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Cos'è e come funziona il fog computing

Via di mezzo tra il cloud computing e l'utilizzo "normale" del computer, permette di ridurre l'uso della banda dati wireless avvicinando le informazioni agli utenti

come funziona il fog computing

Comodo. Versatile. Per alcuni versi ubiquo. Il cloud computing – e la sua applicazione più conosciuta, il cloud storage – ha permesso di estendere notevolmente le potenzialità dei nostri dispositivi elettronici. Basti pensare, tanto per fare l'esempio più ovvio oltre all'archiviazione dei dati online, ai client di posta elettronica accessibili da browser: permettono di consultare tutto il nostro database email da qualunque dispositivo, senza necessità di scaricare i messaggi in locale e renderli, di fatto, inaccessibili ad altri device.

La massiccia diffusione del cloud computing, però, ha finito con l'ingolfare ulteriormente le già affollate linee di comunicazione Internet. La continua richiesta di accesso a dati presenti sulla nuvola, infatti, ha fatto sì che il consumo di banda crescesse in maniera esponenziale nel giro di pochi anni, mettendo a dura prova la capacità degli operatori telefonici – soprattutto quelli mobili – di fornire servizi adeguati alle esigenze degli utenti.

A questo punto entra in gioco il fog computing (dove fog è "nebbia" in inglese), soluzione ideata da big come Cisco, ARM, Intel e Microsoft (per citarne alcuni) per diminuire il consumo di banda ed evitare il continuo accesso a data center e Content Delivery Network affidandosi, invece, a una struttura più distribuita e "paritaria". Una sorta di rete peer-to-peer che permette di accedere con maggior facilità ad applicativi e risorse archiviate in Rete.

Cos'è il fog computing

 

fog computing

 

Come lascia intendere anche il nome, il fog computing è una sorta di struttura intermedia tra utente finale e risorse cloud. Infatti, come la nebbia si pone in una sorta di "limbo" a metà tra le nuvole e il terreno, il fog computing (detto anche edge computing o fogging) si frappone tra le strutture cloud (server centralizzati e reti di distribuzione dei contenuti) e gli utenti finali con i loro dispositivi per mettere a disposizione file e risorse solitamente accessibili solo attraverso una connessione alla Rete.

L'obiettivo finale, dunque, è quello di creare una "rete parallela" al web e a Internet, che consenta agli utenti di poter usufruire degli stessi servizi senza dover necessariamente passare attraverso dorsali Internet, server web e tutte le altre infrastrutture hardware e software necessarie al funzionamento di un servizio cloud.

Come funziona il fog computing

 

come funziona il fog computing

 

L'architettura condivisa e distribuita che permette il corretto funzionamento delle infrastrutture di fog computing mutua i suoi concetti base dalle reti peer-to-peer per il download dei contenuti dalla Rete (si pensi, ad esempio, al protocollo Torrent). In tutti e due i casi, i dati e le informazioni cercate dagli utenti non sono archiviate in un server centrale, ma sono distribuiti in una moltitudine di dispositivi di "prossimità", facilitando così la distribuzione dei contenuti e delle risorse.

Nel fogging, in particolare, i server delle reti di distribuzione sono rimpiazzati da migliaia di dispositivi e client che consentono un accesso più veloce alle risorse, senza la necessità di ricorrere alle dorsali Internet e saturare così la banda di comunicazione. Il fog computing, dunque, consente una maggior vicinanza dei dati agli utenti finali (frutto di un'elevata distribuzione geografica dei client) e una minor latenza nell'accesso e nella distribuzione delle risorse. La rete fogging, inoltre, è caratterizzata anche da una maggiore ridondanza che consente di  utilizzare i servizi web o scaricare i dati archiviati online anche se uno o più nodi dovessero improvvisamente diventare inaccessibili.

Fog computing e Internet of Everything

 

fog computing, il futuro

 

Per la sua conformazione e la sua struttura, il fogging appare adatto non solo per il cloud, ma anche e soprattutto per l'Internet of Everything. La struttura peer-to-peer alla base del fog computing, infatti, permette una distribuzione "delocalizzata" delle informazioni, garantendo così una maggior facilità di accesso ai dati.

Un esempio pratico è dato dalle smart car e dalla "rete" di informazioni di cui hanno bisogno per poter funzionare al meglio. Sino a oggi, infatti, le auto intelligenti e a guida autonoma fanno riferimento a un server centralizzato dal quale ottenere informazioni in tempo reale su traffico, condizioni meteo e altri dati utili. Con il fogging, invece, sarà possibile creare una rete di comunicazione esclusiva per le smart car, grazie alla quale i veicoli connessi potranno restare in contatto tra loro e condividere dati senza andare a incidere sul consumo di banda.

A cura di Cultur-e
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