Quanti di voi da bambini, manico di scopa tra le mani, hanno sognato di suonare di fronte a una folla estasiata e urlante, letteralmente in visibilio per la nostra interpretazione appena terminata? Ecco, tutto questo potrebbe diventare realtà nel giro di qualche mese. Per lo meno nei mondi virtuali creati da Oculus Rift, il visore VR ora di proprietà di Facebook. Harmonix, software house statunitense diventata celebre con titoli come Dance Dance Dance e Guitar Hero, sta lavorando su una versione a realtà virtuale del suo videogame di maggior successo: Rock Band.
Una sfida più complessa di quello che si potrebbe immaginare. Rock Band, infatti, è un brand rinomato e affermato a livello mondiale e la casa sviluppatrice non può permettersi alcun passo falso prima di arrivare sul mercato con la versione definitiva del titolo. A differenza di quanto accaduto in passato, infatti, Harmonix non si ritrova con una piattaforma e un gameplay testato e rodato su cui fare affidamento. Per l'occasione gli sviluppatori statunitensi hanno dovuto ricominciare praticamente dalle basi e riprogettare il videogioco praticamente da capo.
Infatti, anche se l'idea di base appare semplice – dare la possibilità all'utente di formare una propria band musicare e suonare davanti a centinaia di persone/avatar – la sua messa in pratica è piuttosto complessa. Gli aspiranti musicisti, però, non devono demordere: Harmonix potrebbe ben presto accontentare la loro sete di fama e successo (virtuale, s'intende).
Rock Band VR, versione 1 e 2
Nel giro di pochissimi mesi, Harmonix si è trovata a lavorare su diverse versioni del suo gioco a realtà virtuale. Il gameplay e l'interfaccia di Rock Band cui siamo abituati, infatti, hanno dimostrato di mal adattarsi al formato dei videogiochi VR, al visore a realtà virtuale e alle sue periferiche e accessori. A dimostrarlo ci sono le prime due versioni "beta" messe velocemente da parte dagli sviluppatori Harmonix.
Uno degli aspetti più interessanti e intriganti di suonare in realtà virtuale è, come accennato, quello di ritrovarsi di fronte a centinaia di persone che ci acclamano e ballano al ritmo delle nostre note. Peccato, però, che nel tentativo di "guidare" la nostra band musicale, si dà ben poca importanza all'ambiente virtuale che ci circonda. O, almeno, questo è quello che accadeva nella prima versione del gioco, la cui grafica ricordava molto da vicino quella "classica" di Rock Band, con le cinque corde della chitarra a occupare gran parte della schermata. I giocatori, concentrandosi sulle note, distoglievano l'attenzione dal palco, dagli altri componenti della band, dal pubblico e pensavano, sostanzialmente, solo a suonare.
Nella seconda versione, gli sviluppatori hanno pensato di semplificare il gameplay, riducendo il numero di corde da 5 a 3, spostandole in posizione più defilata e provando a rendere più interattive le performance. Anche in questo caso, però, il tutto si risolve in un mezzo buco nell'acqua. A questo punto arriva l'illuminazione: perché concentrarsi sulla riproduzione perfetta quando, invece, si può dare spazio e credito alla fantasia e all'intuizione dell'utente.
Rock Band VR, libero spazio all'improvvisazione
Nella sua terza versione, quella che dovrebbe presto diventare definitiva, Rock Band non fornisce uno spartito da riprodurre alla perfezione. Il gamer gode di "ampie libertà" e può tentare di riadattare la melodia e gli arrangiamenti al proprio gusto personale. L'obiettivo finale è sempre lo stesso: scaldare il pubblico sino a farlo ballare, urlare e farsi acclamare a gran voce. La strada da seguire, però, è diversa rispetto a quella battuta abitualmente dai videogiochi musicali di Harmonix: al centro non c'è più la performance fine a sé stessa, ma la voglia dell'utente di far proprio il palco insieme alla propria band musicale.
Qualche dettaglio ancora da risolvere
Come fanno notare i pochi che hanno avuto modo di testare la versione semi-definitiva di Rock Band VR, resta ancora più di qualche dettaglio da sistemare. Se nelle versioni precedenti le riproduzioni in plastica degli strumenti musicali erano più che sufficienti per restituire il giusto feeling – e feedback – i controller e le periferiche per visori VR non hanno ancora raggiunto quel grado di perfezione. Per lo meno, non sono così adatti a simulare l'esperienza videoludica del titolo Harmonix.
Per dirlo in parole povere, quando si prova a improvvisare con la chitarra tra le mani e visore VR sulla testa, non si ha la benché minima idea di dove finiranno le nostre dita. Un contrattempo, se così vogliamo dire, che dovrebbe essere risolto grazie a dei controller touch in via di sviluppo. Grazie a questa nuova periferica gli utenti – musicisti in virtuale – dovrebbero poter avere un feedback migliore e azzeccare così con maggior facilità la sequenza di note e accordi per comporre la loro melodia.
A questo si aggiunge, poi, la difficoltà del riprodurre gli altri movimenti del corpo, gambe e piedi in primis. Anche in questo caso si sta tentando di correre ai ripari grazie a degli appositi pedali, ma a livello di giocabilità questa soluzione non sembra essere il massimo. Insomma, Harmonix deve ancora lavorare un po e limare qualche particolare, ma la strada sembra essere tracciata: il sogno di mettere su una band musicale e diventare una rockstar è dietro l'angolo. Anche se non si sa esattamente quante corde abbia una chitarra.