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ENIAC, 75 anni fa il debutto del primo computer general purpose

Il primo computer generalista della storia è stato presentato 75 anni fa: cos’è ENIAC e perché è stato importante

eniac primo computer

Nel febbraio del 1946 davanti alle telecamere di un cinegiornale venne presentato il primo computer general purpose della storia: ENIAC, acronimo di Electronic Numerical Integrator and Computer, una macchina elettronica che ha posto le basi per i computer che oggi conosciamo. Un enorme computer a forma di U squadrata che si estendeva per 24 metri e richiedeva 150 kW di elettricità per alimentare le 18.800 componenti elettroniche. ENIAC fu progettato e costruito dai ricercatori guidati dagli scienziati John Mauchly e John Presper Eckert della Moore School of Electrical Engineering, dipartimento dell’università della Pennsylvania, e del Ballistic Research Laboratory, ex centro di ricerca dell’esercito degli Stati Uniti. La nascita di ENIAC costò 75 anni fa ben 500.000 dollari, l’equivalente odierno di un investimento da 7.2 milioni di dollari, e l’obiettivo era principalmente la risoluzione di calcoli balistici per il lancio dei proiettili di artiglieria. Nella realtà, però, questo primo computer elettronico era in grado di risolvere qualsiasi tipo di calcolo e pose le basi dello stereotipo degli enormi cervelli elettronici per usi generali che oggi conosciamo.

ENIAC: come è nato e com’era il primo cervello elettronico

eniac primo computerPrima della Seconda Guerra Mondiale, la risoluzione dei calcoli per la balistica era affidata a persone, dette “computor”, che erano generalmente donne, così da poter lasciare gli uomini “liberi” per i combattimenti. Con l’avvento del secondo conflitto, i dipartimenti militari iniziarono a investire su macchine elettromeccaniche in grado di eseguire i calcoli molto più velocemente di un essere umano o addirittura di centinaia di essi. Così nel giugno del 1942 il Dipartimento dell’esercito degli Stati Uniti affidò al fisico Mauchly dell’università della Pennsylvania e al giovane ingegnere elettronico Eckert il “Progetto PX” per la costruzione dell’Electronic Numerical Integrator and Computer (ENIAC).

Nei tre anni seguenti, nei laboratori della Moore School of ElectricalEngineering, venne assemblata una macchina al cui interno c’erano 18.800 valvole a vuoto, 70.000 resistori, 10.000 condensatori, 1500 relè, 6000 interruttori manuali e 5 milioni di giunti saldati: le componenti elettroniche destinate a creare il sistema digitale che avrebbe permesso poi l’elaborazione dei calcoli. Il tutto racchiuso in una struttura di 42 pannelli alti 2,7 metri e spessi 33 centimetri in lamiera di acciaio verniciata di nero, dal peso di 27 tonnellate e che occupava una superficie di 167 metri quadri, dotata di tubi di aerazione nella parte superiore per il raffreddamento e la circolazione dell’aria e una linea di alimentazione dedicata.

ENIAC: come funzionava e quali erano i limiti

eniac girlsLa presenza di così tanti tubi e componentielettronici preoccupava gli ingegneri, soprattutto in caso di difetti e malfunzionamenti durante l’esecuzione dei calcoli. Per questo motivo, la macchina fu costruita unendo più moduli tra loro, così da poter rintracciare e sostituire agevolmente le unità difettose. Test dopo test, il tasso di fallimento passò da 2 volte al giorno a una ogni 2 giorni, fino a ottenere sempre meno errori e malfunzionamenti, consentendo il perfezionamento della macchina e così anche la possibilità di eseguire calcoli ed elaborazioni precise.

Rispetto ai computer moderni, poi, ENIAC non aveva una memoria interna per memorizzare ed eseguire in automatico i programmi. Ogni volta che bisognava eseguire un calcolo, il computer andava ri-cablato a mano da una squadra di operatori che collegavano e scollegavano cavi, impostavano interruttori e facevano girare le nuove serie di calcoli. Queste operazioni di cablaggio erano generalmente affidate a donne, e le prime programmatrici di computer al mondo furono delle giovani laureate in matematica. Kay McNulty, Betty Jennings, Betty Snyder, Marlyn Wescoff, Fran Bilas e Ruth Lichterman erano le “ENIAC Girls”, in italiano “leragazze dell’ENIAC”, che dal nulla ne idearono la programmazione e definirono gli schemi e le istruzioni per permettergli di eseguire i calcoli richiesti nei tempi più brevi possibili. Anche se il computer elettronico venne alla fine configurato, non svolse mai un vero e proprio lavoro bellico: il primo problema che fu testato arrivava dal Los Alamos National Laboratory, dove il matematico John von Neumann lavorava alla bomba all’idrogeno che, come sappiamo, non fu mai utilizzata in guerra neanche quando fu infine terminata all'inizio degli anni '50. Per testare i calcoli di von Neumann, le ENIAC Girls impiegarono oltre un milione di schede perforate IBM e un mese di lavoro.

Le potenzialità di ENIAC apparvero così subito chiare: fu il primo computer general purpose, in grado di elaborare ogni tipo di calcoli matematici attinenti a problemi generali e rappresentò uno dei punti di partenza per i nostri moderni PC e per la programmazione informatica come oggi la conosciamo.

ENIAC e l’annuncio al mondo nel 1946

eniac primo computerL’esistenza di ENIAC fu svelata al mondo il 15 febbraio 1946 attraverso le telecamere del cinegiornale Pathè. I giornalisti furono invitati a filmare i tubi lampeggianti del primo computer general purpose mentre risolveva la traiettoria di un missile in circa 20 secondi, un tempo di circa 10 secondi più breve rispetto al tempo necessario perché il proiettile stesso compisse la sua parabola. Per sottolineare l’eccezionalità e la potenza di elaborazione della macchina, furono installate delle lampadine lampeggianti, che comportarono per anni, nell’immaginario collettivo, l’associazione delle luci lampeggianti alla potenza di calcolo di un cervello elettronico. ENIAC rimase in uso fino al 1955, poi fu smantellato e oggi i suoi pannelli che hanno scritto la storia dei computer sono in mostra in diversi luoghi: dall’università della Pennsylvania dove fu progettato e realizzato, al National Museum of American History dello Smithsonian Institute e al Museo della Scienza di Londra.

A cura di Cultur-e
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