto dall'alto. In realtà, il videogioco può essere sfruttato a proprio vantaggio. Come? È la stessa ricerca a svelarci i vantaggi di questo passatempo.
Sfruttare il videogioco per instaurare un dialogo
Dal report emerge che i videogiochi rappresentano in realtà una grossa opportunità per i genitori, che possono sfruttarli per conoscere meglio il proprio figlio o condividere dei momenti della giornata con lui.
Chiedere al ragazzo di giocare insieme una partita potrebbe essere il primo passo da fare per rompere il ghiaccio. Da qui è possibile poi instaurare un dialogo partendo dai temi del videogioco oppure affrontando argomenti importanti come la protezione della privacy o i pericoli della rete.
Mary Freed consiglia ai genitori di trovare il modo per trasformare il videogioco in opportunità di conoscenza. Questo passatempo deve essere assolutamente controllato e non dovrebbe togliere tempo ad altri momenti della giornata, per esempio quelli in famiglia, con gli amici oppure anche le ore destinate ai compiti scolastici. In poche parole, non deve essere un ostacolo allo sviluppo sano e costante di ogni adolescente. Comprendere rischi e opportunità dei videogiochi, e non demonizzarli per partito preso, è sicuramente il primo passo per gestirli correttamente.
23 febbraio 2020