Quando si vuole guardare un filmato o un qualsiasi contenuto video – dai programmi della TV via cavo a quelli della TV satellitare, dal DVD al Blu-ray disc, dai contenuti dei portali on-demand ai film scaricati dalla Rete – il dispositivo utilizzato (televisore, monitor, display di qualsiasi genere) ha bisogno di uno strumento che decifri i dati in arrivo e li converta in immagini. Questo lavoro è svolto dal codec video, software che si occupa di analizzare e convertire, comprimendolo, un flusso dati video in immagini riproducibili dal televisore, dal monitor o da altri schermi.
La maggior parte dei codec video adottano tecniche di compressione denominate lossy (compressione a perdita di informazioni) attraverso le quali è possibile ottenere una riduzione della mole di dati necessari per la riproduzione video di 20 volte o più, conservando nel contempo una sufficiente qualità dell’immagine. Esistono anche codec di tipo lossless (compressione senza perdita di informazioni), utilizzati per lo più in applicazioni professionali, che conservano una perfetta qualità dell’immagine andando però scapito del tasso di compressione.
L'arrivo dei televisori a ultra alta definizione (UHDTV, ultra high definition television) ha reso necessario lo sviluppo di nuovi codec che potessero gestire il flusso dati derivante da una risoluzione quattro volte superiore a quella dei filmati in HD. Negli ultimi mesi il codec VP9 si è affiancato al già noto H.265 (o high efficiency video coding, HEVC), promettendo grandi risultati sia sotto il punto di vista della resa delle immagini sia sotto quello delle prestazioni.
Cos'è il codec VP9
Il VP9 è un codec video di ultima generazione nato per dare risposta alle esigenze nate con lo sviluppo e la diffusione dei video 4K (ovvero filmati con una risoluzione di almeno 3.840x2.160 pixel, per un'immagine composta in totale da oltre 8 milioni di pixel). Nato all'interno del progetto Google chiamato WebM, il VP9 è un codec open source e royalty-free: ciò vuol dire che chiunque può utilizzarlo e implementarlo all'interno dei propri dispositivi o software senza dover pagare una licenza di utilizzo a Big G.
Tra le caratteristiche chiave del VP9 troviamo un'alta efficienza di compressione: rispetto al codec H.264 (attualmente il più utilizzato in ambito multimediale e streaming), la creatura di Google assicura un risparmio di banda del 50% circa a parità di qualità dell'immagine. In parole povere, i filmati codificati con il VP9 saranno pesanti circa la metà rispetto a quelli codificati con il codec precedente.
Storia del codec VP9
Lo sviluppo di questo nuovo codec inizia nel terzo quadrimestre 2011 ad opera di un consorzio di aziende guidate da Google. Il gigante di Mountain View si getta a capofitto in questa nuova avventura con due scopi ben precisi: creare uno standard di conversione video capace di ridurre del 50% il bitrate dei video 4K e che avesse una migliore efficienza di compressione rispetto ad altri codec per l'ultra alta definizione, H.265 in primis.
Nel dicembre 2012 il codec venne aggiunto tra quelli supportati dal browser Chromium (progetto open source che funge da “base di lavoro” per Chrome), mentre due mesi più tardi fu il turno di Chrome. L'8 maggio 2013 Google annuncia la finalizzazione del nuovo codec nel giro di un mese e da lì in avanti l'integrazione del VP9 in tutti i suoi prodotti (Chrome in testa ma non solo). Tra l'ottobre 2013 e gennaio 2014 il codec sviluppato da Google viene adottato da diverse software house (come FFmpeg, ad esempio) e produttori hardware – Samsung e Ittiam per prime. Nel marzo 2014, la Mozilla Foundation annuncia l'integrazione del VP9 all'interno dell'ultima versione del browser Mozilla.
Quali usi per il codec VP9
Data la sua capacità di ridurre della metà il bitrate dei video ad ultra alta definizione, il VP9 trova molti estimatori nel settore dello streaming video online. Questa sua caratteristica, infatti, permette di caricare e riprodurre filmati in maniera più veloce e meno esosa in termini di risorse di connettività: non è un caso, quindi, che YouTube abbia immediatamente adottato il VP9 come codec standard per la riproduzione dei suoi filmati 4K.
Non è escluso che la mossa della piattaforma di condivisione video possa essere seguita anche da altri portali di streaming online. Attorno al progetto, infatti, Google è stata capace di riunire alcuni dei più grandi produttori di contenuti multimediali – Sony su tutti – e la gran parte dei produttori di componenti hardware e di dispositivi elettronici (Smart TV in primis) – la stessa Sony, Samsung, Intel, ARM, LG, Panasonic, Broadcom, Sharp, ecc. Ci si aspetta, quindi, che in tempi brevi sbarchino sul mercato i primi televisori e i primi media player UHD dotati di tecnologia VP9.