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Cos'è, a cosa serve e come si usa un SDK

Composti da librerie standard e altri moduli software, aiutano gli sviluppatori a realizzare app e programmi più in fretta, riducendo allo stesso tempo gli errori

Sviluppatori al lavoro

A loro modo, possono essere considerati come una sorta di coltellino svizzero della programmazione informatica. Uno strumento multiuso che consente allo sviluppatore di realizzare app e programmi di ogni genere senza esser costretto, ogni volta, a riscrivere da capo il codice necessario a "gettare le basi" per il suo progetto. Stiamo parlando dei Software Development Kit (più facile trovarlo scritto nella forma abbreviata di SDK), probabilmente uno dei migliori amici di tutti coloro che, per professione o per hobby, sono chiamati a realizzare applicativi per ogni piattaforma software e hardware.

Che cosa sono gli SDK

Quando un programmatore parla di Software Development Kit si riferisce a una suite di strumenti utilizzabili per realizzare, in maniera più semplice e immediata, programmi e applicativi per ogni genere di piattaforma operativa (come sistemi operativi o firmware per sistemi IoT, ad esempio), piattaforma hardware (computer, ma anche smartphone, console videogame e così via). Si tratta, di fatto, di una sorta di "scorciatoia" tesa a facilitare il lavoro dello sviluppatore: all'interno di un SDK, infatti, sarà possibile trovare delle librerie o dei moduli già precompilati che evitano la riscrittura di migliaia e migliaia di righe di codice.

 

Codice sorgente

 

All'interno di un'applicazione per iOS o Android, tanto per fare un esempio, gli SDK messi a disposizione da Apple e Google consentiranno ai programmatori di implementare in maniera quasi automatica funzionalità "ricorrenti" come le notifiche o inserire pulsanti e altri elementi grafici all'interno dell'interfaccia utente della propria creazione. Insomma, come detto all'inizio, una sorta di coltellino svizzero che consente di intervenire in maniera rapida e indolore (o quasi) in qualunque situazione.

Proprio per questo motivo, gli SDK sono solitamente messi a disposizione degli sviluppatori direttamente da chi ha interesse a far sviluppare app e programmi per le proprie piattaforme. I programmatori Android e iOS, come già accennato, potranno sfruttare i development kit realizzati da Google e Apple, mentre chi sviluppa videogame per Xbox e PlayStation potrà sfruttare le potenzialità degli SDK di Microsoft e Sony e così via.

Come funzionano gli SDK

Anche se i Software Development Kit possono variare molto tra di loro per dimensioni e tecnologie messe a disposizione degli utenti, sono solitamente composti da alcuni strumenti e pacchetti fondamentali, presenti all'interno della stragrande maggioranza degli SDK. Ci sarà, ad esempio, uno o più compilatori (necessari per trasformare il codice sorgente in un file eseguibile), le librerie standard dotate di API (così da poterle utilizzare a proprio piacimento) e tutta la documentazione necessaria all'utilizzo dell'SDK stesso. A questi elementi possono aggiungersi un debugger, gli IDE (acronimo di Integrated Development Environment, utili per modificare e personalizzare i vari moduli e pacchetti già disponibili) e molto altro ancora.

 

Sviluppatrice al lavoro

 

Grazie a questi elementi, il programmatore potrà sviluppare la propria app, il proprio programma o videogame senza esser costretto a scrivere l'intero codice sorgente della sua creatura. Tutto quello che dovrà fare sarà richiamare le varie librerie e moduli necessari al momento giusto e sarà poi il compilatore a farsi carico di inserire la funzionalità o l'elemento grafico dove necessario.

Differenze tra SDK e API

Dalla descrizione appena data, qualcuno potrebbe pensare che SDK e API possano essere la stessa cosa. I punti di contatto, in effetti, possono sembrare molteplici, ma si tratta di due elementi di programmazione molto differenti l'uno dall'altro. L'API (acronimo di Application Programming Interface) è un'interfaccia che consente a un modulo o a un software di interagire con un altro modulo o software sviluppato per un'altra piattaforma o con un altro linguaggio di programmazione. Questi elementi, insomma, possono essere visti come degli SDK "minimali", privati di tutta la documentazione e librerie aggiuntive necessarie, ad esempio, al debugging o alla modifica e personalizzazione delle librerie.

A cura di Cultur-e
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