Per una navigazione online responsabile, occorre innanzitutto che gli utenti sappiano quali sono i contenuti leciti e quali non. Infatti, sebbene il buonsenso possa arginare comportamenti sbagliati, conoscere il funzionamento di Internet e le sue sfaccettature è condizione necessaria - e spesso anche sufficiente - per autotutelarsi.
Quasi tutti ormai lo utilizzano per lavoro, svago e per tenersi in contatto con altre persone, ma pochissimi ne conoscono i meccanismi intrinseci: tanti utenti, per esempio, non sono a conoscenza della differenza fra i termini Internet e Web, che spesso vengono considerati erroneamente sinonimi. In realtà, il primo rappresenta la parte hardware, ovvero l’infrastruttura fisica e logica che utilizziamo per restare connessi; il secondo, invece, è l’abbreviazione di World Wide Web e non è altro che il software, cioè il servizio che funziona sull’infrastruttura.
In altre parole, quando diciamo ‘navigo su Internet’, stiamo utilizzando una sorta metonimia per dire che visitiamo i siti del World Wide Web
Preso atto di questa differenza sostanziale, possiamo pensare ad Internet come ad un contenitore, all’interno del quale trovano posto diversi servizi e tipi di applicazioni di rete. Ciò è fondamentale per comprendere appieno l’argomento che stiamo per affrontare: la differenza fra Dark Web e Deep Web.
Ma cos’è il Surface Web?
Prima di cercare di capire quali differenze vi siano fra Dark e Deep Web, è importante sapere cosa sia il cosiddetto Surface Web. Come lascia intendere l’appellativo Surface (superficie in inglese), rappresenta la porzione del Web pubblica, sulla quale gli utenti possono navigare tramite i motori di ricerca più comuni. Infatti, questi ultimi possono accedere liberamente al server che raccoglie tutte le pagine, le applicazioni ed altri elementi pubblici.
Nonostante il senso comune potrebbe portare a pensare che questa sia la porzione più grande del World Wide Web, essa consta soltanto del 10% di tutti i contenuti presenti online.
Questo perché si tratta di quei servizi per cui non è necessario effettuare una registrazione, sottoscrivere un abbonamento o installare un programma. Da qui se ne deduce che tutto ciò che richiede queste operazioni fa parte di una categoria completamente diversa: il cosiddetto Deep Web.
Cos’è il Deep Web?
Il Deep Web, anche chiamato Web sommerso, rappresenta tutto ciò che è celato dietro un sistema di sicurezza e che non è quindi accessibile a chiunque tramite i classici motori di ricerca. Gli esempi sono numerosi e molto indicativi:
- Contenuti per cui è necessario il log in al proprio account, sia esso di posta elettronica, di un social media e così via
- Serie TV o film visibili solo tramite sottoscrizione di un abbonamento, come quelli offerti da Netflix o Amazon Prime Video
- Siti protetti dal cosiddetto CAPTCHA, un semplice test che verifica che l’utente non sia un bot
- Offerte personalizzate sulla base delle proprie ricerche online
- Documenti condivisi solo con alcune persone o non raggiungibili tramite un link
- Intranet aziendali i cui contenuti sono visibili soltanto ai dipendenti
Il Deep Web rappresenta quindi una parte fondamentale della nostra esperienza online, utile non solo ad usufruire di servizi personalizzati ma anche a tutelare la propria privacy e a proteggere la riservatezza.
Se ne può desumere che il Deep Web rappresenta la parte più grande del World Wide Web e, contrariamente a quanto potrebbe far pensare il nome, non ha nulla a che vedere con l’illegalità
Probabilmente l’equivoco deriva dall’esistenza del termine Dark Web, che pur avendo un nome simile è il luogo virtuale spesso prediletto da chi usa Internet per svolgere attività illecite.
Differenze tra Dark Web e Deep Web
Siamo finalmente giunti alla questione centrale: cos’è il Dark Web e cosa lo differenzia dal Deep Web. Il primo non è altro che una piccolissima parte del secondo, costituita da una serie di siti e server che vengono “nascosti”. In realtà, bisogna specificare che i loro contenuti sono accessibili pubblicamente, ma è l’indirizzo IP che utilizzano ad essere mantenuto nascosto. Questo permette alle persone che li gestiscono di non far conoscere a nessuno la propria identità e di limitare l’accesso soltanto ad un numero ristretto di utenti.
Neanche il Dark Web è illegale, benché sia stato vietato in alcuni paesi a causa dell’utilizzo che ne fanno i criminali per comunicare fra loro e diffondere contenuti illeciti.
Grazie alle criptovalute, hanno avuto modo di arricchirsi attraverso la vendita di prodotti non consentiti dalla legge sui criptomarket. Queste motivazioni spingono molte persone a ritenere il Dark Web un luogo da evitare anche (e soprattutto) a causa dei rischi che può comportare per la sicurezza informatica.
Come si accede al Dark Web
Per visitare i siti del Dark Web è necessario utilizzare software specifici che consentano l’accesso alle cosiddette darknet, reti private virtuali attraverso le quali gli utenti possono stabilire una comunicazione crittografata per tutelare la propria privacy.
L’esempio più illustre è la rete Tor (The Onion Router), alla quale è possibile accedere adoperando il browser omonimo, che sfrutta il protocollo di rete di onion routing, che impedisce il tracciamento dell’attività degli utenti. Tutti i dati, prima di passare dal client al server, attraversano i server Tor che fungono da router, andando a costituire un circuito virtuale crittografato a strati (da qui il termine onion che è la traduzione inglese di cipolla). Questa sua peculiarità garantisce anonimato non solo ai client ma anche ai server: è quindi possibile creare dei servizi nascosti, ragione per cui nel tempo è diventato terreno florido per la proliferazione di attività illegali.
Fra le alternative a Tor figurano I2P (Invisible Internet Project), Freenet, Retroshare, GNUnet, Zeronet e molti altri ancora.