Non è tutto oro quello che luccica. Nemmeno in ambito tecnologico. Così, se da una parte troviamo i cosiddetti momenti d’oro da incorniciare e tramandare alle future generazioni – come ad esempio l’iPhone 5 e il Galaxy S3, i due smartphone campioni di vendite di Apple e Samsung, o ancora il Nexus 7 di Google e il Raspberry P, il mini-computer opensource vera e propria rivelazione dell’anno -, dall’altra parte non mancano dei veri e propri tecnoflop che in molti vorrebbero dimenticare il prima possibile. L’anno appena terminato, infatti, è stato costellato di veri e propri disastri, che in alcuni casi – vedi Nokia e BlackBerry 10 –hanno minato le sicurezze economiche e tecnologiche di alcuni dei colossi dell’hi-tech. Ma i fallimenti non si fermano ai due citati precedentemente: ad esempio, la password come sistema di sicurezza e protezione degli account sta pagando lo scotto di tecniche di hacking sempre più potenti; i TV 3D sono rimasti nel limbo delle eterne promesse mai mantenute; e i laplet (metà laptop, metà tablet) non sono quegli oggetti rivoluzionari che si poteva inizialmente pensare. E anche Google iscrive il proprio nome nel poco onorevole elenco dei flop dell’anno.
Un ipotetico podio dei peggiori (o migliori?) flop dell’anno vedrebbe il dominio incontrastato degli smartphone. Nokia, che sperava di rilanciarsi al vertice del mondo della comunicazione mobile con i nuovi modelli Lumia e che invece ha visto accrescere la distanza da Samsung, conquista il gradino più basso del podio. Al secondo posto troviamo la canadese RIM (Research in Motion), che continua a rimandare di trimestre in trimestre l’uscita del nuovo sistema operativo BlackBerry 10, ultima ancora di salvezza di una società una volta leader del settore e ora caduta in disgazia.
Il primo posto spetta però di diritto a Apple. La società di Cupertino, ai grandi successi (di vendite e di critica) fatti registrare dai vari iPhone, iPad e iPad mini unisce il flop colossale delle Apple Maps. Dopo cinque anni di matrimonio con le mappe sviluppate da Google, la casa della mela ha deciso di interrompere il sodalizio e a partire da iOS 6 ha incluso una nuova applicazione di cartografia digitale, sviluppata direttamente in house. Le mappe sono state un tale flop che Tim Cook, CEO di Apple, ha dovuto chiedere ufficialmente scusa agli utenti; Scott Forstall, ex ingegnere capo dello sviluppo di iOS è stato licenziato senza troppi riguardi e la polizia australiana consiglia vivemente di utilizzare sistemi cartografici alternativi per non finire nei guai. Insomma, un vero e proprio fallimento.
Ma anche Google conquista, suo malgrado, una nomination tra i tecnoflop del 2012. A inizio anno, infatti, la gamma Nexus doveva essere composta da uno smartphone, da un tablet e da un media streamer. Il Nexus 4, smartphone co-prodotto da Google e LG, è stato presentato pochi mesi fa, in contemporanea con un rinnovato Nexus 7 e il nuovo di zecca Nexus 10. All’appello manca il Nexus Q, il media streamer di BigG finito ben presto nel dimenticatoio. Il gadget era sin troppo costoso – 299 dollari il prezzo –, di difficile configurazione e difficilmente reperibile. Una combinazione tutt’altro che vincente.
L’elenco dei flop hi-tech del 2012 è molto più lungo. Potremmo includere, ad esempio, Zynga, software house sviluppatricedi Farmville, che in un anno appena ha visto quasi dimezzare il proprio valore; o ancora il cambiamento applicato da Twitter alla policy di utilizzo delle API, che ha scatenato una vera e propria rivolta degli sviluppatori. Insomma, anche il 2012 ci insegna che è sempre meglio andare cauti perché a cadere dalle stelle alle stalle è questione di un attimo.
1 gennaio 2013