Acronimo di Application Programming Interface (in italiano traducibile come Interfaccia di programmazione di un'applicazione), le API sono degli strumenti di programmazione che le maggiori software house e industrie del mondo informatico – come Microsoft, Google e Facebook – mettono a disposizione degli sviluppatori per facilitare il loro compito nella realizzazione di applicazioni di vario genere.
Cosa sono le API
Le API possono assumere diverse “forme”: possono essere delle librerie di funzioni che permettono al programmatore di interagire con un programma o una piattaforma software o semplicemente una serie di “chiamate” a parti di un programma che uno sviluppatore può utilizzare per abbreviare il suo lavoro.
Le API, quindi, sono delle interfacce grafiche che sviluppatori e programmatori terzi possono utilizzare per espandere le funzionalità di programmi, applicazioni e piattaforme di vario genere (software e non solo). Rappresentano, quindi, l'interfaccia aperta attraverso la quale interagire con programmi (o parti di essi) altrimenti inaccessibili.
A cosa servono le API
Utilizzando un'API, un programmatore può far interagire due programmi (o due piattaforme, o un programma e una piattaforma) altrimenti tra loro icompatibili. Utilizzando, quindi, degli “artifici” di programmazione, si possono estendere le funzionalità di un programma ben oltre le reali intenzioni dello sviluppatore o della sfotware house che l'ha realizzato.
Un esempio pratico sono le API delle Google Maps. La casa di Mountain View mette queste API (così come le application programming interface di moltissimi altri suoi servizi web) a disposizione di tutti gli sviluppatori che le volessero utilizzare per un loro programma o piattaforma web. Sfruttando le API, ad esempio, è possibile utilizzare il servizio di cartografia digitale di Google per realizzare delle mappe personalizzate; oppure integrarle in siti web per servizi di ricerca georeferenziati; o ancora utilizzarle all'interno di applicazioni per smartphone e tablet.
Le API di Facebook, invece, danno la possibilità agli sviluppatori di utilizzare alcune delle funzionalità del social network più famoso al mondo per realizzare delle applicazioni da utilizzare poi nella piattaforma del social network stesso. L'utilizzo di librerie solitamente accessibili esclusivamente al team di sviluppo di Facebook, facilita notevolmente la programmazione di nuove app e funzioni (basta pensare alle decine di giochi presenti nel social network, ad esempio) che arricchiscono l'esperienza degli iscritti di Facebook.
Distribuzione delle API
Le API rappresentano quindi un materiale davvero prezioso nel campo della programmazione: sia per gli sviluppatori che le utilizzano sia per le software house che le rilasciano le application programming interface sono uno strumento di lavoro indispensabile. Per questo la loro distribuzione avviene solamente attraverso canali ufficiali e, in alcuni casi, in forma ristretta.
Microsoft e Sony, ad esempio, custodiscono molto gelosamente le API di sviluppo per le piattaforme PlayStation e Xbox. Entrambe, infatti, hanno interesse a distribuire le API ad un numero ristretto di programmatori e case sviluppatrici, così da tenere sotto controllo il numero di persone – o entità – che sviluppano giochi per queste piattaforme.
Altre software house hanno invece un atteggiamento diverso: una maggiore diffusione delle API garantisce una più ampia diffusione del loro software e piattaforma e garantiscono una distribuzione capillare di questi strumenti. La stessa Microsoft distribuisce liberamente le API di Windows, cosciente del fatto che maggiore è il numero di software esistenti per il suo sistema operativo, maggiori le possibilità di riuscire a vendere il sistema operato stesso.
3 ottobre 2013