C'è quello "normale", che sfruttiamo tutti i giorni per aggiornarci, scambiare due chiacchiere con gli amici e inviare messaggi di posta elettronica. C'è poi quello delle cose, che consente di mettere in collegamento dispositivi smart di ogni genere (dal termostato all'automobile) così che possano scambiarsi informazioni l'uno con l'altro. C'è quello delle piante, una rete che si dipana nel sottosuolo a profondità differenti e che sfrutta le radici delle piante per scambiare dati e informazioni sull'ambiente circostante e sull'ecosistema.
Ora alcuni scienziati e biologi di varie università statunitensi ed europee puntano a creare l'Internet degli animali, un'enorme rete mesh composta da sensori e wearable hi-tech che consentirà di monitorare movimenti, spostamenti e migrazioni delle specie di animali più differenti, dai piccoli pipistrelli ai grandi mammiferi africani. Un progetto molto ambizioso – forse non a caso chiamato ICARUS – che sfrutta anche la collaborazione della Stazione spaziale internazionale per un monitoraggio? stellare.
La rivoluzione del progetto ICARUS
Nato dalla collaborazione delle università di Princeton, Copenhagen, Yale e Gerusalemme, il progetto ICARUS (in realtà acronimo di International Cooperation for Animal Research Using Space, "Cooperazione internazionale per la ricerca sugli animali utilizzando lo spazio" in italiano) vuole rivoluzionare il monitoraggio delle specie animali nel loro ambiente naturale. Oggi per controllare spostamenti e stato di salute delle varie specie animali è necessario, prima di tutto, catturarli, installare sul loro corpo sensori di varia natura (come un radiocollare, ad esempio), liberarli e successivamente catturarli nuovamente per poter scaricare i dati raccolti nel tempo dai vari sensori.
Con ICARUS, invece, sarà sufficiente catturarli una sola volta e poi rimetterli in libertà: sfruttando le telecomunicazioni satellitari, gli scienziati che hanno ideato il progetto sperano di poter monitorare spostamenti e stato di salute di grossi gruppi di animali praticamente in tempo reale. E anche se oggi la rete ICARUS si compone di poche centinaia di sensori sparsi nel mondo, il team di ricerca internazionale spera di riuscire a raggiungere i 100.000 animali monitorati nel giro di pochi anni.
I sensori ICARUS
Alla base di tutto troviamo un piccolo "zainetto", dal peso di appena 5 grammi e dalle dimensioni estremamente ridotte, che può essere indossato praticamente da qualunque animale. Vista la mole, infatti, può essere sistemato sul dorso di un piccolo uccello o sul fianco di un pesce o, ancora, sul corpo di un pipistrello. Ma allo stesso tempo è utile per monitorare anche mammiferi di ogni dimensione, così da creare un'immensa rete mesh capace di tracciare e monitorare gran parte della fauna presente sul nostro pianeta.
Il segreto di questa "impresa" sta nei sensori ICARUS, veri e propri gioielli di ingegneria e nanotecnologia. All'interno di ogni singolo sensore, infatti, trovano spazio un modulo GPS, un accelerometro e un magnetometro, insieme a sensori di temperatura, pressione e umidità. L'alimentazione, invece, è garantita da una piccolissima batteria ricaricabile grazie al pannello solare montato sulla parte esterna del sensore ICARUS.
Come funziona ICARUS
Come detto, il progetto ICARUS sfrutta anche la preziosa collaborazione della Stazione spaziale internazionale. Sulla stazione orbitante attorno alla Terra, infatti, è stata montata una grande antenna che si occuperà di captare il segnale inviato dai sensori ICARUS, archiviarli e poi inviarli nuovamente a terra, dove gli scienziati potranno analizzarli e studiarli. Ogni volta che un sensore montato su un animale passerà sotto l'orbita dell'ISS (dovrebbe accadere fino a 4 volte al giorno) invierà un pacchetto dati di 233 byte contenente i dati accumulati nel corso dello spostamento dell'animale. Le informazioni contenute nel pacchetto riguarderanno la posizione dell'animale, la pressione atmosferica a terra, la temperatura e il livello di umidità.
Scopo del progetto ICARUS
Questi dati potranno poi essere sfruttati non solo per monitorare gli spostamenti e migrazioni delle varie specie animali sulle quali sarà installato, ma fornirà dati interessanti anche sull'ambiente nel quale le specie si trovano a vivere. Queste informazioni potranno essere utilizzate per analizzare trend a lungo termine come desertificazione, mutazioni climatiche e diffusione di malattie ed epidemie pericolose anche per l'uomo. Ad esempio, uno degli obiettivi sarà monitorare gli spostamenti dei pipistrelli della frutta africani, da molti scienziati ritenuti "portatori sani" del virus dell'Ebola (hanno un sistema immunitario molto forte e capace, pare, di annullare gli effetti negativi del virus) e della sua diffusione epidemica.