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Cosa significa? Neologismi legati al mondo del lavoro 2.0

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Il mondo del lavoro è in costante cambiamento e ogni giorno sorgono nuovi fenomeni: cosa indicano neologismi come quiet quitting, busy bragging e altro ancora

donna al pc Shutterstock

Il mondo del lavoro è sempre più complesso e, soprattutto quando ci si affaccia per la prima volta, si possono avere alcune difficoltà. Gli annunci che si trovano online, sui social network, sui portali appositamente realizzati per i lavoratori e sui siti ufficiali delle aziende, sono colmi di neologismi che non sempre è semplice comprendere: quiet quitting, busy bragging, smart working e tanti altri ancora.

Comprendere il significato può apparire difficile. Se alcune parole sono entrate a far parte della quotidianità di ognuno, altre possono essere per molti ancora sconosciute. Apprenderle è necessario per riuscire a dare il massimo, ottenere risultati e rispondere in maniera pertinente alle richieste del mondo del lavoro.

Mondo del lavoro: dinamicità e adattamento

persona in videocall

Credits Shutterstock

Il mondo del lavoro cambia in fretta e ogni giorno riceve stimoli dall’esterno. Input che si ripercuotono sui lavoratori, che devono essere sempre pronti a rispondere alle nuove esigenze dei clienti e delle aziende. Le nuove tecnologie velocizzano i processi, fanno sorgere nuove problematiche da risolvere e nuove richieste.

È importante avere delle soft skills, come la capacità di adattarsi in fretta a nuovi contesti e di problem solving. È necessario saper individuare immediatamente le problematiche che sorgono e trovare sempre nuovi modi, originali e creativi, per risolverle.

Per poter avere un vantaggio competitivo e poter accedere a promozioni o ruoli rilevanti, è opportuno possedere pensiero critico, capacità di apprendimento attivo, propensione all’innovazione, spirito d’iniziativa, influenza sociale, resilienza, flessibilità e tolleranza allo stress. 

Occorre avere consapevolezza di come si evolve il mondo del lavoro, conoscerne i fenomeni, i termini e saperli dominare e sfruttare

Quiet quitting: un fenomeno da gestire

Quiet quitting

Credits Shutterstock

Quiet quitting è uno dei neologismi più diffusi degli ultimi termini. Indica la tendenza a fare il minimo indispensabile sul posto di lavoro e a portare a termine i propri compiti con grande difficoltà. Questo limita la produttività.

È un vero e proprio fenomeno, di cui i dirigenti aziendali e i responsabili di team più o meno ampi devono essere consapevoli e in grado di gestire, fornendo opportuni stimoli ai lavoratori. Tra questi la creazione di un ambiente positivo, fare richieste sostenibili e offrire uno stipendio adatto.

Gli effetti riconoscibili del quiet quitting sono la partecipazione passiva ai progetti, il disimpegno costante, la mancanza di relazioni con gli altri membri del team e l’assenza di voglia di rapportarsi con gli altri, non tenendo conto del loro carico di lavoro.

Busy bragging: la tendenza a mantenersi occupati

busy bragging

Credits Shutterstock

Busy bragging è l’unione di due parole busy, occupato, e to brag, che vuol dire tenersi occupati. In molti hanno la tendenza a prendere impegni e ad elencarli per dimostrare di avere una vita piena e impegnata. Non è un fenomeno da sottovalutare, ma da tenere sotto controllo, poiché può avere effetti estremamente negativi.

A risentirne è l’equilibrio psicofisico. Si consumano molte energie mentali che potrebbero essere impiegate in tanti altri modi. Per evitare che ciò accada è bene dormire bene e a sufficienza, ritagliarsi del tempo per sé stessi, rilassarsi e divertirsi con amici e parenti. È giusto avere del tempo libero e di qualità.

Smart working e remote working

smart working

Credits Shutterstock

Con la pandemia da Covid 19, che ha reso difficili, a tratti impossibili, gli spostamenti, si è diffuso il concetto di smart working, o lavoro agile. Si tratta di un modo di lavorare flessibile, lontano dal posto di lavoro, grazie a strumenti tecnologici. Non sono presenti vincoli orari o spaziali e l’organizzazione è per fasi, cicli o obiettivi.

Smart working e remote working vengono spesso utilizzati come sinonimi. In realtà sono due modalità molto differenti

È differente dal remote working, che invece è meno flessibile e consiste nello spostamento della postazione del dipendente dall’usuale posto di lavoro. Mansioni e orari restano invariati, manca solo il vincolo della posizione che può essere quella ritenuta più consona dal lavoratore.

South working: lavorare da dove si desidera

south working

Credits Shutterstock

Affine al concetto di smart working e di remote working, c’è quello di south working, che si sta diffondendo velocemente. Si tratta del lavoro da remoto, permesso principalmente dai collegamenti concessi dalle nuove tecnologie, delle persone che vivono nel sud Italia per aziende ed organizzazioni fisicamente collocate nell'Italia del Nord.

È un fenomeno che fa bene ai territori, poiché si può continuare a produrre senza spopolare o togliere ricchezza alle città del sud, riducendo il divario sociale ed economico del Paese. È un concetto che si applica anche in altre parti del mondo.

Workation: lavorare in posti da sogno

workation

Credits Shutterstock

Workation, ossia lavorare in vacanza. Grazie al web e alla connessione ad Internet è possibile lavorare potenzialmente da qualsiasi parte del mondo. Molti scelgono di farlo da posti da sogno ed esotici, non rinunciando alle vacanze anche se si hanno delle mansioni da portare a termine.

Il vantaggio consiste in una migliore gestione del proprio tempo e nella possibilità di viaggiare senza dover necessariamente sfruttare le ferie.

Le persone che girano il mondo lavorando, sia che si rechino in posti di villeggiatura per brevi periodi o che si trasferiscano in altre città, sono chiamati nomadi digitali. Per farlo sfruttano il web, che permette loro di avere piena libertà e di vivere dove desiderano.

A cura di Cultur-e
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