Scrivere la recensione di Death Stranding non è semplice. Ci troviamo di fronte a uno dei videogame più enigmatici realizzati negli ultimi anni. Un titolo che ha creato intorno a sé un'attesa spasmodica, con centinaia di migliaia di giocatori che non aspettavano altro che l'uscita di Death Stranding. Il merito di questo hype è solo di una persona: Hideo Kojima, l'ideatore di Metal Gear Solid e uno dei game designer più apprezzati dell'ultimo ventennio. La sua genialità ha dato vita a veri e propri capolavori e l'annuncio della sua uscita da Konami per dar vita a un suo progetto scatenò la rabbia dei gamer, ma allo stesso tempo anche la voglia di vedere la sua nuova opera.
E ora che abbiamo potuto mettere mani su Death Stranding possiamo trarre le prime conclusioni. Partiamo dalla fine: Death Stranding è un videogame (se così si può definire, poi spiegheremo il perché) che divide. È pensato per essere odiato o amato, una divisione manichea che ritroviamo anche all'interno del videogame. Non è un gioco per tutti, anzi tutt'altro. Anche la stessa definizione di videogame sta stretta all'ultima opera di Hideo Kojima, un regista mancato che ha donato la propria genialità al mondo videoludico. Dove ha maggior libertà per muoversi nei suoi mondi immaginari, dove non ha limiti di tempo e di sceneggiatura. Due ore possono essere limitanti per esprimere la propria arte e la libertà dei videogame permette al game design giapponese di avere carta bianca.
Giudicare Death Stranding con i parametri classici di un gioco è errato. Chiudere in delle gabbie semantiche quello che alla fine non è un videogame, ma un'esperienza di vita, è un grosso errore. È necessario andare a pescare dalla terminologia cinematografica per avere una visione a trecentosessanta gradi dell'ultima opera di Hideo Kojima. Sceneggiatura, ambientazioni, fotografia, trama, tutto è pensato a livello superiore. E sono questi fattori a rendere complicata la recensione di Death Stranding. Cercheremo di non rivelare troppo della trama del gioco per darvi la possibilità di scoprire in prima persona cosa offre Death Stranding.
Un gioco contemporaneo
Come in una pièce teatrale, Hideo Kojima è salito sul palco e ha raccontato la propria visione del mondo. Solo che lo ha fatto utilizzando il canale comunicativo che sa usare meglio: i videogame. Death Stranding è un videogame con una forte visione del mondo, che racconta le storture della nostra epoca e lo fa senza troppi giri di parole. Le missioni che affrontiamo, alcuni tratti del gameplay, il ruolo in cui è rinchiuso il nostro personaggio, sono una chiara denuncia da parte del game designer giapponese. Viviamo in un'epoca in cui i social sono l'unica fonte d'informazione ed essere disconnessi dalla Rete sembra essere un incubo. Incubo che Death Stranding fa vivere ai protagonisti del videogame, ossia noi, i gamer che prendono in mano un joystick e iniziano l'avventura in questo mondo drammatico e fatato creato da Kojima.
Death Stranding è un gioco che lega modernità e passato. La modernità la troviamo in tanti aspetti della trama che è legata a doppio filo all'epoca che viviamo. Il passato, invece, è nella scelta delle ambientazioni: Hideo Kojima si è ispirato ai più grandi pittori del Seicento, Settecento e Ottocento per "dipingere" le ambientazioni del videogame. E gli amanti del cinema noteranno anche citazioni per i film di Kubrick, uno dei registi più amati dal game designer giapponese.
La nuova America
Passiamo alla trama di Death Stranding. Cercheremo di rivelarvi il meno possibile e di offrirvi solo lo stretto necessario per fissare le coordinate "geografiche" in cui è ambientato il titolo.
Il nome del videogame è l'evento catastrofico che dà inizio a una nuova era post apocalittica. Il Death Stranding ha sconvolto l'America e la vita dei suoi cittadini che hanno dovuto cambiare abitudini di vita. Per cercare di ritrovare una normalità, il Governo degli Stati Uniti ha deciso di fondare la UCA (United Cities of America), una rete di città autonome che hanno un unico obiettivo: sopravvivere.
Per difendersi dall'ambiente esterno sconvolto dal Death Stranding, la popolazione è costretta a vivere reclusa all'interno di città-rifugio. Uno di queste è Knot City, la città che impareremo molto bene a conoscere e che farà da sfondo a tante delle avventure che vivremo nel corso delle trenta e più ore dell'opera di Hideo Kojima.
