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Le donne che hanno influenzato il mondo del gaming

Il mondo del gaming non è solo maschile. Sono molte le donne, programmatrici, designer e sceneggiatrici, che hanno contribuito al successo di videogame di ogni genere

Carol Shaw, prima programmatrice donna di videogame

Inevitabilmente, quando si parla di videogame, si finisce con l'immaginare una coppia di amici – magari due geek – intenti a sfidarsi nell'ultimo episodio di FIFA o PES, oppure in uno dei tanti sparatutto ambientati in diverse epoche storiche e in diversi pianeti o universi. Così come è altrettanto facile immaginare un gruppo di sviluppatori, chiusi nel loro studios, intenti a scrivere le righe del codice di quello che potrebbe essere il prossimo grande titolo di successo.

Insomma, qualunque sia l'occasione, il mondo del gaming sembra essere legato a doppio filo a quello maschile. Un rapporto molto stretto, ma assolutamente non esclusivo: sin dalla nascita del settore, infatti, le donne hanno rivestito un ruolo di primaria importanza, tanto nello sviluppo dei titoli, quanto nella loro ideazione grafica che nel marketing. In alcuni momenti, addirittura, il contributo arrivato da sviluppatrici e designer donne è stato fondamentale per lo sviluppo dell'intero settore.

Joyce Weisbecker

 

Joyce Weisbecker

 

Nei suoi primissimi anni di vita, il mondo del gaming era un vero e proprio far west: non c'era un modello univoco al quale gli sviluppatori potevano ispirarsi, così come non c'erano console o computer da gaming diffuse a livello globale. Ogni sviluppatore poteva creare una propria piattaforma/console e realizzare dei videogiochi ad hoc (ma non compatibili con piattaforme "concorrenti"). Questo quanto accaduto, ad esempio, con Joe Weisbecker, ingegnere elettronico con il "pallino" dei videogame, e sua figlia Joyce Weisbecker, "utilizzata" dal padre a mo' di cavia da laboratorio per testare alcuni titoli da lui ideati. Un'esperienza che Joyce metterà a frutto dal 1976 in poi, quando le verrà chiesto (sempre da suo padre) di creare alcuni titoli per la console RCA Studio II. Ciò l'ha resa la prima sviluppatrice videogame al mondo, anche se "indipendente".

Carol Shaw

Assunta nel 1978 in Atari, Carol Shaw si guadagna immediatamente la fama di talentuosa programmatrice di videogiochi. Sin dai suoi primi giorni di lavoro viene impiegata in alcuni dei progetti di punta dell'iconica società (che sta programmando un ritorno nel mondo del gaming con una retroconsole): diventa così una delle prime "programmatrici capo" a realizzare dei titoli di grande successo (come 3D Tic-Tac-Toe). Nel 1984 abbandona Atari per approdare nella nascente Activision: anche qui la sua impronta, e la sua esperienza, sono determinanti nel forgiare i primissimi anni della software house.

Roberta Williams

 

King's quest

 

Cofondatrice di Sierra on-line, Roberta Williams ha contribuito a innovare (e rinnovare) il mondo del gaming ideando e programmando uno dei primi videogame d'avventura nei quali il testo era accompagnato da grafiche che illustravano le scene appena descritte. Ciò ha portato alla nascita di alcuni dei titoli più celebri del genere, come King's Quest e Space Quest.

Danielle Bunten Berry

 

MULE

 

Nei primissimi anni del settore, la totalità dei videogiochi prevedeva un'unica modalità di gioco: l'utente contro l'intelligenza artificiale dell'avversario digitale. È merito della programmatrice e sviluppatrice indipendente Danielle Buten Berry se si è riusciti a travalicare il muro dell'1 vs 1 e approdare nel mondo del multiplayer. Il suo M.U.L.E., pubblicato nel 1983 da Electronic Arts, è considerato da tutti il capostipite dei giochi strategici multiplayer: per la prima volta i gamer potevano cooperare e collaborare (oppure competere) nella risoluzione del gioco. Anche se non è stato un successo economico e commerciale, ha avuto una grande influenza sullo sviluppo del genere negli anni successivi (tanto che il primo capitolo della serie di The Sims è stato dedicato a lei).

Brenda Romero

 

Wizardy 8

 

Nel 1981 viene assunta da Sir-Tech software per testare la versione beta di Wizardry: la sua grande familiarità e abilità con il gioco la portarono prima a dirigere la linea di aiuto telefonico, poi lo sviluppo degli altri capitoli del gioco. A capo della divisione dello sviluppo si occupa della redazione dei colloqui, dei manuali di gioco e della sceneggiatura. Il successo la porta ben presto verso altri lidi, tanto che arriva a dirigere lo sviluppo di Tom Clancy's Ghost Recon (oltre vari progetti personali).

Kim Swift

 

Portal

 

Insieme ad altri studenti della DigiPen Intistute of Technology (istituto universitario specializzato nel settore del gaming) ha ideato e realizzato la prima versione di Narbacular Drop, un gioco d'avventura in prima persona nel quale ci si poteva spostare tra pianeti e universi semplicemente applicando dei portali dimensionali su qualunque oggetto si avesse nelle vicinanze. Se questo vi ricorda qualcosa, è perché Valve ha poi assunto Swift e i suoi colleghi per realizzare il gioco Portal. Si è poi occupata dello sviluppo della serie Left 4 Dead (sempre per Valve) e Quantum Conundrum.

Jennifer Hale

Lavorare nel mondo del gaming non vuol dire, necessariamente, essere dei programmatori, degli sceneggiatori o designer. Si può entrare nel settore anche come doppiatrice. È il caso di Jennifer Hale, voce di alcuni celebri personaggi dei cartoni animati statunitensi (come, ad esempio, Carmen Sandiego o vari personaggi di Mighty Ducks) e non solo. Dal 1999 in poi, ha prestato la voce a decine e decine di personaggi di videogiochi: Metal Gear Solid, Xmen e Metroid sono solo alcuni dei tanti titoli che ha contribuito a rendere celebri grazie al suo riconoscibilissimo timbro di voce.

Amy Robinson Sterling

 

Eyewire

 

Chi l'ha detto che i videogame sono solo un passatempo? Lo sa bene Amy Robinson Sterling, ideatrice e sviluppatrice di EyeWire, un titolo che sfrutta i principi della gamification per "indurre" i gamers a collaborare con progetti scientifici. Nello specifico, il videogame realizzato dalla Sterling ha lo scopo di "disegnare" il nervo ottico umano e il suo "sostrato" neurologico: i gamer dovranno così creare i collegamenti tra i vari neuroni della corteccia visiva e aiutare gli scienziati a capire meglio il funzionamento del sistema visivo umano.

5 maggio 2018

A cura di Cultur-e
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