Dove finiscono i prodotti di Google, quando vengono ritirati o dismessi? Nel cimitero di Google, ovviamente. Sebbene possa sembrare un’idea stramba, qualcuno ha messo a punto un “luogo della memoria” in cui ricordare quegli esemplari che negli anni sono stati abbandonati e rapidamente dimenticati. A pesare in maniera determinante è stata soprattutto l'introduzione di alternative aggiornate o migliorate, al pari dell’essersi dimostrati scarsamente interessanti nell'ottica di sfida con i competitor del momento. Senza dimenticare, poi, la velocità tipica della rete che rapidamente crea e altrettanto velocemente distrugge.
Google Cemetery: cos’è?
Il progetto, nello specifico, è un sito web dedicato a software, strumenti o servizi lanciati da Mountain View e più tardi eliminati dal mercato. Realizzato da Naeem e Wpkube, raccoglie più di 160 nomi che, a partire dal 2006 si sono alternati sul web e fuori prima dell'interruzione dello sviluppo da parte dei vari team avvicendatisi nei reparti dell'azienda. La lista spazia tra molti settori. Si va dalle app alle api (insiemi di particolari procedure che permettono di effettuare determinate operazioni), fino all’hardware e ai servizi SaaS (“software as a service”, applicativi che consentono agli utenti di connettersi ad applicazioni web).
C’è poi una sezione dedicata ai programmi nel senso più ampio del termine e ai sistemi operativi, senza dimenticare i social network.
Tutti elementi che negli ultimi anni si sono rivelati un aspetto focale della rete viste le richieste e la partecipazione del pubblico. Sfogliando tra i presenti, si nota chiaramente che tante delle proposte siano chiari esempi di esperimenti, tentativi di innovazione e sperimentazione che sovente non hanno trovato un forte riscontro positivo in seguito al debutto ufficiale. In molte occasioni, l'hype generato intorno al lancio si è esaurito nel giro di pochissimi anni, facendo propendere Big G per l’abbandono, evitando ulteriori investimenti poco proficui.
Google Cemetery: com’è strutturato
Oltre al già citato elenco, il cimitero Google è formato da altre tre differenti sezioni che raggruppano le produzioni di Big G. Si tratta dell'area denominata “Alternatives”, che comprende le opzioni destinate a sostituire il pregresso sviluppato da Google, “Product by lifespan”, cioè una classifica per durata del ciclo vitale dei progetti in questione, e “Near death”, che monitora tutte le creature pronte a scomparire nel futuro prossimo. In home page, curiosando tra le tombe virtuali di Google, si può accedere alle schede dettagliate relative ai “fu” figli di Google definitivamente defunti cliccando sulle molteplici lapidi in bella vista.
All’interno delle pagine di dettaglio sono consultabili sia la ragione dello stop che le eventuali versioni successive o sostitutive realizzate dall’azienda.
Basta andare indietro nel tempo per ritrovare agglomerati di codice ormai completamente in disuso, nonostante l’utilità dimostrata nel passato. Ecco perché vale la pena ricordarne alcuni.
Google Plus
Chi c'era, lo ricorda come il tentativo più evidente di Google di realizzare un social network, in risposta ai già ben più famosi Facebook, Twitter e altri già sul web. Nato nel 2011, Google Plus era caratterizzato dalle cosiddette "cerchie", ovvero gruppi di amici o conoscenti che potevano mettersi in contatto tra di loro condividendo informazioni e aggiornamenti. Dopo 8 anni in rete, nel 2019 ha chiuso per sempre i battenti a causa di una vulnerabilità riscontrata nel sistema e una presenza di iscritti decisamente bassa, al pari delle interazioni totali.
Google Buzz
Predecessore di Google Plus e successore di Google Wave, per solamente un anno ha svolto il ruolo di luogo di aggregazione per un ristretto numero di utenti della rete. Il social fungeva anche da piattaforma di microblogging ed era direttamente integrato con Gmail, consentendo lo sharing di link, fotografie, video e molto altro. Eppure, nel 2011 Google Buzz ha interrotto l'attività confluendo in un ulteriore magro risultato.
Picasa
Acquisito nel 2004, il programma per l’editing fotografico, l’organizzazione e la condivisione delle immagini, Picasa ha fermato ufficialmente i lavori nel 2016, successivamente a una lunghissima carriera (parlando in termini informatici). La motivazione primaria fornita da Mountain View è stata quella di voler focalizzare l’interesse esclusivamente su un unico servizio, diventato poi Google Foto. A differenza della nuova versione, disponibile su web e mobile, la precedente era limitata all’uso da browser e con funzionalità limitate in fatto di conservazione dei documenti.
Nexus Q
È stato un media player dalla vita estremamente breve: solo un anno. Lanciato nel 2012, con la capacità di riprodurre in streaming i contenuti di alcune piattaforme tra cui YouTube, Google Play Music e Play Movies su dispositivi compatibili tra cui televisori e smartphone con sistema operativo Android, Nexus Q è stato ritirato nel 2013, in favore del successivo progetto Chromecast di ben più ampio respiro. Le motivazioni ufficiali? Un prodotto migliore in arrivo. Quelle ufficiose, invece, parlano di vendite scarse e prezzo troppo alto per le poche feature integrate.
Google Maps Engine
Elemento di stampo prettamente tecnico, dal 2013 al 2016 Google Maps Engine ha fornito il suo utilissimo contribuito per catalogare e conservare i dati geografici sovrapponendoli in maniera funzionale sulle mappe disponibili nel servizio cartografico di Big G. Le ragioni dell'addio non sono mai state rese note, visto che la società non si è lasciata sfuggire niente a parte i saluti sulla pagina riservata.