È un termine che spesso si sente ma di cui, in molti casi, si ignora il significato; sebbene possa sembrare un concetto complesso, il nome va a indicare qualcosa di estremamente semplice da comprendere. Stiamo parlando dell’aspect ratio, cioè del legame che unisce le due dimensioni di un’immagine, di uno schermo televisivo o di un videoclip. Chi ha dimestichezza con il mondo dei film o della fotografia ha già avuto a che fare con questa particolare relazione e sa cos’è. Ma cosa significa? Chiamato in italiano “rapporto d’aspetto” ma molto più conosciuto con la sua alternativa anglofona, la misura si esprime appunto in un rapporto tra due numeri, variabili in base alle lunghezze dei due lati.
Aspect ratio: le proporzioni più comuni
Come è facile immaginare, esistono diversi valori universali per identificare l’aspect ratio; alcuni lo indicano sfruttando numeri interi (l'ormai famoso 16:9), altri i decimali (indicati con la virgola inserita nel numero che appare per primo). Applicati a un determinato fotogramma, ne delineano i contorni e l'apparenza complessiva visualizzandola in un comune monitor. La prima parte dell’aspect ratio indica la larghezza; la seconda, poi, è dedicata all’altezza.
Ovviamente, conseguentemente al device che si sta utilizzando e ai ritagli effettuati agli elementi grafici, è possibile incontrare molteplici rapporti, non necessariamente corrispondenti ai soliti comunemente sfruttati dai fotografi esperti o amatoriali.
In ogni caso, ne esiste una manciata che è impossibile non conoscere. Un quadrato perfetto, utilizzato tra le foto (basta pensare a Instagram) ma non per i display, è indicato dall’aspect ratio 1:1; le due dimensioni sono uguali, indipendentemente dalle misure finali. Altri formati fotografici sono poi rappresentati dal 3:2 (usatissimo dalle reflex con sensore APS-C, che sta per “Classic”), 4:3 (o 1,33:1), 4:5 per poi arrivare al 16:9, il cosiddetto "panoramico".
Proprio questo è diventato uno standard in fatto di smart tv, a differenza del precedente 4:3. I fotogrammi generati ha un'estensione superiore rispetto al passato, consentendo l’inserimento di più dettagli e scene più ampie all’interno dell’inquadratura; parimenti succede con le fotografie, che possono contare sulle stesse caratteristiche.
La maggioranza delle produzioni televisive ora lavora in 16:9, perciò sugli schermi dal medesimo formato l’immagine si estende sull’intera superficie.
Diversamente, invece, accade con le vecchie serie tv o trasmissioni, per le quali solitamente vengono aggiunte bande di colore nero per tenere inalterata la proporzione ed evitare fastidiose deformazioni. Spostandoci dalla tv al cinema, questo varia sensibilmente. Il widescreen, poi, è caratterizzato dal rapporto d'aspetto 1,85:1 (una delle varianti del VistaVision) e 2,39:1, ragione per la quale sono visibili le già citate barre nere. C’è poi lo storico Cinemascope, a 2,35:1. Ultimo ma non meno rilevante è il 2,37:1 (più noto nella versione 21:9) o, addirittura, il 32:9, l’ultrawide che certe case produttrici riservano ai giocatori di videogame più appassionati.
Come calcolare l’aspect ratio
Guardando più attentamente i vari esempi, si nota che l’aspect ratio è soggetto a diverse rappresentazioni. Esso può avere il secondo numero pari a 1; altre volte si preferisce far saltare tale consuetudine per gestire entrambe le cifre intere, senza dover arrotondare ai decimali. Essere capaci di calcolare il valore corretto può tornare utile, sia partendo dalle dimensioni in centimetri o millimetri (o qualsiasi altro ordine di grandezza o, perché no, pixel), che dal rapporto stesso.
In rete sono disponibili dei calcolatori specifici che, una volta inseriti i valori, effettuano il calcolo in pochissimi istanti.
Parallelamente, con una calcolatrice o con le utili e care carta e penna, si può procedere a compiere le operazioni fino a raggiungere l'espressione desiderata. Se si ha a disposizione la misura in pixel, come 800x600 px, basterà dividere 800 per 600 e ricavare così il risultato 1,33:1 mentre, riducendo ai minimi termini la frazione 800/600, si può notare che quanto ottenuto alla fine non è che 4/3, ovvero ciò che normalmente viene rappresentato con la dicitura 4:3. Semplicissimo, ancor più a farlo che a dirlo.
Aspect ratio: perché è importante mantenerlo
Quando si tratta di immagini, e ancora di più filmati, mantenere il rapporto d'aspetto è una necessità imprescindibile per poter fruire in maniera ottimale del contenuto. È sufficiente alterare minimamente la proporzione tra le due misure per ritrovarsi con un effetto innaturale, tra cui particolari troppo allungati o allargati, con forme inverosimili che immediatamente saltano all’occhio. Ciò capita soprattutto se ci si ritrova su televisori e monitor dai rapporti differenti da quelli della clip visualizzata, tipo 3:2 e 16:9, e impostazioni dei dispositivi fisse a cui non è consentito di variare seguendo la modalità riprodotta.
Per questo motivo, è fondamentale utilizzare settaggi in grado di privilegiare l’aspect ratio del filmato, anche apponendo le strisce superiori e inferiori che permettono di riempire lo schermo e preservare altezza e larghezza.
Un esito decisamente poco soddisfacente lo si ottiene se, per rispettare il formato del display, si provvede a ridimensionare il video “tagliando” sezioni dell’originale ed escludendo, di conseguenza, alcune aree che diventano quindi invisibili. Un esempio è quello di Disney+. Per consentire la visualizzazione di tutti i contenuti in 16:9, adattandosi ad una quantità sempre maggiore di tv in commercio, ha deciso di rimasterizzare le prime stagioni de “I Simpson” passando da 3:2 a 16:9. Resasi conto del rischio di lasciare fuori parti fondamentali dello svolgimento delle azioni e di rendere innaturali le famosissime sagome dei personaggi gialli, ha introdotto nel tab dedicato ai dettagli di visione la possibilità di riportare all’origine le proporzioni e scongiurare ogni tipologia di perdita.