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Facebook causa infelicità, parola di scienziato

Dietro al crescente sentimento di insoddisfazione e tristezza di molti internauti ci sarebbe l'utilizzo massiccio di Facebook. Lo rivela una ricerca statunitense

Se confermati, i risultati della ricerca potrebbero avere effetti devastanti sul social network creato da Mark Zuckerberg

La ricetta della felicità? Di certo non comprende Facebook. Secondo una ricerca condotta negli Stati Uniti dagli psicologi Ethan Kross, Philippe Verduyn, Emre Demiralp, Jiyoung Park, David Seungjae Lee, Natalie Lin, Holly Shablack, John Jonides e Oscar Ybarra e pubblicata nell'ultimo numero della rivista PLOS ONE (dove PLOS sta per Public Library of Science, biblioteca pubblica delle scienze) il social network di Mark Zuckerberg provocherebbe un diffuso senso di tristezza e apatia. A soffrirne di più quegli utenti che passano molto tempo sulla loro bacheca, controllando gli aggiornamenti dei loro amici o postando a loro volta foto, notizie e aggiornamenti. Vediamo perché.

Disinteresse

Nonostante Facebook conti oltre 1 miliardo di utenti – e oltre la metà di questi si connetta tutti i giorni – sinora il mondo accademico aveva colpevolmente ignorato gli effetti che Facebook ha sullo stato di benessere generale dei suoi utenti. Per questo motivo, i psicologi statunitensi hanno condotto una campagna di interviste a tappeto su circa 80 persone (stesse domande ripetute cinque volte al giorno per 14 giorni di fila) per capire come Facebook influenzasse i due fattori principali della percezione del benessere: come le persone si sentono al momento dell'intervista e se sono soddisfatti della vita che conducono. In entrambi i casi, dicono i risultati pubblicati su PLOS ONE, Facebook ha un'influenza fortemente negativa sul benessere degli utenti.

Infelicità

Da queste interviste, è stato notato come ci fosse una correlazione diretta tra l'utilizzo di Facebook e la sensazione di insoddisfazione provata dagli utenti. Una situazione totalmente sconosciuta ai rapporti personali non virtuali, dove l'incontro e la condivisione di sentimenti ed emozioni porta, solitamente, ad avere una vita migliore (si è più felici, più intelligenti e si fanno scelte migliori). Su Facebook accade esattamente il contrario. “Superficialmente – afferma Ethan Kross, uno degli scienziati autori della ricerca – si pensa che Facebook aiuti a riempire vuoti nelle nostre relazioni sociali, aprendoci una vasta platea di nuove amicizie. Ma non è così: anziché aumentare il nostro benessere, Facebook sembra diminuirlo”.

 

Non mi piace

 

In particolare, più le persone erano attive su Facebook, maggiore era la loro insoddisfazione nel corso dell'intervista successiva.

I motivi

Secondo il team di esperti psicologi dell'Università del Michigan, i motivi non sono del tutto chiari, ma potrebbero essere nascosti dietro il gran numero di persone con il quale è possibile entrare in contatto grazie a Facebook.

 

Un'immagine che mostra i risultati della ricerca

 

“Il social network – spiega Oscar Ybarra, un altro degli scienziati autori della ricerca – offre infinite possibilità di entrare in contatto con nuove persone. Può quindi capitare di leggere aggiornamenti di status di persone entusiaste della loro vita o foto di amici felicemente in vacanza mentre si è soli in casa. A lungo andare, ciò può portare ad un senso di disillusione e di insoddisfazione nei confronti della propria vita. Si finisce con il sentirsi inferiori rispetto, magari, a persone che nemmeno si conoscono realmente”.

Nessuna fuga

Per scoprire quali siano i reali motivi degli effetti collaterali di Facebook, però, ci sarà bisogno di una nuova ricerca. Bisogna prima di tutto allargare il campo degli intervistati – 80 persone sono pochine se rapportate al miliardo e 200 milioni di utenti che conta Facebook – ed effettuare interviste che permettano di avere uno scenario più completo. Per il momento, però, gli scienziati non consigliano di fuggire in massa dal social network. Anzi. L'importante, ma questa non è una novità, è utilizzare coscientemente Facebook, ricordandosi che fuori dalla propria stanza c'è un mondo meraviglioso.

 

16 agosto 2013

A cura di Cultur-e
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