Nel gioco impersoneremo Sam, un corriere che lavora per il governo delle UCA e che ha un compito fondamentale: trasportare beni da una parte all'altra. Beni necessari per la sopravvivenza della popolazione e delle città limitrofe. Inoltre, il nostro non è un personaggio normale, ma con i "superpoteri" e che nella sua vita ha vissuto dolori e ferite che lo hanno fortificato. Queste sue capacità quasi innate convincono le autorità della RCA a coinvolgerlo in un viaggio che ha l'obiettivo di collegare i vari insediamenti dispersi negli Stati Uniti. Un viaggio che, però, metterà a dura prova la resistenza di Sam (e anche la nostra).
Diventare corrieri professionisti
Quello che può sembrare una semplice missione da corriere, si trasforma in realtà in un'esperienza videoludica stratificata, con tante attività racchiuse l'una dentro l'altra. Il compito principale di ogni missione è portare delle risorse da una parte all'altra della mappa, ma ciò che succede nel tragitto è un'esperienza a sé stante. Possiamo accettare uno o più incarichi e con il passare del tempo dobbiamo essere in grado di imparare a usare tutti gli attrezzi che sbloccheremo.
Trasportare pacchi di risorse utilizzando solo le nostre forza è molto più complicato di quello che può sembrare. Dovremo essere bravi a gestire al meglio il nostro baricentro senza far cadere i pacchi e danneggiare i singoli beni. E allo steso tempo dobbiamo difenderli dall'attacco dei Muli, degli esseri che incontreremo lungo il nostro viaggio e che hanno l'unico scopo di depredarci dalle nostre risorse. Per muoverci possiamo anche utilizzare dei veicoli, che si differenziano per velocità, carico che possono trasportare e resistenza agli urti. Ogni singola missione è una vera esperienza metafisica che ci permette di capire un po' di più della visione di Hideo Kojima.
Il gameplay di Death Stranding, però, non si basa solamente sui trasporti e su viaggi che sembrano infiniti. Nel mezzo incontreremo boss che metteranno a dura prova le nostre abilità e pian piano prenderemo confidenza anche con il sistema di combattimento. Accumulando esperienza e andando avanti con il gioco potremo migliorare anche le nostre abilità.
Comparto grafico e comparto audio
Hideo Kojima è un maestro nel game design e con Death Stranding ha dimostrato quanto sia in grado di esprimersi su alti livelli. Il videogame sfrutta al meglio tutte le possibilità offerte dalla PlayStation 4 (ricordiamo che Death Stranding è un'esclusiva Sony) e in molti aspetti sembra un gioco pensato per la nuova generazione di console.
Il grande lavoro svolto dagli sviluppatori della Kojima Productions si nota soprattutto nei personaggi. Tutti i protagonisti che incontreremo lungo il nostro viaggio sono creati alla perfezione, con una cura nei particolari difficile da trovare in altri videogame. Per non parlare delle ambientazioni. La mappa di Death Stranding (molto ampia e che lascia molta libertà al giocatore) ha una grande varietà di paesaggi: si passa dalle distese erbose, al deserto, alle colline senza soluzione di continuità. E tutto è realizzato nei minimi dettagli. Il videogame supporta i 30 fps senza nessuna sbavatura o rallentamento.
È necessario anche un piccolo focus sulla direzione artistica del videogame. Hideo Kojima ha firmato un piccolo capolavoro videoludico. Le atmosfere dipinte dal game designer giapponese assumono un ruolo più importante rispetto al gameplay e a tutto il resto. Un videogame che travalica i confini del mondo videoludico per diventare un contenuto capace di influenzare un'epoca e un genere.
Chiosa finale sul comparto audio. Sony ha svolto un grande lavoro con il doppiaggio in italiano, perfetto in ogni scena. E anche il sound design che accompagna l'opera è perfetto in ogni singolo istante.
I difetti di Death Stranding
Finora abbiamo dipinto un gioco perfetto in ogni suo aspetto. Logicamente non è così, anche delle opere d'arte come Death Stranding hanno dei piccoli difetti. E sono racchiusi nel comparto tecnico e nel gameplay.
Partiamo dal comparto tecnico che in alcuni frangenti ci è apparso non proprio perfetto, soprattutto nei combattimenti e nella gestione dei veicoli. Per quanto riguarda il gameplay, invece, più che di un difetto, parliamo di una critica. Nel suo voler essere geniale, Hideo Kojima probabilmente si è spinto troppo in là. Death Stranding non è un videogame per tutti e in molti non riusciranno a capire le tante citazioni presenti nel gioco. Nel suo voler essere un prodotto "perfetto", il game design giapponese ha estremizzato un po' troppo il concetto, valicando confini finora inesplorati dal mondo videoludico.
10 novembre 2019