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Cos'è e come funziona il crowdsourcing

È un modello economico che fa dell'outsourcing e della collaborazione i suoi cardini. Scopriamo in che modo

Crowdsourcing

 

È la nuova frontiera dei rapporti lavorativi. Il crowdsourcing, parola inglese formata da crowd (folla) e outsourcing (esternalizzazione di parte delle proprie attività lavorative, )è un modello economico basato sulla condivisione di conoscenze su larga scala per l’ideazione, lo sviluppo e la realizzazione di progetti lavorativi. In che modo? Facendo ampio uso degli strumenti e delle risorse che Internet mette a disposizione. Si crea, così, una rete di professionisti capace di portare a termine un lavoro senza la necessità di lavorare fisicamente nello stesso luogo. Grazie a questa nuova organizzazione del lavoro, un’azienda, un’istituzione o un ente possono affidare un progetto (o parte di esso) a una comunità di esperti che collaborano grazie alla Rete e che, magari, non si incontreranno mai faccia a faccia per tutta la durata del progetto.

Il termine crowdsourcing venne utilizzato per la prima volta nel 2006 da Jeff Howe, giornalista statunitense esperto di new economy e lavoro digitale. In un articolo realizzato per la rivista Wired, Howe metteva in luce come stesse nascendo una nuova forma di collaborazione lavorativa, aperta a tutti e condivisa in Rete. Secondo il giornalista, le potenzialità del crowdsourcing risiedevano esattamente in due fattori: l’apertura e la condivisione permettevano alle migliori professionalità in giro per il mondo di riunirsi attorno a un problema e offrire soluzioni innovative. Nel 2012 Estellés e Gonzales hanno fornito una nuova definizione di crowdsourcing, dove diviene centrale il ruolo delle due controparti in gioco. Per i due autori, sia il professionista che il crowdsourcer, ossia l’affidatario, vedranno soddisfatte le loro necessità grazie alla partecipazione al progetto stesso.

Data la sua natura estremamente magmatica e indefinita, non è facile individuare i campi di applicazione di questa nuova forma di organizzazione del lavoro. Potenzialmente utilizzabile in ogni ambito lavorativo, il crowdsourcing trova applicazione soprattutto in ambito creativo (detta anche crowdcreation e comprende grafica, copywriting, marketing, ecc.), nel finanziamento di nuove iniziative e start-up (il crowdfunding) e nella realizzazione di progetti “mastodontici” che altrimenti richiederebbero troppo tempo e troppe risorse economiche per essere completati (il cosiddetto microtasking, ovvero la scomposizione di un progetto più ampio in parti più piccole affidate a persone differenti).

Negli anni sono sorti diversi portali dedicati al crowdsourcing, nei quali domanda e offerta non hanno difficoltà a “rintracciarsi”. Tra questi, i più frequentati sono senza dubbio quelli “creativi”, dove designer, grafici e videomaker mettono le loro conoscenze a disposizione della comunità degli internauti. Tra i più conosciuti ci sono 99 design (progettazione di loghi e progetti grafici), designcrowd.de (ben 40 categorie tra cui scegliere, a partire dai loghi sino ad arrivare ai layout web e alle t-shirt), jovoto (design in generale), crowdspring.com (una delle più grandi community crowd, con oltre 130 mila creativi pronti ad aiutarti) e poptent (dedicata ai videomaker). Ci sono, comunque, anche portali di crowdsourcing più “generici”, dove freelancer possono trovare annunci di lavoro a 360°. Due dei maggiori sono Click Worker e CloudCrowd.

Ma, a dispetto delle apparenze, il crowdsourcing non è utilizzato solo in ambito creativo e di design. Wikipedia, ad esempio, è uno dei progetti di crowdsourcing più longevi e di maggior successo; Facebook ha utilizzato il crowdsourcing sin dal 2008 per tradurre il sito grazie all’aiuto della comunità di iscritti; EyeWire è un progetto che unisce gioco e ricerca scientifica e si propone di segmentare la retina dei topi per scoprire quali neuroni sono coinvolti in quali attività visive.

Anche in Italia il crowdsourcing sta prendendo piede. Secondo una ricerca portata avanti da Nova24, supplemento tecnologica del Sole24Ore, sono sempre più i progetti lavorativi che si avvalgono della collaborazione di professionisti “sparsi” su tutto il territorio nazionale e che collaborano grazie ai mezzi sempre più potenti messi a disposizione dalla Rete. Tanto che Bruno Pellegrini, tra i guru del crowdsourcing a livello europeo, ha realizzato una mappa, l’Italian Crowdsourcing Landscape (anch’essa crowdsourced) che raccoglie i vari progetti attivi in Italia. Chiunque voglia contribuire segnalando un progetto, può farlo attraverso l’app per iOS, per Android o compilando il form presente sul sito. Per ora, sono segnalati circa 20 progetti in fase di realizzazione (o realizzati) grazie al crowdsourcing. Ma è una cifra destinata certamente a salire. Tanto che sono nati anche alcuni portali di crowdsourcing (come ad esempio 242movietv.com e Best Creativity), che possono vantare già migliaia di iscritti e centinaia di progetti creativi già avviati.

 

10 marzo 2013

A cura di Cultur-e
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