Probabilmente Ippocrate si sta rivoltando nella tomba. Così come moltissimi medici si sentiranno sottovalutati e parecchio infastiditi. Ma sono sempre di più gli italiani che tentano di curarsi (o quanto meno di capire quale sia lo stato di salute in cui versano) grazie all’autodiagnosi. La diffusione capillare della connessione Internet ha addirittura amplificato il fenomeno della medicina 2.0 e moltissime persone preferiscono cercare online quale sia la probabile malattia di cui soffrono piuttosto che recarsi dal medico di famiglia. E Twitter è il nuovo “Pronto Soccorso” virtuale dove si radunano la gran parte dei malati, in cerca di conforto e cure.In un’espressione? Siamo diventati la società del Social healthcare.
Secondo la ricerca Un tweet al giorno toglie il medico di torno, realizzata da Allied Health World e presentata nei giorni scorsi, il 40% degli intervistati afferma di sentirsi meglio dopo essersi curati con consigli trovati sui social network. Chi utilizza la Rete per curarsi lo fa principalmente per due motivi: la celerità delle risposte e il supporto emotivo. Ben 3 intervistati su 4, infatti, si aspettano che il proprio dubbio riceva risposta nel giro al massimo di qualche ora, mentre la possibilità di condividere i dubbi, e in alcuni casi il dolore, con altre persone nella stessa situazione dà ai malati una sensazione di benessere e di conforto.
A utilizzare maggiormente i social network e la Rete per curarsi sono i ragazzi tra i 18 e i 24 anni (più del doppio rispetto alle persone tra i 45 e i 54 anni) e circa la metà cerca informazioni e recensioni su prodotti farmaceutici o terapeutici. Tra gli hashtag più utilizzati in ambito medico troviamo #HITSM (Healthcare IT Social Media), #HCSMCA (Healthcare Social Media Canada), #MHSM (Mental Health and Social Media), #BCSM (Breast Cancer Social Media), #RAREDISEASE.
Il tema del Social healthcare è stato al centro anche della Social Media Week di Milano. Si è parlato, ad esempio, delle applicazioni per smartphone che aiutano ad avvicinarsi allo sport e al wellness in generale. App che monitorano l’attività fisica dell’individuo e che aiutano ad allenarsi in maniera corretta e senza strafare. O dei siti che motivano le persone a dimagrire – come ad esempio StickK – condividendo i propri obiettivi con il resto del mondo. O, ancora, di un’applicazione sulle malattie rare che aiuta le persone affette da queste patologie a entrare in contatto e a condividere le loro esperienze.
Ma la Rete può essere utile anche per farla finita con il fumo. Un esempio concreto arriva dal sito Quitnet, che con il suo motto Don’t quit alone! Quit all together ha aiutato migliaia e migliaia di persone a smettere di fumare. Quitnet mette a disposizione dei fumatori decine di strumenti e consigli utili per smettere con il loro brutto vizio. Primo fra tutti, il “calcolatore” di anni di vita salvati e di soldi risparmiati se si smetterà di fumare nel giro di pochi minuti. Stando al contatore, sinora Quitnet ha “salvato” oltre 440.000 anni di vita e fatto risparmiare oltre 5 miliardi di dollari.
5 marzo 2013